In fumo il deposito Mato Grosso

Ci sono volute tre ore e più di lavoro da parte di più corpi di vigili del fuoco di valle prima di circoscrivere e successivamente mettere in sicurezza un capannone dislocato a sud di Condino e adibito a magazzino - deposito denominato il Faro e dal 2013 in gestione alla associazione di volontariato Mato Grosso.

Le fiamme molto probabilmente sono divampate poco le 4 di ieri mattina avvolgendo in poco tempo l'intero reparto dislocato nella parte superiore dello stabile la cui struttura appartiene alla società bresciana Gabogas.

All'interno mobili usati, vestiario, coperte, biancheria, stoviglie e attrezzi da cucina, quadri recuperati in giro il cui ricavato andava destinato a sostegno di progetti umanitari in Perù.

Ad allertare i soccorsi la famiglia Levorato che nelle adiacenze ha sede e deposito di mezzi per autotrasporti, mentre a quell'ora uno di loro si accingeva a partire e che ha notato del fumo e fiamme fuoriuscire dalle finestre, ben visibile anche a distanza.

Comunque nel volgere di una manciata di minuti erano sul posto una settantina di vigili del fuoco appartenenti ai corpi di Condino, Cimego, Pieve di Bono, Storo e Tione che utilizzando piattaforme e autoscale dell'Unione, ma in dotazione rispettivamente ai corpi di Storo e Tione, riuscivano a penetrare ma solo dopo aver divelto ben due ingressi dislocati all'estremità della rampa d'accesso.

Una volta dentro, i pompieri sono ricorsi all’uso di schiumogeni e molta acqua mentre un'insopportabile fuoriuscita di fumo rendeva difficile gestire l'operazione. A quel punto sono intervenuti anche i colleghi di Pieve di Bono che si avvalgono di autoprottettori utili a creare varchi e mettere al sicuro dall'eventuale presenza di contenitori infiammabili o esplosivi, come bombole di gas.

“L'azione è stata congiunta, mirata e riuscita anche dal fatto che c'è stata tempestività, organizzazione, intesa e molta professionalità “avvertono Andrea Bagattini e Roberto Butterini rispettivamente comandante e suo vice del corpo di Condino.

Su danni e cause ambedue vano cauti. “Al momento non si deve nemmeno prendere in considerazione eventuali sospetti dolosi ma piuttosto concentrarsi sul possibile difettoso funzionamento di una ciabatta elettrica destinata ad alimentare più cavi. A quel punto alcune scintille potrebbero aver intaccato il materiale più esposto e infiammabile. Le parti maggiormente lesionate risultano essere solai di cemento e muri maestri oltre all'impiantistica e seramenti”.

L'associazione il Faro, che ha sede a Bondo, comune di Sella Giudicare, conta su una ventina di attivisti e operatori ed è presieduta da David Capelli, che in questi giorni si trova però in Perù e quindi a parlare sono altri. “Siamo provati per quanto accaduto anche se abbiamo una copertura assicurativa” dicono Tullio Pernisi di Pieve di Bono e Lina Campostrini di Bondone, che aggiungono: “L’altra priorità è quella di trovare da subito uno spazio simile dove poter traslocare e continuare nella raccolta”.

Nel frattempo ad occuparsi dell'accaduto, oltre a periti e tecnici del corpo permanente di Trento, anche i carabinieri di Condino e Storo che già in occasione dei primi interventi erano sul posto.

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