25 Luglio 2020, 12.16
Valsabbia
La testimonianza

Che fine ha fatto la Sala Blu?

di val.

I limiti ci sono, ma Vanessa non ci sta, è fatta così. L’ultima volta si è trattato di partecipare ad una giornata di mototerapia in quel di Gabicce. Come andarci? Col treno…


«Se viaggi in certe parti disagiate del mondo lo sai da prima che ti devi adattare e se non ti va fai a meno di andarci, ma in Italia, nel 2020…».
Non se l’aspettava Vanessa. E non è nemmeno il tipo che la mette giù dura quando si sente discriminata: reagisce e si fa intendere, ma poi la pianta lì.
Questa volta però l’amarezza è durata giorni e giorni e ce la racconta.

«Non ci vado spesso in treno, l’ultima volta credo tre o quattro anni fa. Però mi ricordo che anche qui a Brescia c’era una Sala Blu dove chi ha delle disabilità poteva contare su un servizio di sostegno – ci racconta -. Non è sempre facile per chi ha problemi di deambulazione muoversi in stazione in stazione e in alcuni casi è necessario che qualcuno ti dia una mano. A salire sul treno per esempio».

«Non si può nemmeno pretendere che tutti siano a tua disposizione ogni momento – aggiunge -. Dovendo fare la tratta Brescia-Gabicce ho chiamato prima di partire e già lì questa cosa mi è andata di traverso: mi hanno detto che non essendoci il servizio a Gabicce non potevano aiutami nemmeno a Brescia. Assurdo: nemmeno dicendo che a Gabicce c’era qualcuno ad aspettami, quello era il protocollo e non ci sono state storie».

«Va bene, decido comunque di muovermi, in compagnia di un’amica e senza carrozzina che metterla sul treno è sempre un problema. In qualche modo avremmo fatto. Giunti a Brescia prima ho scoperto che la Sala Blu di qualche anno fa non c’era più.
Chiedendo informazioni ad uno sportello ci hanno detto che ad aiutarci a salire sul treno sarebbe stata la donna delle pulizie. Con tutto il rispetto per la donna delle pulizie, mi sarei aspettata un minimo di professionalità in più».

«Ma non è finita lì – aggiunte Vanessa -. La signora, da noi interpellata, ci ha detto che la cooperativa per la quale lavora ha detto loro espressamente che quello non è il loro compito, questioni di responsabilità, del tutto comprensibili».

«Sai cosa: ci è andata bene che il treno arrivato in stazione era uno di quelli con l’accesso a livello della banchina, altrimenti non so proprio come avremmo potuto fare».

«E dire che già diversi anni fa, a Londra, dove la ferrovia è la più vecchia del mondo, riuscivo ad utilizzare il treno da sola: bastava presentarsi in stazione che arrivava subito l’omino, azionava una specie di catafalco a manovella e ti caricava sul vagone.
Che nell’Italia del 2020 questo tipo di servizio fosse addirittura venuto meno negli ultimi anni proprio non me l’aspettavo. E fatico a sopportarlo».  

.In foto: Vanessa con Manuel, a Gabicce Mare, molto felicemente impegnata in una seduta di mototerapia.





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