Dolo quasi certo

L’incendio, divampato sopra Tignale domenica sera alle 21, è stato dichiarato spento alle 18 di ieri: 30 ettari di pineta devastati, probabilmente da un incendio doloso.

Dall’alba di lunedì, i Vigili del Fuoco e le squadre antincendio della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano sono stati impegnati sul territorio, con tre Canadair, tre elicotteri e una cinquantina di uomini a terra.

Mentre la situazione ambientale è tornata sotto controllo, e sono in corso ora le opere di bonifica su tutta l’area colpita con una squadra di volontari, si indaga sulle cause dell’incendio, quasi sicuramente dolose: il fuoco è stato innescato lungo la strada montana che porta al «Fosà», località isolata in cui sono collocati i bacini che alimentano l’acquedotto del paese.

Il sindaco Negri e il direttore delle operazioni di spegnimento, Morzenti, si interrogano non solo sul danno ambientale, ma anche su quello economico, relativo alla spesa che canadair, elicotteri e mezzi di terra comporteranno: per l’incendio divampato ad agosto nella vicina Tremosine, si spesero 4 milioni di euro per i mezzi aerei che erano dovuti intervenire.

Rimane davvero molta amarezza per questo gesto, di quasi certa origine dolosa, sia tra i Volontari del Garda, che tra gli abitanti del paese: chi ha innescato il fuoco sapeva che durante la notte, senza poter intervenire subito, le fiamme, spinte dal vento, avrebbero devastato una grande parte del bosco di resinose colpito.

L’indagine è stata aperta dai Carabinieri Forestali, che sperano di poter trovare indizi dalle telecamere situate in paese, anche se, come spesso accade quando si ha a che fare con incendi o, in generale, reati ambientali, il delitto resta sempre impunito.

Nel frattempo, la Comunità Montana si è organizzata con un servizio di vigilanza antincendio, soprattutto per questo periodo di siccità, particolarmente favorevole a questi disastri, forse in questo addirittura premeditato.

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