«Tombiniamo l'uscita del lago»

C’è essenzialmente una sola, importante novità uscita questo venerdì dal seminario sul lago d’Idro ospitato da Brescia. Nel teatro San Carlino, il Coordinamento delle pro loco dell’Eridio ha proposto un’alternativa alla terza galleria (per il prelievo dell’acqua lacustre) che risolverebbe tutti i problemi legati alla presenza della paleofrana.

Si tratta di un progetto realizzato dall’ingegner Camillo Berardi, che prevede la «tombatura» di un tratto del Chiese: si tratterebbe in pratica di ricoprire con una sorta di tunnel a cielo aperto circa 400 metri di fiume (o meglio di ex fiume), proprio nella zona sovrastata dal versante instabile.
«C’è anche un altro progetto, più semplice, di un doppio canale - ha spiegato il geometra Aldo Armani -, ma con la tombatura si arriverebbe alla soluzione definitiva del problema».
La proposta, dicevamo, è stata presentata a Brescia, e a fare gli onori di casa c’era Paola Vilardi, presidente del consiglio provinciale, che all’inizio dei lavori ha auspicato un confronto costruttivo. Ma il problema non si è posto, perchè per il resto politici e amministratori sono stati i grandi assenti.

Erano stati invitati anche tutti sindaci della Bassa e alcuni primi cittadini del Mantovano; ma anche se effettivamente erano seduti in platea, nessuno di loro ha deciso di presentarsi.
L’incontro si è aperto con l’intervento di Gianluca Bordiga, portavoce del Coordinamento delle pro loco, il quale ha ricordato innanzitutto la «pari dignità del centro e della periferia». Poi, ancora una volta ha rivolto una severa critica alla Regione Lombardia, accusandola di non volersi adeguare alle normative dell’Unione europea che pongono «l’Eridio al pari del lago di Garda come zona sensibile, cioè soggetta a una maggiore tutela ambientale».

La parte del leone l’ha fatta però l’avvocato Franco Mellaia. Il rappresentante del Coordinamento è tornato a occuparsi dell’accordo appena sottoscritto dalla Lombardia e dalla Provincia autonoma di Trento, ribadendo che la Regione, a differenza della Provincia, non ha titolarità demaniale sul lago.
«Anche se questo - ha sottolineato - è un passo in avanti rispetto alla situazione disastrosa in cui si è rimasti fino a oggi».

Tutti gli argomenti più importanti sono stati nuovamente toccati: la necessità del deflusso minimo vitale; il bisogno di modificare il sistema d’irrigazione in pianura e l’individuazione della quota minima a 368 metri sul livello del mare.
Poi, conclusi gli interventi, Bordiga ha incitato gli interventi della controparte sollecitando più volte un confronto; ma inutilmente.

Sul palco sono saliti l’assessore della Comunità montana Matteo Rovatti (che si è riservato di valutare attentamente il progetto, ricordando che il piano di collettamento dei reflui è a buon punto, e che entro la fine dell’anno è attesa l’approvazione della Regione), il vicesindaco di Bagolino Enzo Melzani, e Mauro Fanoni, del Comitato difesa lago d’Idro e fiume Chiese. Nessuna voce, invece, in difesa degli utilizzatori irrigui.
Ma Gianluca Bordiga ha promesso altri appuntamenti in città, o magari ancora più vicini ai terreni irrigati dalle acque del lago.

da Bresciaoggi

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