Organizzazione o cultura?

Scriviamo di Roè Volciano perchè è da lì che ci viene la sollecitazione, il problema però pare sia un po’ di tutta la Valle Sabbia: da qualche tempo non riesce a fare di meglio con la raccolta differenziata. Anche i Comuni “virtuosi”, quelli cioè che anno dopo anno riescono a migliorare nelle percentuali di riciclato, lo fanno con margini limitati, spesso al prezzo di costose campagne di sensibilizzazione.
Che sia un problema più culturale che di organizzazione?
Prendiamo lo sfogo di un lettore e lo rilanciamo, nello spirito di servizio che fin dall’inizio ha sempre animato vallesabbianews.it.
Nella speranza di “smuovere le coscienze”?. No di certo, “te pompa che me sbrofe” mi potrebbe dire qualcuno e avrebbe ragione da vendere. Piuttosto per “sollecitare una riflessione”, mettiamola così.
Siamo pronti ad accogliere ogni vostra valutazione in merito, ovvio.
(uva)

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Egregio Direttore,
chiedo la sua ospitalità per parlare del problema dei rifiuti.
Sono a Roè da circa tre anni, e purtroppo, devo ammettere che anche qui, in questo piccolo comune, c’è chi manifesta indifferenza rispetto a leggi e regolamenti e mancanza di senso civico sensibilità e quindi rispetto dell’altro.
Cerco di spiegarmi: si è liberi di lasciare materiali ingombranti fuori dai cassonetti (“tanto poi qualcuno li porta via”); si è liberi di “non” fare la raccolta differenziata (“tanto a che serve?”); si è liberi di gettare nel cassonetto l’erba di risulta dal taglio del proprio giardino, facendo finta di non sapere che esistono aree apposite dislocate nel territorio comunale; si è liberi . E, cosa più grave, tale comportamento è tenuto più dai giovani che dagli anziani (chi ha tolto l’educazione civica dalla scuola?).

Manca una cultura ecologica: quanti utilizzano la discarica di Vobarno? Quanti sanno che è obbligatorio, dove presenti, utilizzare i cassonetti per il vetro, la plastica e la carta?
C’è indifferenza, per non dire “menefreghismo”, rispetto a tutto quanto cerchi di dettare dei corretti comportamenti sociali.
Certo, anche da parte delle amministrazioni locali, ho l’impressione, e spero di sbagliare, che non si faccia granché per “inculcare” un tale tipo di educazione.
Le stesse amministrazioni avranno pur i mezzi per costringere con le buone o con le cattive a rispettare le leggi? Forse non ne hanno più la forza? Allora non si ha più il controllo del territorio!

Mi sento dire che se l’amministrazione diventa lo sceriffo si crea scontento tra la popolazione.
Tale affermazione, credo sia dettata solo dal puro calcolo politico-elettorale.
Non sarà, invece, che gli scontenti sarebbero solo quelli vogliono continuare a fare sempre quello che vogliono in barba alle regole, mentre il resto della popolazione, quella sana, quella rispettosa delle regole non sia invece contenta di vedere punire i comportamenti illegali?

Più di qualcuno ha detto: “colpirne uno per educarne cento”. Il contesto è certamente diverso, ma la sostanza è la stessa, perché la sicurezza, di cui tanto si parla di questi tempi, deve partire da qui, dal basso, dalla certezza che chi sbaglia viene punito in modo che la prossima volta non lo faccia più.
Grazie, per l’ospitalità.

Antonio Tantari

Ps - In merito alla frase "colpirne uno per educarne cento" ho già detto la mia nella rubrica Lettere al direttore
Ubaldo Vallini

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