22 Marzo 2018, 07.00
Calcio

Altri incompresi

di Luca Rota

Nel precedente articolo (“Incompresi”) abbiamo passato in rassegna i profili “incompresi” transitati per i campi della Serie A negli anni 90 e duemila. Eccone un’altra mini lista, comprendente però profili più giovani, e per la maggiore “emigranti” (a volte anche di ritorno). Di solito si parla di fuga dei cervelli, qui invece c’è stata la fuga dei talenti (calcistici) 


Partiamo da Cristiano Piccini, classe ‘92, terzino destro proveniente dalle giovanili Viola, sballottato in prestito tra Carrararese (Lega Pro), Spezia (in B) e Livorno dove conobbe la A, prima di approdare nella B spagnola al Betis, conquistarsi la Liga, e poi finalmente guadagnarsi la fiducia dello Sporting Lisbona, dov’è tuttora titolare inamovibile. Oggi a Firenze su quella fascia giocano Laurini e Bruno Gaspar.
 
Caso veramente grave fu quello riguardante Bryan Cristante, prodotto pregiato del vivaio rossonero, esordiente a 16 anni e 9 mesi in Champions proprio col Diavolo, ceduto veramente troppo alla svelta, e per “soli” 6 milioni di euro al Benfica. Dal Portogallo, dove evidentemente fecero oltremodo fatica a comprenderne le potenzialità, venne rimandato in prestito tra Palermo e Pescara, dove però non convinse. Saranno Bergamo ed il progetto della Dea targata Gasperini a dirci chi è costui, ad oggi pedina importante della nazionale maggiore, e dopo un terzo di campionato già a quota 8 gol, nonché capocannoniere degli orobici. 
 
Forse risulterà azzardato inserirlo in questa categoria, ma Sebastian Giovinco di certo avrebbe potuto ambire a carriera migliore, se non si fosse intestardito nel voler sfondare in bianconero. Oggi capocannoniere e stella indiscussa dell’Mls americana, ha sempre vissuto all’ombra dei vari Del Piero, Tevez, Morata e compagnia bella. L’unica consacrazione la trovò nel biennio parmense, dove si tolse la soddisfazione di “punire” l’amata Vecchia Signora, e dove segnò tanto e bene. Errato fu per lui tornare a Torino. Poi, complice il mancato rinnovo del contratto, si spinse verso nuove avventure. Ora a Toronto è tenuto in alta considerazione, e segna con la costanza di Messi o Ronaldo. 
 
Samuele Dalla Bona a 19 anni aveva il posto fisso nella mediana del Chelsea. “Razziato” dai blues nel vivaio atalantino, sembrava dover ripercorrere le fasi del predestinato. Interdizione, sostanza, corsa, tiro da fuori, tempi di inserimento ottimi. Un centrocampista moderno, completo. Il passaggio al Milan ne segnò inesorabilmente la carriera, lì dove ancora giovanissimo non riuscì ad incidere, e finì col restare ai margini. Tra un prestito e l’altro, fu Napoli a dargli un’altra grande chance, ma dopo qualche prestito tra la Grecia e le leghe minori, a soli 30 anni lascerà il calcio.  
 
Per concludere, parliamo di Mikael Silvestre, profilo che forse avrebbe meritato di stare nel precedente articolo, ma che inseriamo qui. Difensore jolly, acquistato dall’Inter “comprotutto” di metà anni 90, suscitò da subito molta diffidenza, cosa che gli valse un biglietto di sola andata per Manchester, sponda United. Lì tra il ruolo di centrale e di terzino (sia destro che sinistro), costruì una carriera che lo portò a conquistare tutto, compresa la stima di Alex Ferguson.
 
Mica male per un incompreso. Alla prossima, con altri incompresi e non.  
 
In foto Mikael Silvestre 
 
 


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