26 Aprile 2019, 09.36
Musica

Intervista a Ettore Giuradei

di Davide Vedovelli

L’artista si racconta a pochi giorni dal suo concerto-evento, che si terrà questa domenica – 28 aprile - alla Latteria Molloy di Brescia 


Domenica 28 aprile Ettore Giuradei si esibirà alla Latteria Molloy per un concerto davvero eccezionale. I posti (a sedere) sono limitati e pochi i biglietti ancora disponibili.
 
Un evento davvero particolare perché Ettore, dopo l'energica esperienza con i Dunk, torna ad una dimensione più intima e cantautorale, mettendosi a nudo ed eliminando qualsiasi tipo di barriera tra sè e il suo affezionato pubblico. 
 
Questa serata sarà l'occasione per raccontarsi, per far ascoltare alcuni nuovi brani e vestire con arrangiamenti diversi vecchie canzoni. In questa chiacchierata ci racconta di lui, delle sue canzoni e della voglia di cambiare e sperimentare dettata da curiosità e da un animo profondo e irrequieto. Ci racconta anche cosa bolle in pentola e cosa accadrà sul palco della Latteria. Buona lettura.
 

La cosa che mi ha sempre affascinato e convinto è la tua straordinaria capacità di scavare nel profondo, togliendo inutili fronzoli per farci vedere lo scheletro delle emozioni. Che il vestito sia stato rock, punk o cantautorale, la genuinità che ti contraddistingue emerge sempre in maniera forte e chiara. Dopo un'esperienza di sonorità decise e più aggressive torni a una dimensione più intima. Solo una scelta artistica o il frutto di un percorso personale e una voglia di maggiore contatto con il pubblico e con te stesso?
 
Era un desiderio che avevo anche prima dell'avventura dunk, ma la conoscenza di Luca e Carmelo mi ha lanciato in un'avventura decisamente rock. Dunk s'è arrestato un po’ troppo presto e, in solitaria, m'è rivenuta quella voglia di forzare una forma poetica che possa creare una dimensione d'ascolto e d'avvolgimento lontana dal semplice intrattenimento.
 
Questo tipo di scelta, che a molti può sembrare meno impegnativa della classica formazione con super band, in realtà ti espone molto di  più, toglie le difese e annulla il muro di decibel tra palco e pubblico. Un pubblico, il tuo, che ti ha sempre seguito, affezionato e pronto ad ogni tuo cambiamento. "Andiamo a sentire Giuradei" dice la gente, poco cambia se solo, in duo con la band. Avere le persone così vicine cosa significa? Nel bene e nel male, limiti e vantaggi di un pubblico che va oltre la dimensione di spettatore. 
 
E’ molto bello sentire quest'affetto. Io posso ricambiare solamente cercando di fare al meglio quello che mi sento, anche se a volte le strade scelte possono mettere a dura prova questo legame. Spero di sorprendere, di incuriosire. Nel cuore ho comunque il pensiero di tornare, nel momento giusto, a repertori a cui la "mia" gente s'è abituata. E’ sempre importante il rito della festa, del ballo, ma credo che oggi ci sia bisogno di un sospiro di sollievo, di prendersi un momento per riflettere.
 
Da giornalista musicale, ma prima ancora da fan, ho seguito il tuo percorso. Dai primi concerti in Provincia, passando per il palco del Premio Tenco di Sanremo, vincitore poi a Musica da Bere e poi in tour in tutt'Italia. Anni in cui ti sei dato molto, momenti in cui hai preferito il silenzio e staccarti dal palco. Ora sei al lavoro ed è in arrivo un nuovo disco. Di cosa ci parlerà? Qual è il mood che lega queste nuove canzoni?
 
Il mood è la mia ricerca molto indefinita, che vuole scolpire l'uomo, capire se e dove s'è perso o piuttosto capire che è solo parte di un assurdo percorso. Rovistare in una discarica culturale per trovare le gemme immortali.
 
Mi sono sempre chiesto se questi continui cambiamenti siano dati più dall'entusiasmo di percorrere nuove strade o dall'inquietudine e dal non essere mai totalmente soddisfatto e quindi cercare sempre un qualcosa di diverso, di migliore.
 
Un po' da tutte e due le cose. Credo però che la cosa che contraddistingue il mio percorso è quel briciolo di coraggio nel mostrarsi mentre si ricerca, mostrare indizi importanti senza avere risposte. Forse sarebbe più utile dire qualcosa nel momento in cui si ha una certezza. dall'altro lato esporsi mette in moto delle "riflessioni" che arricchiscono il tuo percorso. Questa dimensione, in movimento, in azione, mi piace. Mi accontento di questo.
 
Il 28 aprile in Latteria Molloy sarà una serata molto particolare. ci puoi anticipare qualche cosa?
 
Sarà una serata molto improvvisata. Con Giacomo Papetti (basso) e Fidel Fogaroli (synth tastiere loop) si è creato un ottimo interplay e vogliamo farvelo sentire. In più sono riuscito a confezionare, con l'aiuto di Lorenzo Fantetti (grafico), delle grandi tavole in cui ho voluto abbinare fotografie di Margherita Maniscalco a delle poesie che da un po' avrei voluto pubblicare. Insomma, mostrerò altri indizi.
 
Come tradizione chiudo con la tipica domanda: qual è il tuo vizio preferito? 
Il cibo. 


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