Il grido d'allarme di Confartigianato

Loro sono gli artigiani. Definiti “il vero motore dell’economia”, oppure “settore nel quale si registra la più malta percentuale di evasione fiscale”, a seconda delle convenienze di chi prende la parola. Un dato sopra tutti riguarda però quelli valsabbini, che alla fine del 2006 erano duemilacinquecentosettantasei: per la prima volta sono più le aziende che smettono di quelle che avviano un’attività.
Per il tessuto produttivo e sociale dell’impluvio del Chiese, dove anche i “grandi” si sono sempre avvalsi di un esercito di “contoterzisti”, si badi bene ciascuno con famiglia a carico, questa semplice constatazione indica una china sulla quale ogni tentativo di arrestare la scivolata rischia di diventare inutile.

Ecco il loro grido d’allarme: “Sentiamo tutti i giorni di famiglie che faticano ad arrivare a fine mese perchè i salari sono troppo bassi. Ebbene, capita anche a noi, è ora che si sappia”. Domenico Zani è il presidente della Confartigianato che dalla sede di Sabbio Chiese si occupa dei soci valsabbini.
Quasi si vergogna ad ammetterla, questa situazione. Rappresentando gli artigiani, infatti, Domenico è portatore anche di quella cultura che li vuole orgogliosi delle proprie capacità imprenditoriali, grandi lavoratori e soprattutto sempre in grado di cavarsela da soli.

“Non ci riusciamo più” ammette. Con lui attorno ad un tavolo, a ragionare dei problemi che affliggono la categoria, l’altro giorno c’erano alcuni colleghi, il segretario della Confartigianato bresciana Giuseppe Saia, l’assessore comunitario alle attività produttive Ivan Felter, l’imprenditore ed amico Dante Freddi.
“Volete un esempio? Prendete il mio che non sono nemmeno un caso limite” ci ha detto Ivano Colbrelli che a Vestone si occupa di assemblaggio di materie plastiche: “Eravamo in sei in valle e sono rimasto solo io, a fare i salti mortali per riuscire a pagare l’unica dipendente – ci dice -. Lasciarla a casa? Non ci penso nemmeno. E’ con noi da dieci anni, conosce il mestiere, se poi il lavoro riprende io chi trovo da assumere?”.

Peggio ancora per gli autotrasportatori che hanno lavorato con contratti firmati mesi fa e si ritrovano a decidere se pagare le tasse oppure il gasolio.
E allora? “Allora tiriamo avanti con le spese che aumentano e i guadagni in calo, i costi energetici, le imposte, quei maledetti studi di settore che un anno va tutto bene e quello dopo, anche se da parte nostra non cambia nulla, ti ritrovi sparametrato...”.

Eccolo il “mostro giuridico”. Alla fine salta fuori. Felter assicura che la Comunità montana come sostiene il piccolo commercio è decisa a fare la sua parte anche con gli artigiani, ma quelle sono briciole e per dirla con le parole di Freddi “siamo messi davvero male se abbiamo bisogno di un contributo per stare in piedi”.
Pronti a rimboccarsi le maniche per venirne fuori, gli artigiani valsabbini non accettano però che siano gli studi di settore, che non tengono conto delle estreme difficoltà nelle quali loro si trovano oggi ad operare, a decidere chi è evasore e chi non lo è.

“Badi bene che nessuno di noi si sogna di dire che non vogliamo pagare le tasse – tiene a precisare Saia -, con voi giornalisti non si sa mai”. E non potete farvi valere, dimostrare i motivi che vi spingono fuori dai parametri? “Solo teoricamente, tocca a noi dimostrare che siamo a posto ed in pratica significa assumere un avvocato – la risposta -. Ci costringono alla trattativa e finiamo col pagare, anche se nessuno è in grado di accusarci di specifiche violazioni. A noi questa cosa pare una sorta di pizzo legalizzato.
Se non viene sistemata a dovere ne vedremo della belle nei prossimi mesi, a cominciare dalla Valle Sabbia”.

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