Polpette avvelenate
di Ubaldo Vallini

La caccia ai cinghiali comincia oggi e nell'area compresa fra Barghe e Bione il rischio che a rimetterci siano soprattutto i cani č molto alto.

 
Oggi, fra la “Croce” di Barghe e il Monte Visello, territorio che si trova per lo più nel Comune di Preseglie, per i segugi che in gran quantità accompagnano le squadre di seguaci di Diana potrebbero essere guai. Guai seri.
Lo lascia presagire l’avvelnamento di alcuni cani avvenuto nella zona, ad opera di sconosciuti che hanno disseminato il bosco di esche avvelenate.
Non tossine destinate ad altri animali, magari topi o parassiti, ma agguati tossici dedicati proprio a loro, ai quattrozampe che accompagnano l’uomo.
Li hanno trovati sotto forma di bocconcini di carne e polpette.
 
Appese ad un ramo sono state trovate addirittura delle salamine che, una volta analizzate, sono risultate in regola: in questo caso la parola giusta è intimidazione.
“Quello dell’avvelenamento dei cani è un fenomeno tutt’altro che desueto da queste parti, e in genere sull’intera montagna bresciana” ci assicura il veterinario Cristian Colombo che di cani ne ha salvati e ne ha visti morire ormai a decine.
 
“Nei giorni scorsi è successo anche ad un mio cliente di Tignale: ha lasciato liberi i suoi quattro animali perché potessero gironzolare liberamente intorno a casa e se li è visti ritornare dopo poco tempo con i chiari sintomi dell’avvelenamento. Purtroppo siamo riusciti a salvarne solo uno”.
Nel caso di Preseglie in poche ore sono rimasti avvelenati un cane da pastore ed un segugio da lepre, che dopo i trattamenti disintossicanti se la sono cavata, e un cagnetto più da compagnia che da riporto che invece non ce l’ha fatta: tremori, difficoltà a reggersi sulle zampe, a volte abbondante bava alla bocca e poi la morte, ecco cosa gli succede.
 
Difficile capire il “perché”, peggio ancora se la domanda è “chi”.
Provare a dare risposta a questi interrogativi significa innescare polemiche a non finire.
Una cosa è certa: chi si rende responsabile di questi gesti non può essere che malato di mente.
E questo è vero anche quando non siamo in presenza di infermità diagnosticabili clinicamente, quando cioè l’avvelenamento dei cani viene ritenuto il modo migliore per regolare i conti col vicino o con chi ha una passione venatoria diversa dalla tua.
 
In ogni caso a rimetterci negli affetti e anche nel portafogli, perché un cane è un amico e spesso ha anche un discreto valore economico, a rimetterci sono sempre tutti quanti.
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