11 Febbraio 2018, 15.12
Bullismo

Bulli e vittime, due facce della stessa medaglia?

di Jessica Freddi

Si è tenuta settimana scorsa, presso l’Auditorium dell'Istituto Battisti a Salò, la conferenza “Il bullismo a scuola”, presentata dall’associazione Anre, l’Associazione Nazionale Ragazzi Emarginati


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Un argomento purtroppo all’ordine del giorno, sia nelle scuole che nei luoghi pubblici, le cui conseguenze sono spesso tragiche: sono sempre più frequenti i casi di suicidio di giovanissimi a causa delle vessazioni subite tra i compagni di gioco o di scuola.

La conferenza si è aperta con l’introduzione del vicesindaco, Pierantonio Pelizzari, in rappresentanza del Comune, in collaborazione proprio con l’Istituto Cesare Battisti, e con il prof. Fulgione, responsabile del progetto contro il bullismo.

Il bullismo,
come spiegato dal vicesindaco, è spesso associato al mondo della scuola, e proprio l’istituto salodiano è da sempre attento a questi fenomeni, che coinvolgono ormai non solo il mondo dell’istruzione ma tutta la società in cui viviamo.

Da tanto tempo, Salò organizza iniziative che partono dalla scuola primaria, dove gli studenti vengono aiutati a risolvere questi “conflitti tra pari”.

La presidente dell’Anre parte dalla storia di Jonathan, ragazzo di Sirmione che, lo scorso dicembre, si è suicidato proprio a causa del bullismo, nell’incredulità dei genitori che mai avrebbero pensato a un gesto così estremo.

A seguire è stato proiettato “Solo… strana la vita”, il cortometraggio di Alberto Moroni, regista che tratta di temi sociali: un video molto semplice, che racconta scene di vita quotidiana, che tali non dovrebbero essere, che possono davvero interessare qualunque ragazzo o bambino.
Chi di noi non è mai stato vittima di bullismo? Chi non ha mai preso in giro un compagno di classe? Chi non ha mai riso alle denigrazioni di un compagno di scuola, rendendosi così complice di un atto di bullismo?

Moroni spiega proprio come tutti i suoi cortometraggi e film nascano da storie vere, nell’ottica di raccontare piaghe sociali che dilagano nella società; nel video assistiamo a un dilagare di episodi di bullismo tra due ragazzini, che si incontreranno da adulti a ruoli invertiti: il bullo è diventato un avvocato difensore, che si trova davanti all’ex vittima, oggi marito e padre violento.

Nel video una nota quanto mai veritiera: l’indifferenza della madre della vittima, e dei compagni, che ci riportano al dato costante delle dinamiche del bullismo, che spesso si creano anche per la noncuranza di chi vede e non vuole sentire.

Molti di noi penseranno “Ci sono cose peggiori nella vita degli scherzi di un bullo”, ma dobbiamo pensare che, probabilmente, per un bambino, quelle vessazioni sono le cose peggiori della sua vita in quel momento, ed è giusto che abbia l’ascolto e la protezione degli adulti che lo circondano.
Continua l’avvocato Giulio Rota, penalista dell’Associazione Anre, a cui viene chiesto quali sono i diritti delle vittime di bullismo.

Innanzitutto, il diritto alla denuncia e alla tutela legale: a seconda dell’età del bullo, lo scenario della tutela e delle sanzioni cambia, ma è in ogni caso sempre giusto azionare il procedimento penale.
Le autorità trasmettono la denuncia alla Procura della Repubblica, ma i tempi non sono immediati, ed avere un legale che sollecita e comunica con le autorità durante i mesi, spesso anni, delle procedure legali, può fare la differenza.

In ogni caso, a prescindere dalle sanzioni, è sempre giusto azionare il procedimento penale.
Se il bullo ha 11 anni, come nel recente caso che ha interessato Mazzano, i genitori saranno i primi a rispondere: gli atti compiuti dai figli hanno un’incidenza diretta sui genitori anche, se nella maggior parte dei casi, questi ultimi, anche davanti al giudice, tendono a minimizzare la situazione.
C’è poi chi chiede se sia possibile istituire una sorta di “servizio civile” come sanzione verso i bulli minorenni.

Il nostro ordinamento giuridico, soprattutto verso i minori, non è volto alla punizione, bensì alla rieducazione: una sorta di sanzione per i minori si può però trovare nell’istituto della “messa alla prova”, che prevede colloqui costanti con il minore, con la famiglia, con l’appoggio di assistenti sociali, e che parte da una sorta di ammissione dei fatti davanti al giudice da parte del minore.

Un’altra faccia del bullismo, che oggi dobbiamo affrontare seriamente, è il cyberbullismo, come ha ricordato bene il Comandante dei Carabinieri Negro: molti minori sui social non ricevono alcun controllo da parte degli adulti, ed entrano in un mondo che può diventare estremamente pericoloso.
Ma, qual è il momento giusto per rivolgersi alle autorità? Quando semplici battute tra ragazzi diventano atti di bullismo?

A livello giuridico, si deve fare riferimento alla legge sullo stalking, dove si da al singolo episodio una nuova importanza: quando si assiste a un “cambio delle abitudini di vita o a uno stato di ansia della vittima” è il momento di intervenire.

In Italia non c’è il reato di bullismo,
ma, nonostante non siano ancora presenti vere e proprie tutele specifiche, ciò che non va dimenticato è che il rispetto per gli altri parte da noi stessi: spesso si tende a giustificare atti di bullismo come “ragazzate”, o per il fatto che il bullo stesso proviene da un ambiente violento.

Ognuno di noi sa distinguere il bene e il male: come ha concluso il sociologo Franza, “non ci resta che il dialogo”.



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