Quale futuro per l'informazione on-line
Arrivano segnali proccupanti sul futuro dell'informazione, sia essa su carta stampata oppure diffusa per via telematica.

 
Dopo la tredicesima fiducia il Senato ha approvato il ddl intercettazioni. Questo testo riserva ampie tutele a “qualcuno” e uccide il diritto ad essere informati.
Tra i commi ci sono attacchi indiscriminati anche alla Rete. Il comma 29 dell’ art. 1 prevede che la disciplina in materia di obbligo di rettifica prevista nella vecchia legge sulla stampa del 1948 si applichi anche ai siti informatici, ivi compresi i giornali periodici diffusi via telematica.
 
Un giornale come Vallesabbianews all’entrata in vigore della nuova legge anti-intercettazioni, dovrà badare a dar corso ad ogni richiesta di rettifica ricevuta, entro 48 ore, a pena, in caso contrario, di vedersi infliggere una sanzione fino a 12.500 euro…
Questo comma evidentemente toglie a molti la volontà di occuparsi online d’informazione in ambiti o materie suscettibili di urtare la sensibilità di qualcuno ed indurlo a domandare - a torto o a ragione - la rettifica.
 
Un ottimo silenziatore alle domande legittime dei frequentatori del web.
In pratica un giornale in rete come il nostro viene equiparato come responsabilità ad un qualsiasi quotidiano nazionale.
Esprimersi nella legge con il termine “siti informatici” è molto preoccupante, in quanto sembra comprendere sia tutti coloro che producono contenuti, siano essi operatori professionali (ad esempio, la testate giornalistiche online) o semplici utenti (ad esempio, i blogger amatoriali), sia le piattaforme che ospitano questi contenuti, come ad esempio i motori di ricerca, le piattaforme di contenuti creati dagli utenti come YouTube ed i social network come Facebook o testate online come Vallesabbianews.
 
Comunque si analizzi, questa sembra essere una pessima legge ed è probabilmente frutto, in pari misura, dell’analfabetismo informatico, della tecno-fobia e della ferma volontà di controllare la Rete degli uomini del Palazzo.
Il senso dell’obbligo di rettifica previsto nella vecchia legge sulla stampa risiede nella circostanza che in sua assenza il cittadino che si senta diffamato o avverta l’esigenza di “rettificare” un’informazione diffusa da un giornale non potrebbe farlo o meglio resterebbe esposto all’arbitrio del direttore della testata, libero di pubblicare o meno la rettifica.
 
Non è così, tuttavia, nella più parte dei casi in Rete dove – salvo eccezioni – chiunque può pubblicare una precisazione, un commento, un altro video o, piuttosto, condividere un link su un profilo di Facebook per replicare e/o rettificare l’altrui pensiero.
È questo il bello dell’informazione non professionale online ed è questa una delle ragioni per le quali l’informazione in Rete è – sebbene ancora per poco – più libera di quanto non lo sia quella tradizionale.
 
Questo emendamento fa parte di una legge “BAVAGLIO”. In questo modo non viene difesa la privacy del cittadino, ma solo quella del potere. Tutto questo fa in modo che non esista più informazione, ma solo proposizione di fatti rivisti secondo un’ottica politica funzionale ad un obiettivo.
E’ forse questo che vogliamo dagli organi d’informazione della “Nostra Italia”?
E’ forse questo che vogliamo leggere ogni mattino su Vallesabbianews?
 
Igor Balasina

 
Essendo una testata giornalistica on line regolarmente registrata in tribunale, vallesabbianews.it già risponde penalmente o in solido di ogni cosa che pubblica.
Come ogni altra testata giornalistica su carta.
Comprese le rettifiche, semmai qualcuno si sentisse in qualche modo diffamato o penalizzato ingiustamente o tirato in ballo in malomodo sulle nostre colonne.
Siamo attrezzati a pubblicare rettifiche entro 24 ore, dando loro lo stesso rilievo dato alla notizia "incriminata".
Non è un problema, anzi: mi pare una cosa giusta da fare. Perchè si può sbagliare, l'importante è avere l'accortezza e l'umiltà di porvi rimedio e farlo velocemente è meglio.

Quanto sopra non toglie nulla alla nostra convinzione che il nominato Decreto contenga forti limitazioni alla libertà di espressione.
Penso ai blog e a quant'altro la rete produca di diverso un mese si e l'altro anche, modalità espressive che solo l'idea di poterle controllare con delle leggi ucciderebbe.
E questo avverrebbe sulla Rete, ma anche in altri luoghi e su altri spazi di confronto. Penso alle intercettazioni telefoniche impubblicabili anche se non più coperte da segreto d'ufficio, anche se contengono gli estremi per un rinvio a giudizio. Mica stiamo parlando di raccontare gli scambi telefonici di effusioni amorose come si vorrebbe farci credere.
Sembra se ne siano accorti anche i nostri governanti, che in questi giorni hanno deciso per una sorta di pausa di riflessione.
Speriamo riflettano bene, perchè l'impressione è che di danni ne siano già stati fatti parecchi.

Ubaldo Vallini
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