Mazzi, dieci anni dopo
Il 22 settembre di 10 anni fa moriva Felice Mazzi, «il farmacista», che seppe diventare punto di riferimento della cultura, dell’associazionismo e del volontariato dell’alta Valle Sabbia.

 
Nato a Lugagnano di Sona nel 1927, Felice Mazzi compì gli studi classici nel capoluogo scaligero e successivamente frequentò la facoltà di farmacia dell’Università di Padova, laureandosi nel novembre del 1953.
Nelle ultime settimane di quello stesso anno giunse a Vestone con l’intenzione – come scrisse nella premessa di una delle sue pubblicazioni di storia valsabbina, di fermarsi  «solo il tempo necessario per fare un po’ di fortuna fra quei quattro montanari e ritornare a vivere a Verona».
Ma, ignaro del detto vestonese che recita:«chi beve l’acqua di Garibaldi è destinato a piantare radici a Vestone», nell’antica capitale valsabbina si fermò per tutta la vita.
 
Con il passare degli anni, il suo legame con Vestone e la Valle Sabbia divenne sempre più intenso tanto da spingerlo a conoscere in profondità il territorio sabbino in tutte le sue sfaccettature sociali e culturali.
Scrisse numerose pubblicazioni dedicate alla storia locale e all’epopea degli alpini bresciani in terra di Russia. Ma non solo: fu autore di saggi dedicati alla fauna, all’ambiente della Valle e fu tra i fondatori, in campo sociale, del gruppo Avis valsabbino e della sezione Aido.
 
A dieci anni dalla sua scomparsa ci piace ricordare la figura di Felice Mazzi per una sua opera ignorata dai più: tra gli anni Sessanta e Ottanta del ‘900, realizzò ben 18 preziosi album di grande formato - oggi custoditi presso la Biblioteca civica “Vaglia†di Vestone - che riportano anno dopo anno articoli di giornale, fotografie e disegni inediti di artisti quali Garosio, Tabarelli e Zucca.
Mazzi iniziò nel 1969 il suo viaggio nella cronaca valsabbina e proseguì fino a coprire interi decenni di storia: un’impresa senza precedenti dalla quale scaturirono album unici, scrupolosi come un censimento, fedeli come una fotografia, circostanziati come una testimonianza appassionata e sincera.
 
La Valle Sabbia che Mazzi raccontò nella pagine dei suoi album è quella che spazia dagli anni Cinquanta ai primi anni Ottanta, tra ricostruzione, boom economico e riconversione produttiva.
Una Valle che dovrebbe apparire ad uno sguardo contemporaneo antica e lontana ma che, al contrario, resiste alle mode e ai rovesci della cronaca.
Mazzi fu autore di un «reportage giornalistico» che non ha eguali nella tradizione bresciana: il nostro veronese fu animato da uno spirito di osservazione che ricorda i resoconti dei giornalisti che, nel secondo dopoguerra, attraverso la cronaca furono capaci di raccontare l’Italia.
 
I suoi album sono un omaggio sentito alla Valle Sabbia, sua terra d’adozione, e compongono, anno dopo anno, quel mosaico di notizie che illustrano e descrivono – come diceva Mazzi - «il cammino nel riscatto e nell’affermazione socio-economica» di questo lembo di terra bresciana.
 
Giancarlo Marchesi
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