10 Luglio 2008, 00.00
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Rapina in villa

Coltello puntato alla gola di un imprenditore

Brutale rapina nella villa di un imprenditore: in azione tre malviventi mascherati. «Avevo il coltello puntato alla gola». Giorgio Spaggiari, titolare della Benaco Trans, sorpreso mentre guardava la tv.

«Te lo pianto dentro e in un attimo sei morto». Parole sibilate davanti alla cassaforte. Con il coltello puntato alla gola. «Gli ho detto "Fallo, così è finita". In quei momenti non posso dire di avere avuto paura. Non ho avuto quasi tempo di pensarci. È più la cattiveria a fare male».
Giorgio Spaggiari, 45 anni, imprenditore nel settore dei trasporti internazionali con la sua «Benaco Trans», racconta così i momenti drammatici vissuti l’altra sera, nella sua villa a Soiano del Lago, dove è stato aggredito da un commando di tre rapinatori. Sono entrati in azione verso le 22, i malviventi. Sono italiani, uno forse non arriva da troppo distante. Non sono malavitosi d’importazione. Non sono «semplici» ladri arrivati lì per un furto. L’imprenditore è solo in casa, sta guardando la tv. «Ho sentito rumori dal portico - racconta -. Ho pensato che stessero rientrando i miei. Mi sono alzato e sono uscito». In una frazione di secondo gli si parano davanti tre individui mascherati con passamontagna, che hanno superato la recinzione della proprietà dove si trova anche la casa dei genitori del 45enne. «Mi hanno picchiato subito - prosegue l’imprenditore -. Prima un calcio alle costole, poi un pugno in faccia. Sono caduto. Mi hanno tirato su per i capelli e puntato il coltello alla gola. Poi sono iniziate le minacce. Volevano euro e oro».
Uno dei malviventi si ferma sull’uscio con funzioni di «palo». L’altro comincia a rovistare. Rompe, fruga, cerca oggetti di valore. Il terzo tiene saldamente l’ostaggio. Continua a sgranare minacce in una litania del terrore. «Mi hanno letteralmente spaccato la casa - dice ancora Giorgio Spaggiari -. Cercavano roba da portare via». I minuti corrono via veloci per i banditi. Devono fare in fretta. Quello con il coltello porta l’ostaggio davanti alla cassaforte, che è aperta. Danneggiata nel corso del furto messo a segno a settembre dello scorso anno, quando la villa è stata messa a soqquadro dai ladri. La morte e la lama «viaggiano» di pari passo nelle parole del malvivente.
Loro finiscono per mettere le mani su quello che cercano. Tre orologi di valore. Sono un Rolex, un Baume&Mercier e un Girard Perregaux. Poi ci sono i preziosi, gioielli. Per un valore complessivo non ancora quantificato. Bottino ingente che finisce nel «sacco» del commando. Sono passati circa dieci minuti in tutto. Un’eternità per l’imprenditore gardesano. Da fuori arriva qualche rumore. Forse sono i genitori che rientrano nella loro casa, che si trova ad una cinquantina di metri.
I malviventi escono di scena in silenzio, così come sono comparsi poco prima. Lasciano Giorgio Spaggiari nella sala della villa e fuggono via. Senza neppure toccare le auto parcheggiate lì vicino. Non è quello il loro bersaglio. Poi, pochi secondi per raggiungere il cancello della proprietà e svanire con il favore del buio. Poco dopo la vittima della rapina telefona al fratello che accorre subito. Per capire quanto è accaduto basta il tempo di un amen. Ci sono i segni della violenza sul volto dell’ostaggio, tracce di disordine ovunque. Poche concitate parole e scatta l’allarme.
Giorgio Spaggiari viene portato in ambulanza all’ospedale di Desenzano, dove gli vengono prestate le prime cure. Per cancellare i segni di quei terribili momenti ci vorranno quindici giorni almeno. Questa la prognosi dei medici. Viene dimesso e torna a casa.
I carabinieri della Compagnia di Salò intervengono nell’immediatezza. Dei malviventi non c’è descrizione. È certo che siano italiani. L’uomo armato di coltello aveva un’inflessione particolare, forse romagnola. Non hanno lasciato molte tracce. Non un’automobile da cercare. Tracce su cui lavorare.
«In quei momenti non c’è tempo per pensare» dice ancora l’imprenditore. Una brutta sera. Tutta da dimenticare. E non sarà facile.

di Enzo Gallotta dal Giornale di Brescia



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