Un parroco per due Unità pastorali

Ieri pomeriggio la chiesa di Santa Giustina era strapiena di gente per l’accoglienza del nuovo parroco e il saluto a quello uscente. Ad accogliere e salutare i preti di ieri e di oggi, padre Artemio Uberti e don Vincenzo Lupoli, anche le maggiori istituzioni e associazioni operanti nell'ambito delle sei parrocchie, per un totale di nove chiese più Por che non fa curazia.

Sul sagrato petali di rose e sul presbiterio, a fare da cornice all'altare maggiore, ben venti sacerdoti della zona. Poi altrettanti chierichetti, sei cori e la banda cittadina.

Nei primi banchi i due sindaci, Ketty Pellizzari e Attilio Maestri e rappresentanze dell'arma, vigili del fuoco e alpini. La comunità della Pieve ha salutato in maniera congiunta sia il partente padre verbita Artemio Uberti e nel contempo ha dato il benvenuto al nuovo arciprete don Vincenzo Lupoli, già arciprete dell'Unità Sacra Famiglia operante nell'intero ambito di Borgo Chiese.

A presiedere il rito d’ingresso fino al canto del Veni Creator (cantato dalla corale di Santa Giustina diretta dal maestro Cornelio Armani) il vicario di zona e decano di Tione, don Ferdinando Murari, che ha letto il decreto di nomina e in qualità di delegato del vescovo ha sottoscritto il verbale d'ingresso.

A dare manforte a don Vincenzo, per quanto concerne la sola Unità pastorale della Sacra Famiglia (Busa di Pieve di Bono e Valdaone) da oggi ci sarà don Giuseppe Caldera, originario di Santa Croce nel Bleggio e fino a qualche settimana fa direttore del centro missionario, che avrà casa nella vicina canonica ma che è considerato come un fratello maggiore.

Diversamente, ad affiancare don Lupoli nell'ambito dell'Unità Sacra Famiglia continuerà ad esserci don Michele Canestrini, con casa canonica a Cimego, la cui azione si estende spesso anche sul versante di Storo e Bondone.

Padre Uberti, approdato a Pieve di Bono il 4 ottobre 2004, proveniva dal Cile e ora traslocherà al Pontificio Collegio di San Pietro, come padre spirituale tra i suoi Verbiti, non solo ha ringraziato e salutato la sua gente, ma nel giorno del suo commiato fa trasparire una comprensibile emozione. “In quattordici anni non solo mi sono trovato bene, ma ho condiviso con voi il cammino delle nostre comunità e ora con tutto il cuore vi ripeto il mio perdono e il mio grazie infinito”.

Don Vicenzo, che dovrà prendersi carico due Unità pastorali comprendenti ben dodici chiese più Por per un numero superiore 5.067 persone e 2.071 nuclei famigliari, è come suo solito convincente ed esplicito e senza tante formalità ai suoi nuovi parrocchiani dice che farà del suo meglio per essere accettato e compreso: “ Avere un unico parroco che dovrà seguire tante comunità non vi deve condizionare o sentirvi impoveriti. Nessuno avrebbe un tempo mai immaginato che tante chiese sarebbero state rette da un solo arciprete, ma oggi quella costatazione è una realtà: una realtà che richiede creatività e aperture per come costruire e generare fede”. Il sacerdote, osservato da vicino dai suoi genitori Maria ed Enrico, guarda negli occhi la sua gente e a loro chiede umilmente una buona mano.

“Vi assicuro che la mia disponibilità e vicinanza sarà quotidiana e totale, ma per essere creduti e credibili dobbiamo superare le piccoli liti di sagrestia, la voglia di primeggiare o di farsi vedere più bravi di altri. Non ho pretese ma penso che invece è il momento di mostrare anche ai nostri giovani di volere stare assieme e di creare utili e belle esperienze aiutati anche dal Gruppo campeggio di Bersone”.

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