27 Maggio 2019, 08.25
Blog - Genitori e figli

Che bello lo sballo!

di Giuseppe Maiolo

Se c’è una paura che hanno oggi i ragazzi è quella di essere vulnerabili. Non fragili, perché si sentono supereroi, ma deboli e incapaci di farcela, ad esempio nei confronti di un dolore


“Ci sono momenti in cui vado fuori di testa”, mi dicono quelli che mi aprono la loro porta interna per un dolore non fisico ma dell’anima che risulta insopportabile e inspiegabile. In genere, però, prima di arrivare da te scelgono i tagli sul corpo o lo sballo. 
 
La prima modalità serve a spostare l’attenzione su quel corpo negato e ormai poco vissuto. La seconda, lo sballo, funziona come modo per attenuare il dolore e ti euforizza. Così per un po’ ti senti adeguato agli altri, soprattutto il sabato sera quando non puoi startene in casa, chiuso dentro ad annoiarti. 
 
Allora ti abbuffi di alcol, ti stordisci, vai su di giri e non senti, non provi altro che l’ebbrezza della sbornia. Una fuga e un gioco. Spesso un divertimento di gruppo, senza controllo. Non più la trasgressione del secolo scorso, quando volevi sfidare quel genitore onnipotente che ti aveva guidato l’infanzia. 
 
Neanche una gara tra pari per vedere chi è più forte, quanto un modo per avere conferme e metterti in mostra mentre sballi, in diretta. Tutti ti possono vedere sbronzo fino al vomito, e allora sì che sei un eroe e trovi un posto in prima fila sui social. Che importa se poi ti portano con codice rosso al Pronto Soccorso. Sai che rischi il coma etilico, ma te ne freghi.
 
Perché tutti i ragazzi che incontro, lo sanno, me lo dicono con un tono che ogni volta trovo particolare e mi sembra quasi mi vogliano tranquillizzare. Sanno, sanno, sanno tutto! In teoria. Ma la sfida è più forte. Infinito sembra quel bisogno di essere visibili e avere i riflettori addosso, di appartenere non più e non soltanto al gruppo reale ma a quello ben più ampio della rete.
 
Perché lo sballo è reale ma la popolarità è virtuale.
Così si comincia sempre prima a scolarsi bottiglie. Già a 11 anni, secondo i dati degli osservatori nazionali di infanzia e adolescenza, e si continua rincarando la dose fino a provare l’ebbrezza del “Bingedrinking” che da qualche anno, ormai, è una moda tra gli adolescenti. 
 
Per abbuffarsi di alcol, in fondo bastano poche unità, magari 4-5 bicchieri di vino o almeno 6 lattine di birra, soprattutto se l’uso è saltuario. Ma il segreto sta nel bere a digiuno, velocemente e una dose dietro l’altra. Poi, se possibile, ti riesce meglio se fai un mix di più bevande: lo sballo è assicurato.
 
L’idea è un bisogno sempre adolescenziale, quello di sperimentare stati nuovi o al limite. Ma anche fregarsene delle regole e provare la libertà. Ma in un tempo in cui i cancelli sono sempre aperti e si può uscire e entrare quando si vuole visto che la vigilanza è distratta, prevale dell’altro. 
 
Al sabato sera coincide con la voglia di divertirsi e tentare di fermare il tempo, rinunciare al sonno e prolungare all’infinito la notte della disco. È quello il momento in cui nasce l’ebbrezza dello sballo. Da un po’ ce n’è uno chiamato “sballo viola” che è gazzosa e sciroppo per la tosse, ovvero codeina. Non è una novità, ma così fai in fretta perché l’intruglio ti innalza la soglia del dolore e ti euforizza.
 
È allora che si fa avanti un’ipotesi. Forse il motivo vero dello sballo è molto simile a quello che ha segnato il successo tra i giovani americani della PurpleDrank, che in parte ti dà una sensazione di piacere, ma sballare con un misto di Sprite e sciroppo, ha un effetto analgesico che aiuta a manipolare più in fretta le emozioni dolorose così difficili da gestire.
 
La regia dei nuovi adolescenti, in altre parole, li porta a tentare di “scrivere” sul corpo le pene che non riescono a dominare. Allora, meglio uno stato della coscienza alterato e programmato, che trovarsi in balia dei sentimenti.
 
Giuseppe Maiolo
Università di Trento


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