Il sindaco risponde agli scout
Pubblichiamo volentieri la risposta del primo cittadino di Gavardo Emanuele Vezzola alla lettera pubblicata sui giornali dagli scout gavardesi.

Carissimi scout gavardesi,

nella lettera che avete indirizzato al Giornale di Brescia sostenete come vi sia un grave contrasto fra quanto affermato dall’Amministrazione Comunale in tema di dinamiche dell’immigrazione e i principi evangelici di carità, accoglienza e rispetto della persona. Propongo, pertanto, alla vostra riflessione alcune considerazioni che muovono dai tre punti da voi duramente criticati: la superiorità della cultura giudaico-cristiana dell’occidente; l’opposizione al meticciato di civiltà e l’integrazione fondata sulla disciplina sociale e sulle compatibilità culturali ed economiche.

Innanzitutto ritengo che, sostenere acriticamente che “qualsiasi classifica fra i modelli culturali è del tutto opinabile”, possa spalancare le porte al relativismo della fede e della cultura cristiana. Se, relativisticamente, una verità vale l'altra, una cultura vale l’altra, a che scopo il dialogo? Non di meno il relativismo coinvolge il valore della democrazia, struttura sociale propria del mondo occidentale: la democrazia si basa sui valori della persona, della dignità, dell'uguaglianza, del rispetto; togliete valore a questi valori, equiparateli ad altri, e avrete tolto la democrazia, avrete messo a rischio il rispetto della persona. Siete così certi, infatti, che le democrazie occidentali siano pari alla teocrazia islamica o alla repubblica popolare cinese, una costituzione liberale sia pari alla sharia, una decisione parlamentare sia uguale ad una sura, una organizzazione internazionale sia pari alla humma, una sentenza di un tribunale indipendente sia pari ad una fatwa?

In secondo luogo abbiamo parlato contro il meticciato dei popoli e delle civiltà, raccogliendo la dura accusa di conflitto con i precetti evangelici, ma così ne ha scritto S.E. Mons. Rino Fisichella, la cui autorevolezza e sintonia con il Santo Padre è a tutti nota: “Il meticciato non appartiene al Cristianesimo perché vuol dire ibridismo, mentre il Cristianesimo fornisce a chi l’accoglie un’identità ben precisa. Viviamo un momento debole per la nostra identità culturale e dunque dovremmo dare priorità al suo rafforzamento, piuttosto che lasciarci prendere dall’ansia di sperimentazioni aperte a sbocchi ulteriori”.

Infine, abbiamo sostenuto che l’unica integrazione possibile sia quella fondata sulla disciplina sociale (cioè sul rispetto delle leggi) e sulla compatibilità culturale ed economica. Credo che sul rispetto delle leggi (senza “se” e senza “ma”) possiamo essere d’accordo. Vengo allora al tema della compatibilità culturale che pure vi ha disturbato. In proposito, recentemente, è stata pubblicata una lettera di Charles De Foucauld a René Bazin, che forse ha qualcosa da dire anche oggi, anche a noi.

Fratel Carlo, vissuto per anni eremita nel Sahara a continuo contatto con i Tuareg, manifesta all’amico il proprio dubbio che degli islamici, pur viventi gomito a gomito con i francesi e magari in Francia, riescano a occidentalizzarsi pienamente. E risponde: in via eccezionale, sì. In maniera generale, no. Molti dogmi fondamentali della religione islamica vi si oppongono; con alcuni di questi vi possono essere degli accomodamenti, ma con uno, quello del Madhi, non c’è spazio di mediazione: ogni musulmano crede che, all’arrivo del giudizio ultimo, giungerà il Madhi, dichiarerà la guerra santa e stabilirà l’Islam in tutta la terra, dopo aver sterminato o sottomesso tutti i non musulmani…I fedeli dell’islam possono preferire un paese piuttosto che un altro o una persona piuttosto che un’altra; ma essi non saranno mai francesi, tedeschi, italiani o amici: attenderanno, più o meno pazientemente, il giorno del Madhi, quando si impossesseranno del potere. Un reale scambio di nazionalità o un riconoscimento di uguaglianza con altri comporterebbero davvero una sorta di apostasia, una rinuncia nella fede nel Madhi.

Ecco perché l’integrazione degli immigrati riguarda e coinvolge direttamente, come più volte sostenuto sia dal Vescovo Biffi di Bologna, sia dal Vescovo Maggiolini di Como, la cultura dei popoli migranti e la loro compatibilità sul piano religioso, culturale e storico con la nostra civiltà. Quest’ultimo ha scritto: “Occorre regolare l'afflusso degli immigrati e assicurare loro una vita dignitosa. Nei limiti del possibile. Non si possono spalancare le porte della nazione e mantenere e far crescere un'originalità culturale”. E non mi pare che i due Pastori possano essere accusati di scarsa attenzione al comandamento “Ama il prossimo tuo come te stesso”!

Con un linguaggio molto caro alla sinistra – che tradisce, purtroppo, l’inclinazione politica sempre più marcata dell’Agesci e del Masci - avete inoltre sostenuto la necessità di: “Promozione di percorsi di conoscenza delle reciproche identità e storie”, ma a tale riguardo segnalo alla Vostra attenzione che i Vescovi emiliani nelle indicazioni pastorali alle loro diocesi scrivono: “Veramente, prima della nostra opportunità di conoscere le convinzioni, gli usi, la mentalità dei nuovi arrivati, c’è il dovere morale dei nuovi arrivati di conoscere le convinzioni, gli usi, la mentalità della popolazione nella quale essi chiedono di inserirsi. A essi va chiesto che si accostino con rispetto e con animo aperto al nostro mondo, come si conviene a chi arriva non in una landa deserta e selvaggia ma in una cultura millenaria e in una civiltà di prestigio grande e universalmente riconosciuto”.

Seppure indirettamente accusate questa Amministrazione di orientare la propria politica alla ricerca del consenso ed alla gestione del potere anziché occuparsi del bene comune e della soluzione dei problemi. Mi paiono considerazioni pesanti, che travalicano il compito educativo che dovrebbe contraddistinguere il vostro impegno in favore di tutti i ragazzi e delle loro famiglie, indipendentemente dalla loro inclinazione politica. Ai miei tempi le riunioni erano impegnate per decidere i campi scout, la formazione, le uscite, gli incontri di preghiera, etc. Mai però era successo che gli scout trovassero il tempo o lo spunto per approfondire l’introduzione al bilancio di previsione del Comune ed accusare l’Amministrazione Comunale di scarsa attenzione al bene comune. Ma i tempi cambiano e così pure le persone.

Sono consapevole che tanti compagni di viaggio che con me hanno vissuto anni di passione e impegno oggi sono impegnati nella sinistra gavardese e forse hanno qualche difficoltà ad accettare la mia scelta politica e la rinnovata compagine amministrativa, ma ho sempre pensato che non ci fosse bisogno di essere di sinistra per credere nell'uomo e nella vita, per essere capaci di un gesto di solidarietà, per saper vedere un'ingiustizia nel fatto che una piccola parte dell'umanità vive di privilegi, mentre in una parte molto più vasta di essa ci sono bambini che nascono e muoiono di fame nel giro di una settimana senza potersi chiedere neanche il perché della propria esistenza.

Avete ragione cari Scout, dobbiamo essere capaci di volare alto, di costruire un futuro per tutti, ma non dobbiamo scordare mai chi siamo, da dove veniamo, non dobbiamo perdere il legame con la nostra terra. Fare servizio, fare politica è tutto questo, è avere il coraggio di sporcarsi le mani, avere la forza dell'azione disinteressata, aver voglia di rischiare se stessi per gli altri.

Talvolta mi dispaccio per alcune incomprensioni da parte del mondo associativo cattolico gavardese, ma non ho dubbi sul ruolo che i gavardesi mi hanno chiesto di svolgere.

Il Sindaco
Emanuele Vezzola

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