Attese
di Itu

Tornando indietro con la moviola dei ricordi mi trovo sovente ingarbugliata dentro quel filo sottile e resistente che tiene insieme l’ansia per raggiungere nuovi traguardi di crescita.

 
Intendo che il moto senza riposo della vita in fin dei conti non ci ha mai permesso di dichiararci finalmente in pace, perché si tratterebbe di pura illusione e le illusioni bloccano il moto perpetuo dello stare in questo spazio e in questo tempo.
Per la verità ci sono tecniche di meditazione che rendono cosciente questo flusso ed è senz’altro sano attingervi secondo il proprio modo di riconnettersi con l’universo.
Più frequentemente invece ci troviamo semplicemente in coda: in coda al supermercato, alla posta, sulla strada e si sviluppano pensieri inizialmente crudeli su chi ci impedisce di raggiungere velocemente la meta e liberarci del disagio di orari che non soddisfano la nostra fretta.
Se la rabbia la lasciamo scorrere però può anche capitare di accorgersi che quel tempo improvvisamente diventa prezioso per risolvere un problema di lavoro accantonato ma anche per osservare un bambino che gioca o guardare con altri occhi i personaggi che sono in coda con noi.
Ci sono attese che invece si impregnano di uno spessore un po’ più particolare che riguardano salti nell’ignoto: penso a quelle che ci portano nel mondo adulto, all’attesa di un posto di lavoro, nella scelta di persone che attraversino con te le responsabilità di coppia, in coda per una visita medica con in mano un incerto risultato diagnostico.
Attraversare quei momenti è riconoscere il valore dell’attesa.
 
 
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