07 Febbraio 2007, 00.00
Valsabbia - C
Eridio

Dalla parte degli autoproduttori

di Ubaldo Vallini

Serviranno ancora alcuni giorni prima che le centrali elettriche disseminate lungo l’asse del Chiese possano riprendere a funzionare. Era meglio non avere fretta ad alzare il lago affermano gli autoproduttori di energia elettrica

Da sabato scorso il lago esce dal suo sfioro naturale e dunque si getta direttamente nel Chiese.
Serviranno però ancora alcuni giorni perché le condizioni del fiume a valle dell’Eridio possano tornare ad essere considerate “normali”. In particolare prima che le centrali elettriche disseminate lungo l’asse del Chiese possano riprendere a funzionare. Ripercorriamo le tappe che hanno portato alla loro chiusura.

Tutto ha avuto origine mentre i rivieraschi prendevano a presidiare il municipio di Idro e provvedevano a denunciare le scelte del Commissario Fanfani di utilizzare la Galleria degli agricoltori per far uscire acqua dall’Eridio. In quel contesto, infatti, il Prefetto imponeva di limitare la portata della galleria di svaso da 10 a 7 metri cubi al secondo.
Era l’11 gennaio e la quindicina fra centrali e “centraline” gestite dagli “autoproduttori” che normalmente sono in grado tutte insieme di produrre 300 milioni di Kwh hanno preso a funzionare al minimo delle loro capacità. Chiuso, questo però per manutenzione, l’impianto più grosso che è quello Enel di Carpeneda, rimanevano attivi quello ex falck di Vobarno ora di proprietà Olifer, quello Asm alla Corona fra Vobarno e Roè, l’ex Seleca di Roè, le due ex Grignasco e così via, scendendo fino a Prevalle ed oltre dove viene sfruttato a fini idroelettrici praticamente ogni “salto” compresi quelli sui navigli e lungo i canali di derivazione verso Bedizzole, Calcinato, Lonato e Ponte San Marco.

Lo stop alla quasi totalità di queste turbine (praticamente tutte) è arrivato però il 23 gennaio, in seguito alla scelta imposta dall’assessore regionale Massimo Buscemi e firmata dal funzionario dott. Tiscar di limitare l’erogazione della “Galleria” a 3,3 metri cubi al secondo, considerata quantità da “minimo vitale”.
Una decisione, quella dell’ufficio regionale, dettata dalla necessità di fornire celeri risposte ai rivieraschi facendo salire velocemente l’acqua del lago. Così è stato, ma gli autoproduttori si chiedono se ne è valsa la pena, di metter in crisi la produzione di energia elettrica, per definizione pulita e rinnovabile, solo per la fretta di far salire il lago.

“Meglio sarebbe stato attendere che fosse la normale evoluzione stagionale a far salire il livello dell’Eridio – dicono -, in fin dei conti era già stato deciso di fargli raggiungere quota 368,50 alla fine di maggio. Oltre che permettere la produzione di energia elettrica si sarebbero potuti evitare altri problemi che sono stati riscontrati, puntuali, a causa del livello del fiume mai così basso, come alcuni canali di derivazione che sono rimasti all’asciutto o la mancata diluizione degli scarichi dei depuratori”.
Ad ogni modo il Commissario regolatore Ettore Fanfani ha già dato disposizione perché venga chiuso lo svaso di fondo non appena l’acqua di sfioro del lago raggiungerà la portata di 3.3 metri cubi al secondo.
Dopo di allora uscirà dal lago quanta acqua entra dalla parte trentina.


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