Un lettore ci scrive in merito al recente articolo di Luca Rota dal titolo “Quando la morte dev’essere un diritto”
Detto che il signor Poli probabilmente è nato in epoca sbagliata, l'eutanasia per me ripropone sempre la questione di chi deve "schiacciare il bottone".
Comprendo perfettamente la posizione da credente del signor Poli sull'aborto (anche se sulla 194 non ho cambiato idea) e l'eutanasia, ma riguardo al divorzio mi permetto di affermare che non si è trattato di introdurre un qualcosa che non esisteva, ma di togliere alla Chiesa cattolica il monopolio di un diritto - quello all'annullamento di un matrimonio fallito - che essa pretendeva di esercitare in esclusiva, anche nei confronti di chi non si riconosceva nel suo Magistero (e non voglio polemizzare sul modo in cui questi annullamenti venivano in certi casi concessi dalla Sacra Rota). Il problema sta nel fatto che la democrazia funziona con la logica della maggioranza, mentre quella delle chiese con la logica della verità (anzi, della Verità) e dell'errore; ma se non cominciamo a mettere i paletti adesso, che abbiamo ancora a che fare con persone pacifiche e abbastanza tolleranti, come i cattolici, prossimamente potremmo avere grossi guai con ben altri
Che la democrazia combatti la chiesa e la chiesa la democrazia dipende dal fatto che queste due istituzioni concettuali, o forze,si fondano su due diverse strutture di pensiero e hanno dunque fini diversi per la loro vita. Mentre la chiesa resta un baluardo della Natura del corpo di Cristo, e dunque della famiglia e di tutto quello che la parola di Cristo ha detto, la democrazia è il prodotto della frammentazione della Natura, perché brutta e da combattere quando le si vuol sopravvivere (Leopardi). Ha fatto bene Bernardofreddi a sottolineare la Verità, ciò che non ha pensato è che anche se la paura per l'altro è sempre presente, la scienza e la tecnica hanno unificato questa frammentazione e oggi sono la verità o il senso presente di questo mondo e le popolazioni più povere ne voglion far parte.
Non è dunque un fatto democratico e nemmeno religioso il fluire delle genti più povere, ma un fatto di verità occidentale: per star bene bisogna possedere la tecnica.
Combatta e non combatti.
"Detto che il signor Poli probabilmente è nato in epoca sbagliata" ha praticamente detto tutto, manca solo la sua vera firma.
Sig. Poli, nella sua lettera mi sembra di scorgere un procedere illogico. Lei basa le conclusioni negative sulle nuove norme sul fine vita partendo dal giudizio negativo su aborto e divorzio che per molti sono considerati conquiste della società. Lei conclude che essendo negativi i primi lo è allo stesso modo la norma sul fine vita. Fa ironia sul concetto di limite e riduce una discussione di anni in poche e sprezzanti parole: “sempre la medesima scusa”. Non vedo tuttavia nel suo scritto alcuna argomentazione né su divorzio e aborto né sul fine vita. Dovremmo aderire alla sua per “fede”? Se così fosse avrebbe dovuto aggiungere ben altre premesse. Oppure attendo qualcosa di più convincente, anche se di fronte alla fede qualcuno vuole imporre da secoli quale sia la verità.
Gent. "Leretico", se lei leggesse attentamente il mio intervento si accorgerebbe che mi sono volutamente limitato a ricordare come, storicamente, leggi nate sull'onda emotiva del caso limite e che toccano temi sensibili sul piano etico, come quella sul biotestamento, abbiano poi realisticamente avuto l'effetto di creare semplicemente un nuovo costume sociale che, secondo me, ha creato problemi a tutti, per cui risulta utopico, se non ingenuo, pensare che la legge sulle DAT verrà applicata in futuro solo ai casi limite. Nient'altro. P.S. non è bello ragionare con chi si nasconde dietro ad uno pseudonimo...
non sara' bello ragionare con chi si nasconde dietro un nick name,ma non significa che dietro tale pseudonimo,non ci si possa comunque ragionare...questo giornale ha questa possibilita'...chi vuol usufruirne credo sia libero di farlo,non vedo dove sia il problema...chi no,metta pure le proprie generalita',non ravvedo sto grane tragedia...
Prima del P.S., dove non parlo di "tragedia" e che era assolutamente secondario, c'era la mia risposta: l'ha letta? Ho la netta impressione che stiamo perdendo tempo, buona giornata.
Caro signor Poli, sul tema dello pseudonimo posso replicare come tante altre volte ho fatto: contano le idee o conta la persona che le esprime? Secondo me sono le idee da discutere non le persone. Poiché questo concetto è di difficile comprensione ai più, ne uso uno con profitto, direi. Se però ci tiene a conoscere chi io sia, può rivolgersi al direttore e gli darò il permesso di comunicarle la mia identità. Ho una rubrica su questo giornale e tutti più o meno mi conoscono. A parte questo dettaglio, vorrei rispondere alla sua replica: se lei vuole criticare il costume sociale che da una nuova norma deriva, allora dovrebbe sapere che ogni nuova norma produce questo effetto, non solo quelle che riguardano un ambito etico.
Ci sono sempre quelli, una volta approvata una legge, che cercano di eluderla. Questa tuttavia non mi sembra una buona ragione per non approvare tale legge, qualsiasi legge insomma. Se dovessimo seguire il suo ragionamento non si potrebbe approvare nessuna norma, visto che “fatta la legge, trovato l’inganno”. E’ codesto l’annoso problema della norma e della sua interpretazione. Lei però nella sua replica aggiunge anche qualcos’altro. Lei afferma: “risulta utopico, se non ingenuo, pensare che la legge sulle DAT verrà applicata in futuro solo ai casi limite”.
Non so da dove le viene questa certezza e sicuramente manifesta la sua sfiducia sia negli uomini che nello Stato. Legittimo sicuramente, ma illogico perché, riprendendo il precedente concetto, se la legge prescrive un limite, qualora lo si valicasse o in qualche modo lo si eludesse si violerebbe la norma contenuta nella suddetta legge. Insomma il suo ragionamento, secondo me, rappresenta una critica alla caduta di una barriera in ambito etico, ma contemporaneamente dimentica dall’altro lato le sofferenze e i drammi che tale barriera ha generato. E posso immaginare l’origine della sua resistenza. A me non rimane che osservare come proprio quelli che credono di salvare l’uomo difendendo un principio, non vedono quanto dolore e violenza si nasconda dietro quella difesa. E più si manifesta l’intransigenza di tale posizione, più è palese questa violenza.
Con una persona che ha già deciso cosa io pensi("Sicuramente manifesta la sua sfiducia sia negli uomini che nello Stato","E posso immaginare l’origine della sua resistenza", "quelli che credono di salvare l’uomo difendendo un principio, non vedono quanto dolore e violenza si nasconda dietro quella difesa. E più si manifesta l’intransigenza di tale posizione, più è palese questa violenza") mi rifiuto di proseguire il confronto. Io ho esposto dei FATTI e altro non volevo fare, se questi fattio non le vanno bene affar suo. Buona giornata.
Signor Poli, se potessi decidere cosa pensano gli altri sarei sovrumano e purtroppo o per fortuna non lo sono. Quello che lei pensa lo ha scritto proprio lei. Io le ho semplicemente fatto notare ciò che per me è illogico. Mi tocca inoltre dissentire anche sulla sua affermazione in cui presume di aver esposto FATTI. Lei ha esposto opinioni su fatti senza nessuna argomentazione a supporto. Se confonde i fatti con le opinioni penso che avrà delle difficoltà non solo con me.
Le leggi che ho citato e le derive che ne sono conseguite sono FATTI che volevano dimostrare quanto, per analogia, fosse iluusorio pensare che la legge sulle DAT si sarebbe poi applicata solo ai casi limite e che non avrebbe aperto all'eutanasia indiscriminata. Il resto della mia lettera era solo per chiarire questo concetto, si poteva anche omettere, non mi interessa più di tanto. Su questo resto non ho nessuna intenzione di discutere con lei e le ho già spiegato il perchè. Nient'altro, null'altro. "Se confonde i fatti con le opinioni penso che avrà delle difficoltà non solo con me": lei proprio non riesce a rispondere senza bollare chi ha finito la pazienza di ascoltarlala. Mi lasci in pace!
E se vi dicessi che oggi i fatti sono opinioni? Vi riconcigliereste? Cercate entrambi di aver ragione, ma sapete cosa sia?
Le leggi sono fatti mentre le sue considerazioni sugli effetti di tali leggi sono opinioni. Tanto che molte persone pensano che gli effetti delle leggi da lei citate sono contrari a quelli da lei indicati. Le sue analogie, poiché sono analogie, sono la prova provata che non parla di fatti ma di derivazioni, inferenze, in questi caso indebite perché basate sul false premesse. Non è corretto infatti inferire che così come il divorzio ha distrutto la famiglia (premessa falsa perché la legge sul divorzio è uno strumento, non una causa), allo stesso modo la legge sul fine vita non sarà utilizzato solo nei casi limite. Da premessa falsa conclusione falsa. E, infine, non ho bollato nessuno. Non sono un inquisitore, semmai una vittima di inquisizione.
che le leggi siano fatti è una tua opinione.
se hai in mente cosa siano i fatti.
Allora, oggi la potenza suprema è la scienza, ad essa diamo lo scetro della verità e questo lo consideriamo un fatto. Chiunque sano di mente non va in chiesa per curare la propria vita, in qualunque caso, ma si rivolge alla scienza se non vuole essere deriso. Eppure il fatto dei fatti, la scienza, si fonda sull'opinione, o possibile. Figuriamoci se le leggi democratiche le possiamo considerare fatti. Non lo è nemmeno e per statuto la scienza dura.
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ID74621 - 31/12/2017 09:45:48 - (Tc) - ...
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