Un Sinodo sulle Unità Pastorali
di Cesare Fumana

Il vescovo di Brescia ha comunicato con una lettera l’intenzione di convocare un Sinodo diocesano per discutere della nuova forma di organizzazione pastorale della diocesi.

L’intenzione del vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, di convocare un Sinodo diocesano per discutere e dare avvio in forma ufficiale alle Unità Pastorali si conosceva da tempo.
Ieri, nella giornata del Giovedì Santo, ha reso noto con una lettera ai sacerdoti e alla diocesi le motivazioni che lo spingono e gli obiettivi che si ripromette con il prossimo Sinodo sulle Unità Pastorali.

La nuova organizzazione dell’azione pastorale nella diocesi, in discussione a vari livelli (diocesano e parrocchiale) ormai da diversi anni, porterà a una trasformazione profonda rispetto a quella «fondata da secoli sulla parrocchia e sul parroco strettamente legati tra loro». Alcune Unità pastorali sono già in funzione, specie nelle parrocchie più piccole.
La convocazione di un Sinodo sottolinea l’importanza della decisione, basti pensare che l’ultimo sinodo diocesano si era tenuto nel 1979, indetto da mons. Luigi Morstabilini, per verificare l’attuazione del Concilio Vaticano II.

Il vescovo individua in tre punti le motivazioni che spingono a creare le Unità Pastorali: la mobilità crescente delle persone, l’insegnamento del Concilio Vaticano II di una maggiore comunione nella Chiesa, terzo la diminuzione del numero dei sacerdoti.

«La creazione di Unità Pastorali – spiega mons. Monari – non risolve tutti questi problemi. Mi sembra, però, che aiuti ad affrontarli meglio perché va nella linea di una maggiore flessibilità. Si spezza il legame rigido parrocchia-parroco e se ne crea uno più ampio: Unità Pastorale (quindi un insieme di più parrocchie) ed équipe pastorale (quindi un insieme di presbiteri e di altri operatori pastorali). Questo permette una maggiore valorizzazione delle attitudini di ciascun operatore (prete giovane o prete anziano o diacono o catechista….) entro una visione unitaria di servizio».

Il vescovo spiega poi i motivi perché tale decisione desidera che sia un Sinodo a prenderla.
«La Chiesa – chiarisce il vescovo – non è una democrazia nella quale il potere appartiene al popolo e viene eventualmente gestito attraverso l’elezione di rappresentanti. Ma la Chiesa non è nemmeno una monarchia assoluta nella quale il potere appartiene al re e ai sudditi è lasciato solo il dovere dell’esecuzione fedele. La Chiesa è comunione gerarchica: le decisioni appartengono al vescovo, ma il processo che conduce alle decisioni deve coinvolgere tutta la comunità».

Infine mons. Monari invita i fedeli ad accompagnare il cammino sinodale con «umiltà, saggezza, desiderio di comunione, servizio fraterno».
«Sono convinto – prosegue il vescovo – che sia una Chiesa matura, capace di riflettere nella pace e nella fraternità; capace di decidere senza animosità e senza parzialità; capace di accettare le decisioni senza risentimento. La sfida è tanto più importante nel contesto culturale attuale che non è certo incline alla sinodalità ma piuttosto allo scontro a trecentosessanta gradi».

Sul momento in cui tenere questo Sinodo il vescovo intende consultare le zone pastorali e fra qualche settimana fisserà la convocazione. Le proposte circolate finora lo ipotizzavano per l’autunno o la primavera prossima.

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