03 Aprile 2008, 00.00
Valsabbia - C
Criminalità

L’ombra della droga sulla sicurezza

Lo smercio di sostanze stupefacenti è un fenomeno che sembra «privilegiare» le Valli dove sembrano invece diminuire truffe e rapine.
In Valsabbia la droga viene anche dalla fuga dalla scuola.
Il confronto con le altre realtà.

Nessuno può definire i primati della droga e dei furti, delle truffe e delle rapine, ma chi cammina sulle strade della provincia di Brescia, grande, grossa e abitata come una regione, registra voci di un’espansione della droga verso le valli, da sud a nord e di una diminuzione di furti e rapine. Come se il più e il meno, il bene e il male dovessero compensarsi per persone e per paesi. Più rapine e furti al centro e nelle Basse, più droga nella fascia pedemontana e montana. L’unica, acciaccatissima strada della Valsabbia verso il Trentino è deterrente per ladri e rapinatori e un alimentatore per spacciatori e contrabbandieri.
Come se i ladri e la loro refurtiva fossero ingombranti e ostruiti, come se gli spacciatori e la droga fossero incentivati a forzare la strada stretta oltre la quale si allargano l’orizzonte e il mercato per la distribuzione della roba.

In Valsabbia la droga viene anche dalla fuga dalla scuola, dal sapore duro di un isolamento, da una generazione che ha abbassato la schiena rispetto ai padri e alle madri. Qui, forse, di più che in altre aree del Bresciano. L’integrazione è stata difficile, ma ha camminato in avanti, anche se una certa ripetenza della clandestinità si avvolge pure intorno alla ripetenza del lavoro nero, soprattutto nelle aree di Odolo e di Vobarno.
Una certa insicurezza aristocratica, chiamiamola così, viaggia su auto di buona cilindrata. Professionisti quarantenni della media valle, dissipati i punti totali della patente, viaggiano senza scrupoli e rischiano a tempo indeterminato.
E qualcuno pensa già di aprire officine di carta bollata per patenti false. Il principio della filiera si instaura ancora più velocemente nell’arcipelago della malavita. Non è un comportamento malavitoso circolare con patenti scadute e fasulle?

Intanto che passiamo i boschi dalla Valsabbia alla Valcamonica, abbiamo tempo di dirimere una speciosa polemica intorno ai patron della criminalità, cercando di mettere d’accordo i sostenitori di una parità tra delinquenza nazionale ed extracomunitaria e i sostenitori di una delinquenza a poderosa preminenza straniera.
Luca Ricolfi, pensatore ed economista liberal progressista, tenta di chiarirci le idee con la illustrazione di una ricerca. I dati del Ministero dell’Interno, spiega Ricolfi, consentono per alcune ampie categorie di reati (fra cui lesioni dolose, violenze sessuali, furti, estorsioni e omicidi) di distinguere i delitti degli italiani, degli stranieri regolari e degli stranieri irregolari.
I risultati sono impressionanti: il tasso di criminalità degli stranieri regolari è sempre maggiore, da 2 a 6 volte rispetto a quello degli italiani. Gli stranieri irregolari, poi, sono attori di una criminalità tra 6 e 25 volte maggiore rispetto agli stranieri regolari. In media, il tasso di criminalità degli stranieri regolari è 3,4 volte quello degli italiani, quello degli stranieri irregolari è 8,2 volte quello degli stranieri regolari e 28,3 volte quello degli italiani. La media della ricerca è nazionale e noi, in questa media, siamo portatori di valori esorbitanti riguardo al numero di immigrati regolari e clandestini.

La Valcamonica è macchiata da aree relativamente tranquille. La disseminazione del paesaggio umano disperde la potenzialità criminale. C’è una concentrazione di attività criminosa nel maggior centro della valle, a Darfo, dove si sono denunciate, in questi anni, inquietanti intrusioni nelle botteghe commerciali. Di queste settimane è la denuncia di alcune donne alla Questura di Brescia riguardo una preoccupante attività di prostituzione sempre a Darfo Boario. La Polizia è intervenuta e, al momento almeno, il fenomeno è sparito. Lo Stato batte il racket appena spunta la denuncia e l’alleanza tra una parte di comunità e l’autorità costituita. Lo Stato perde a fronte di una congiunzione tra offerta malavitosa e domanda non malavitosa coperta da silenzi convenuti.

Ovunque ci troviamo a passare si registra un senso di insicurezza economica. La parola recessione si incomincia a usare troppo rispetto al troppo poco di prima. Ed è un male poiché le parole agiscono secondo il loro significato. D’altra parte usare parole inverse rispetto alla realtà, mettere cioè la testa sotto la sabbia, è altrettanto diseducativo. Tutto questo per dire cosa? Per cercare di tradurre un rapporto negativo tra andare indietro economicamente e avanzare criminalmente. Meno economia normale più economia criminale. La recessione viene patita dalla brava gente e «festeggiata» dalla malavita.

Della Franciacorta, le nostre sentinelle riferiscono ciò che è subito percepibile: la quiete delle case isolate e meno isolate della Franciacorta è un’alleata tanto dei residenti che dei ladri, invitando tutti, di nuovo, a pensare il rapporto tra sicurezza e muri alti e isolati.
Il nostro viaggio in cerca di sicurezza e insicurezza, per ora, finisce qui. È un altro monitoraggio dei molti e frequenti che facciamo ogni giorno. E che continueremo a fare.

Tonino Zana dal Giornale di Brescia


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