CO, se lo conosci lo eviti
di red.

In quattro anni 86 bresciani hanno avuto bisogno di ricorrere alla camera iperbarica, causa intossicazione da monossido di carbonio. La prevenzione.

 
L’Asl di Brescia ha dato il via ad un progetto di prevenzione delle intossicazioni da monossido di carbonio (CO) nella popolazione residente in provincia di Brescia.
L’iniziativa ha portato alla realizzazione e alla divulgazione di un opuscolo informativo realizzato dall’ASL tradotto in 8 lingue (italiano, francese, inglese, swahili, urdu, cinese, hindi e arabo) e stampato in 16 mila copie.
 
I casi più gravi
Un progetto che si è basato sui risultati di uno studio realizzato dall’ASL in collaborazione con l’Istituto Clinico Città di Brescia, finalizzato a conoscere la casistica dei pazienti sottoposti a terapie urgenti presso il Servizio di Ossigenoterapia iperbarica dell’Istituto.
Lo studio ha indagato il numero degli eventi, il periodo in cui si concentrano casi di intossicazione, le cause dell’intossicazione, informazioni sui soggetti (nazionalità, sesso, zona di residenza) accolti nel Servizio di ossigenoterapia iperbarica nel periodo che va da gennaio 2006  a dicembre 2009.
Va detto che i pazienti che hanno dovuto ricorrere al servizio di ossigenoterapia sono solo una parte di quelli che sono incorsi in un’intossicazione da monossido di carbonio e ne rappresentano la quota clinicamente più grave.
 
I dati
Nel quadriennio 2006/2009 si sono verificati 86 eventi di intossicazione da CO che hanno portato al trattamento di 133 pazienti; in 48 casi (55.8%) si è trattato di soggetti immigrati per un totale di 83 pazienti trattati (62.4%) e in 38 casi (44.2%) soggetti italiani per un totale di 50 pazienti trattati (37.6%).
Nel corso di questi quattro anni è però diminuito il numero di stranieri ricoverati, passato da 38 a 18 persone, di nazionalità prevalentemente pakistana, indiana, marocchina, senegalese. E’ aumentato invece il numero di italiani, da 12 nel 2006 a 15 nel 2009.
La maggior parte delle intossicazioni da CO è dovuta all’incongruo utilizzo di bracieri per il riscaldamento domestico o a stufe e caldaie mal funzionanti.
 
Le cause
In particolare, i fumi di bracere sono stati la principale fonte di esposizione di persone extracomunitarie, essendo la causa di intossicazione in 50 pazienti immigrati sul totale degli 83 trattati (60.2%).
Nella popolazione italiana le principali cause sono state la caldaia, con 8 eventi (21.1%) e 13 pazienti (26.0%), e i fumi da braciere che hanno rappresentato la causa di intossicazione in 10 casi (26.3%) su 38 con 12 pazienti (24.0%) sul totale dei 50 trattati.
Altre fonti di intossicazione sono state la stufa a gas, lo scaldabagno a gas e la stufa a legna.

La Bassa, il Garda e la Valle Sabbia le zone più colpite
Dalla ricerca è emerso che il maggior numero di eventi di intossicazione, e di conseguenza il maggior numero di pazienti trattati, sono avvenuti nei comuni che fanno parte delle Direzioni Gestionale Distrettuale 5 (Bassa bresciana) e 6 (Garda e Valle Sabbia). I casi più numerosi si registrano nei mesi più freddi, tra dicembre e febbraio, anche se si registrano casi anche nei mesi estivi.
 
L'opuscolo
Essendo compito delle ASL, in collaborazione con le altre istituzioni, quello di favorire momenti di comunicazione e informazione rivolti alla popolazione, con particolare riguardo alle fasce di popolazione in situazioni di disagio (anziani, stranieri, comunità nomadi, ecc) ecco la decisione dell’Asl di Brescia di realizzare l’opuscolo “Intossicazione da monossido. Prevenzione e consigli” (alleghiamo in pdf), che offre alcuni semplici ma utili consigli su come comportarsi per evitare di creare situazioni di rischio di intossicazione da monossido.
 
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