In mostra le sculture di Bortolo Zanaglio
Nella Rocca d’Anfo č stata presentata sabato 31 marzo la mostra personale delle opere dello scultore valsabbino Bortolo Zanaglio.

Nella Rocca d’Anfo è stata presentata sabato 31 marzo la mostra personale delle opere dello scultore valsabbino Bortolo Zanaglio.

L’artista si può considerare un autorevole erede della memoria d’arte valsabbina, che affonda le proprie radici in una delle più tradizionali forme creative ideate dai «Boscài» di Levrange. Tra umanità e fantasia, Zanaglio riesce, attraverso sapienti colpi di sgorbia e scalpello, ad animare sculture che paiono muoversi nello stupore di una narratività d’armonie morbide e ritmi delicati d’intreccio barocco di figurazioni e di floreali ornamenti.

Dall’amicizia e dalla collaborazione con Oscar Di Prata, è scaturita una più intensa dimensione creativa della scultura tesa a coniugare l’aspetto formale con l’elemento visionario. Non sono mancate le occasioni per l’approfondimento di temi legati al sacro. Su disegno del decano dei pittori bresciani, Zanaglio ha realizzato un Cristo all’atto di staccarsi dalla croce collocato nel Duomo Vecchio di Brescia.

Ma molte altre sono le sue opere in musei e luoghi di fede. Nel Museo d’Arte Spiritualità Paolo VI è custodita una maternità di pregevole empito creativo («Una madre con il capo reclinato verso il bimbo lo avvolge in un’atmosfera d’amore»), mentre il Museo Diocesano d’Arte Sacra di Brescia conserva un’Annunciazione di grande fascino ed, ancora, nella Chiesa dedicata a Sant’Angela Merici si trova un Crocifisso che parla al buon ladrone.

La personale dello scultore costituisce un’antologica rappresentativa di una produzione vasta ed originale. Accanto agli animali ed ai motivi floreali, che ascendono ai ricordi del mondo stupito dell’infanzia, trascorsa a Presegno, si è inoltrato nello studio della figura umana e, in particolare, di quella femminile.

Le sue dame, tra realtà e sogno, sembrano uscire dalla leggiadria di un’antica bellezza avvolta nelle suggestioni di raffinati panneggi barocchi. Sia che le sue sculture siano levigate oppure rivestite d’ampi drappeggi frastagliati, le loro proporzioni esprimono un’ascendenza classicheggiante che pare prorompere dal ricordo legato ad una traboccante gemmazione primaverile. Zanaglio percorre l’itinerario di una plasticità morbida e fluente che, attraverso il reale, apre l’orizzonte sull’immaginazione.

Nella dolcezza e nel sortilegio, i suoi putti e le sue dame sembrano liberarsi dalla pesantezza materica per fare il loro ingresso nel mondo dei movimenti legati alle emozioni ed alle sensazioni interiori. L’artista si è cimentato con esiti convincenti anche con la creta e il bronzo. Esplorando la cedevole plasticità della creta, attraverso terrecotte e ceramiche policrome, l’artista appare impegnato ad indagare figure e situazioni in chiave evocativa, mentre le suggestioni delineate dai bronzi paiono provenire dal latitudini più intime, tra raccolte atmosfere di silenzio e lontananza.

Nella mostra, che rimarrà aperta fino al 15 aprile, rimangono centrali per consistenza numerica le sculture in legno. Del resto lo scultore riesce a trarre un’immediata ispirazione da ogni tronco d’albero, anche il più riottoso, nel quale intravede la scultura ancora prima di mettersi all’opera. Zanaglio è un’artista schivo che crede «nelle cose belle, vere ed umili, ma soprattutto semplici della vita». Vincitore di numerosi e prestigiosi premi, ha mantenuto intatta una riservata modestia che rende ancor più pregevole la forza espressiva del suo talento.

Gianni Quaresmini
Da Bresciaoggi
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