Don Diego è andato avanti

Si trovava a casa sua, a Molinetto di Mazzano. Aveva un po’ di febbre ieri, fin dal mattino.
Poca, tanto che al numero verde per l’emergenza coronavirus gli avevano detto di non preoccuparsi per quelle poche linee sul termometro.

Verso sera, visto che non era ancora sfebbrato, una nipote ha cercato in farmacia un antipiretico.
E’ stata lei, tornata poco dopo, verso le diciannove, a trovarlo senza vita.

E’ morto così don Diego Gabusi, cappellano degli Alpini e della sezione bresciana degli Ufficiali in congedo, a lungo parroco in Valle Sabbia.
Probabilmente non sapremo mai se a stroncarlo sia stato un arresto cardiaco oppure il morbo che sta condizionando la vita di tutti quanti.

Don Diego era nato a Ciliverghe di Mazzano il 17 aprile 1953 e a metà anni Settanta aveva svolto il servizio militare con gli alpini della Tridentina.
Entrato in seminario nel 1975 è stato ordinato sacerdote il 14 giugno 1980.

Quel giorno erano presenti il presidente nazionale Ana Franco Bertagnolli, che gli fece dono del calice per la sua prima messa, il Comandante della Brigata Alpina Tridentina gen. Nerio Bianchi e molti ufficiali della Brigata, nonché tutti i suoi commilitoni.

Don Diego è stato curato a Villanuova sul Clisi dal 1980 al 1990, meritando vent’anni dopo la cittadinanza onoraria, poi parroco a Casto per altri 11 anni.
Dopo un periodo di assistenza alla madre, ha collaborato nella parrocchia di Caionvico, fino al 2015, prima di tornare a Ciliverghe.

Nel periodo villanovese è stato promotore della Compagnia teatrale Fil De Fer.
Uomo brillante e dal carattere deciso, è sempre stato vicino agli ultimi. Le sue omelie erano esplosive.

«Don Diego ha celebrato centinaia di funerali - ci ha detto l'avvocato Marino Colosio, suio amico fraterno -, anche quello di Luigi Lucchini. Ironia della sorte, per il suo congedo da questo mondo non potrà esserci praticamente nessuno».

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