30 Dicembre 2019, 07.06
Valsabbia
Politica

Sardine di Valle Sabbia

di red.

Nuotano nella politica nazionale insieme a decine di migliaia di altre "sardine", come hanno dimostrato recentemente le piazze. E come tutte rappresentano soprattutto se stesse, i propri ideali e le proprie aspirazioni. Ecco Anna e Silvia, due sardine valsabbine


Ad Anna e Silvia abbiamo chiesto di rispondere a due semplici domande: Sardine come? E perchè
Ecco le loro risposte.

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Sono Anna Celeste
, mamma di due ragazzi universitari ed insegnante.
Circa un mese fa, mi sono imbattuta, in rete, in una dichiarazione di Mattia Santori che raccontava come, insieme ai suoi tre amici, hanno fondato il movimento delle sardine.

Ho apprezzato la pacatezza dei toni, la chiarezza dell’esposizione ma soprattutto una frase mi ha incuriosita e mi ha spinto a conoscere meglio le sardine: “Non siamo contro nessuno, abbiamo provato a risvegliare un popolo che è stanco di vedere calpestati i propri valori».
Mi sono immediatamente riconosciuta.

Da un po' di anni mi sentivo sola. Non riuscivo a capire perché la gente fosse triste, scontenta, insoddisfatta ma, allo stesso tempo, non parlasse, non alzasse la testa.
Mi sentivo un pesce fuor d’acqua perché io continuavo ad incitare a muoversi, a protestare, a far valere i propri diritti, a parlare con quelle persone che, con arroganza e senza competenza, alzano la voce, urlano slogan, istigano all’odio, all’intolleranza.
Mi dicevano di lasciar stare, tanto prima o poi avrebbero smesso se nessuno avrebbe dato loro retta e invece hanno continuato e io stavo per arrendermi, per cadere nell’ignavia come i più.

Io sono innamorata da sempre di uno degli articoli più belli che ci siano nella nostra Costituzione:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Sarò una sognatrice ma io ci credo ancora che si possa arrivare a dire, un giorno, che questo articolo non è più necessario perché tutti gli esseri umani hanno raggiunto la pari dignità.
Adesso con le sardine si rialza la testa! Pensavo di essere sola, di protestare in autonomia ed invece…ecco qua quante belle testine pensanti ci sono in giro.

Belle sardine strette strette nelle nostre scatolette,
con le nostre convinzioni, forse utopiche, per rivoluzionare lo stato attuale delle cose e sperare in un futuro migliore pieno di persone oneste, serie che si divertono e giocano a vivere insieme ai loro simili, che rispettano loro, l’ambiente in cui vivono e gli altri esseri umani che sono nati nella parte sbagliata del pianeta, che protestano se si fa male alla nostra madre Terra, che s’indignano se un bambino viene maltrattato, che alzano la testa quando un politico è corrotto e non lo vogliono più come rappresentante, che non sopportano l’ignoranza che fa rima con arroganza, che amano la bellezza, la serenità, lo stare bene con gli altri indipendentemente dal colore della pelle, del sesso, della religione, che amano la vita con tutte le sue sfumature, che sanno che la famiglia non è solo quella del mulino bianco ma apprezzano tutti i nuclei che fanno famiglia perché si vogliono bene, si vogliono semplicemente bene.

Sono mielosa? Forse sì ma sono io e va bene così!
Dopo un commento fatto quasi in contemporanea con la mia amica Serena Uberti, abbiamo fondato una pagina “Sardine di Salò” che, successivamente, si è unita a quella di due ragazzi che avevano creato quella del Lago di Garda. Se volete, potete iscrivervi alla pagina Facebook “Sardine lago di Garda e Salò”.
Con le sardine ho trovato una comunità che è a favore della giustizia sociale, della tutela dell’ambiente, della salvaguardia dei diritti civili e sociali, della legalità, della difesa della sanità e della scuola pubblica ed è antifascista, antirazzista, antimafia e antisessista. Ecco perché sono una sardina!

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Mi chiamo Silvia Agogeri.
Quando ho visto le prime immagini del flash mob delle sardine a Bologna, all’inizio ero scettica.
Venivano condivise da giornalisti che seguo e che stimo, da amici di Bologna, la mia Bologna dove ho studiato e lavorato per anni; le guardavo e pensavo, che bellezza, ma poi mi ricordavo che sui social e su internet in generale tutto può essere vero ma anche falso, che le foto si possono tagliare, copiare, incollare, ritoccare.

E invece no, da qualsiasi angolazione la si guardasse, la gente era davvero lì, era uscita di casa e aveva percorso le strade, preso gli autobus, le macchine, le bici, ed era andata in piazza per mandare un messaggio.
E non poteva che partire da Bologna, ma la verità è che di quel messaggio la gente ne aveva un gran bisogno, me compresa.

A quanto sembra eravamo in tanti a pensare che qualcosa nel nostro bel paese non andasse, ma avevamo anche bisogno di un magnete che ci facesse uscire di casa e incontrare lontano da una tastiera, dove ci si guarda in faccia e negli occhi e dove la comunicazione non risponde alle leggi del marketing ma a quelle delle persone in carne ed ossa.

Sono una sardina perché
se nel 2019 si parla ancora di fascismo, allora io sento il bisogno di dire che sono antifascista, che sono contro il razzismo e l’omofobia e le discriminazioni in generale.

Non credo che fare politica sia semplice né che si possa cambiare il modo di governare il mondo o l’Italia da un giorno all’altro, ma credo che i politici abbiano un ruolo fondamentale e che nel momento in cui si fanno carico di rappresentare i cittadini debbano assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
È un lavoro immenso, complicato, e richiede una dose di serietà e professionalità che troppo spesso viene scambiata con popolarità e consenso, a discapito dei contenuti.

Sono una sardina perché
pretendo una politica seria e dei rappresentanti preparati a svolgere il loro lavoro, come lo si richiede agli altri professionisti che operano in tutti i settori.

Sono una sardina perché
ho scelto di fare la traduttrice e l’insegnante di lingue e di italiano a stranieri, perché nel mio piccolo mi piace creare ponti tra le persone e le culture, non muri. Mi piace l’idea di avvicinare, convivere, condividere, non dividere.
Amo la nostra lingua ma le parole hanno un grande potere e vanno pesate, ponderate e utilizzate con intelligenza.

E pretendo che chi ci rappresenta e comunica con noi della cosa pubblica lo faccia, sempre, a prescindere dal tema trattato, dallo schieramento politico, dal partito.

Il linguaggio è rappresentazione del mondo; sono sardina perché non voglio un linguaggio carico di sarcasmo, di doppi sensi, di invidia, di disprezzo, di odio, perché non è questo il mondo che voglio.

.in foto: Anna e Silvia






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