Cosa dice l'Amministrazione di Sabbio
di Ubaldo Vallini

E' stata riassunta in un documento, letto dall'assessore Onorio Luscia all'Assemblea della Comunitŕ montana, la posizione dell'amministrazione comunale di Sabbio Chiese in merito alla realizzazione della miniera di Monte Acuto.

Quella miniera di sali magnesiaci sul Monte Acuto a Sabbio Chiese non la vuole nessuno, o quasi.
Ha negato il suo assenso la Provincia di Brescia.
Si è battuta con posizione contraria e in ogni sede l’amministrazione comunale.
Ha ribadito la sua disapprovazione l’intera Assemblea della Comunità montana, finendo con lo sconfessare per alzata di mano lo stesso presidente dell’ente, Ermano Pasini, che in occasione di una Conferenza dei servizi al Pirellone e anche per lettera aveva invece dato il suo consenso.

A volere l’impianto estrattivop solo la società Miniere Valle Sabbia Srl con sede a Vobarno che deve aver individuato qualche “santo” nel “paradiso regionale”, visto che nonostante il parere sfavorevole di tutti quanti gli enti locali interessati, lo scorso 14 settembre, un decreto dirigenziale a firma dell’arch. Mauro Visconti sanciva la compatibilità ambientale del progetto dando il via alle operazioni di ricerca da parte della società mineraria.

L’eco delle polemiche scaturite da quel documento rimbalza ancora fra le pareti della valle e taluni muri di gomma, vedremo nei prossimi giorni se si spengerà o se continuerà ad echeggiare, intanto resta da comprendere meglio cosa significa la messa in opera di una miniera per Sabbio Chiese e per il suo territorio.
Il provvedimento regionale ci ha sorpresi e siamo preoccupati perchè a questo punto la possibilità che il progetto vada in porto è tutt’altro che remota – afferma Onorio Luscia, assessore sabbiense che nei giorni scorsi sull’argomento ha redatto un documento che è finito agli atti in Comunità montana -. Abbiamo subito impugnato la decisione regionale, con un ricorso al Tar che è tuttora pendente”.

“Il progetto per questa miniera – spiega ancora Luscia -, interessa un’area di 100mila metri quadrati in una zona limitrofa a quella dove ci sono già altre cave di marmo con la previsione di estrarre pietra per quasi 4 milioni di metri cubi su un’area di 400mila metri. Ci vorranno vent’anni, ma alla fine sparirà una montagna. Aprire in quella zona una miniera a cielo aperto (quindi del tutto simile ad un’altra cava) per l’estrazione in 18 anni di ulteriori 2.120.000 mc di materiale, nella speranza si recuperare circa un milione e mezzo di metri cubi di sali magnesiaci, per noi si trasformerebbe in un dramma”.
“Quell’area è gravata da vincolo ambientale, idrogeologico e forestale. Sparirebbero 55mila metri quadrati di vegetazione, ma non solo – aggiunge l’assessore -, vi lascio immaginare cosa vuol dire sopportare altre esplosioni e quale impatto possa avere per la viabilità sommare i cento camion al giorno delle cave con i cento della miniera”.

Alleghiamo in Pdf il documento originale prodotto dall'Amministrazione di Sabbio, lo stesso depositato agli atti in ComunitĂ  montana, da scaricare, stampare e leggere con calma.
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