Lisabetta

Esisteva in Odolo un ricco castello abitato dal conte Guglielmo, il quale aveva per moglie una bellissima donna chiamata Lisabetta.
Gli uomini dei monti e delle fucine l’amavano per la sua virtù. Erano soliti porgerle dei fiori campestri quando, per qualche loro affare, salivano a chiedere la sua protezione nella rocca piena di sole e di verde.
Il signore di Bernacco, Nicolò, era cugino di Guglielmo e, pur dimorando lontano, si recava sempre con lui a caccia, al campo, alla giostra dei cavalli.
Gli uomini che li vedevano galoppare sui robusti destrieri dicevano che Nicolò era feroce e crudele, quanto Guglielmo fosse gentile e valoroso cavaliere.
Nicolò, infatti, in onta all’amicizia ad alla compagnia che aveva con Guglielmo, s’invaghì di Lisabetta, ma, ben sapendola innamorata e fedele, non ardiva manifestarle con atti o con parole il suo amore. Fra sé e sé deliberava invece di ucciderne il marito.

Un giorno i due cugini partirono per la guerra.
Lisabetta, rimasta sola, affrettava col cuore il ritorno di Guglielmo e saliva sempre sulla torre fissando sui monti, con gli occhi turbati, la strada che scendeva nel fitto della selva.
Passò molto tempo.

Un mattino scorse i suoi guerrieri scendere coi pennoncelli abbassati. Davanti a loro Nicolò. Il quale, come le giunse davanti, disse: “Guglielmo mi manda a dire che prima di domani non può essere qui”.
La donna, che l’aspettava con grandissimo desiderio, non vedendolo venire, e quasi presaga di cattiva sorte, chiese: “E’ forse morto?”.
“Voi l’avete detto, Lisabetta - rispose il signore di Bernacco - , ed a me volle raccomandarvi”.
Udendo questo di quello che più di ogni altra cosa amava al mondo, Lisabetta rimase addolorata come non si può dire e cadde priva di sensi.
“Messer Nicolò - mormorò poi quando rinvenne e potè parlare - , attendetemi questa notte nel vostro castello ed io verrò, come piace a Dio”.
Nicolò, senz’altra deliberazione, montò a cavallo e risalì verso Bernacco, contento in cuor suo di aver così facilmente ottenuto la fede di Lisabetta.

La notte era limpida e serena intorno a Bernacco, e il signore attendeva con ansia insolita, ma senza sospetti, Lisabetta, quando improvvisamente lo colpirono le grida di soldati entrati a guisa di nemici.
Corse a vedere: la donna stava guidando la sua schiera di guerrieri contro la sua fortezza.
Dette in bestemmie quando intese che Lisabetta non s’era lasciata ingannare e voleva vendicarsi dell’ucciso marito.

Nicolò, sfuggito con pochi fedeli all’eccidio, corse a Odolo e la notte seguente investì il castello di Guglielmo e lo incendiò. Ma non potè ancora avere la donna. Lisabetta, non trovando altro riparo contro l’odiato cugino, si lasciò cadere da una finestra e morì.
Tutta la gente di Odolo, non appena si accorse che il castello era avvolto dalle fiamme, corse per spegnere il fuoco e salvare la signora.
Era troppo tardi.
La fortezza era ridotta ormai ad un cumulo di macerie.
Gli abitanti rimasero meravigliati nel vedere sulle macerie un fiore bianco come la neve.
Un ricordo, forse, della purezza del cuore di quella donna che tutti amavano.

Da curiosità e leggende valsabbine – Ugo Vaglia

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