30 Dicembre 2017, 10.35
Lettere al Direttore

La scusa dei casi limite

di Luca Poli

Un lettore ci scrive in merito al recente articolo di Luca Rota dal titolo “Quando la morte dev’essere un diritto”


Gent. Direttore,

del recente articolo di Luca Rota dal titolo “Quando la morte dev’essere un diritto” mi ha veramente stupito il passaggio nel quale, con riferimento al fatto che “ognuno dovrebbe poter decidere della propria esistenza”, l’autore si domanda: “Quale disagio o scompenso creerebbe una decisione del genere?” per poi rispondersi che “l’eutanasia sarebbe una prerogativa dei casi limite (…) e non una consuetudine modaiola” e che “Non si è mica obbligati tutti a farvi ricorso”.

Mi ha veramente stupito, dicevo, perché la risposta a questa domanda, che per il sig. Rota è semplicemente retorica, l’ha praticamente già scritta la storia recente, sia dell’Italia che dell’Europa, e non si può non saperlo.

Con la scusa dei casi limite si è sdoganato il divorzio, e la casistica più frequente del sempre più diffuso accesso a tale diritto acquisito non si può certo annoverare nei “casi limite”.

Con la medesima scusa, anche barando e strumentalizzando in modo vergognoso (si ricordino, in proposito, i “milioni” di presunti aborti clandestini che, secondo Pannella, si consumavano annualmente in Italia ed alla vicenda Icmesa), si è arrivati alla legge 194, e i sei milioni di aborti che da allora si sono praticati, sempre in Italia, non mi si venga a raccontare che sono ancora “casi limite”.

Sempre con la medesima scusa si è finalmente arrivati in Europa, dove la curva della dolce morte si sta impennando (ma va?), al caso di persone che chiedono ed ottengono l’eutanasia perché depresse.

Gent. Luca Rota, come è vero che, collateralmente al proprio personale dramma, lo sfascio della famiglia e i sei milioni di bambini non nati hanno creato qualcosa di più che “disagio” e “scompenso” alla collettività intera, sia a livello sociale che economico (lo sostengono fior di economisti e sociologi, paradossalmente anche di area progressista), è assolutamente realistico ipotizzare che una maggior liberalizzazione dell’eutanasia, di fatto già introdotta anche in Italia dalla recente legge, creerebbe l’ennesimo nuovo costume cui seguirebbero inediti problemi per la generalità dei cittadini, quelli che non sono “obbligati (…) a farvi ricorso” compresi.

E mi sono limitato a qualche considerazione solo basandomi sulla concretezza della storia recente e  tenendomi lontano da una qualsiasi valutazione etica della questione, anche se quest’ultima sarebbe cosa tutt’altro che secondaria, anzi…

Luca Poli - Prevalle


Commenti:
ID74621 - 31/12/2017 09:45:48 - (Tc) - ...

se cosciente e in grado di farlo,ogni essere umano dovrebbe essere libero di prendersi le proprie responsabilita' nei suoi confronti e anche in quelle di altri (che per ovvie ragioni,coscienti e pensanti non lo saranno mai piu'),al di la della retorica,dell'etica e della religione...

ID74623 - 31/12/2017 12:59:15 - (Dolcestilnovo) -

Detto che il signor Poli probabilmente è nato in epoca sbagliata, l'eutanasia per me ripropone sempre la questione di chi deve "schiacciare il bottone".

ID74634 - 01/01/2018 10:25:54 - (bernardofreddi) -

Comprendo perfettamente la posizione da credente del signor Poli sull'aborto (anche se sulla 194 non ho cambiato idea) e l'eutanasia, ma riguardo al divorzio mi permetto di affermare che non si è trattato di introdurre un qualcosa che non esisteva, ma di togliere alla Chiesa cattolica il monopolio di un diritto - quello all'annullamento di un matrimonio fallito - che essa pretendeva di esercitare in esclusiva, anche nei confronti di chi non si riconosceva nel suo Magistero (e non voglio polemizzare sul modo in cui questi annullamenti venivano in certi casi concessi dalla Sacra Rota). Il problema sta nel fatto che la democrazia funziona con la logica della maggioranza, mentre quella delle chiese con la logica della verità (anzi, della Verità) e dell'errore; ma se non cominciamo a mettere i paletti adesso, che abbiamo ancora a che fare con persone pacifiche e abbastanza tolleranti, come i cattolici, prossimamente potremmo avere grossi guai con ben altri

ID74639 - 01/01/2018 12:04:21 - (Dru) - Bene Bernardofreddi

Che la democrazia combatti la chiesa e la chiesa la democrazia dipende dal fatto che queste due istituzioni concettuali, o forze,si fondano su due diverse strutture di pensiero e hanno dunque fini diversi per la loro vita. Mentre la chiesa resta un baluardo della Natura del corpo di Cristo, e dunque della famiglia e di tutto quello che la parola di Cristo ha detto, la democrazia è il prodotto della frammentazione della Natura, perché brutta e da combattere quando le si vuol sopravvivere (Leopardi). Ha fatto bene Bernardofreddi a sottolineare la Verità, ciò che non ha pensato è che anche se la paura per l'altro è sempre presente, la scienza e la tecnica hanno unificato questa frammentazione e oggi sono la verità o il senso presente di questo mondo e le popolazioni più povere ne voglion far parte.

ID74640 - 01/01/2018 12:10:58 - (Dru) -

Non è dunque un fatto democratico e nemmeno religioso il fluire delle genti più povere, ma un fatto di verità occidentale: per star bene bisogna possedere la tecnica.

ID74641 - 01/01/2018 12:14:20 - (Dru) -

Combatta e non combatti.

ID74651 - 01/01/2018 14:49:46 - (LucaPoli) -

"Detto che il signor Poli probabilmente è nato in epoca sbagliata" ha praticamente detto tutto, manca solo la sua vera firma.

ID74659 - 01/01/2018 18:58:09 - (Leretico) - Quale argomentazioni?

Sig. Poli, nella sua lettera mi sembra di scorgere un procedere illogico. Lei basa le conclusioni negative sulle nuove norme sul fine vita partendo dal giudizio negativo su aborto e divorzio che per molti sono considerati conquiste della società. Lei conclude che essendo negativi i primi lo è allo stesso modo la norma sul fine vita. Fa ironia sul concetto di limite e riduce una discussione di anni in poche e sprezzanti parole: “sempre la medesima scusa”. Non vedo tuttavia nel suo scritto alcuna argomentazione né su divorzio e aborto né sul fine vita. Dovremmo aderire alla sua per “fede”? Se così fosse avrebbe dovuto aggiungere ben altre premesse. Oppure attendo qualcosa di più convincente, anche se di fronte alla fede qualcuno vuole imporre da secoli quale sia la verità.

ID74660 - 01/01/2018 20:42:47 - (LucaPoli) -

Gent. "Leretico", se lei leggesse attentamente il mio intervento si accorgerebbe che mi sono volutamente limitato a ricordare come, storicamente, leggi nate sull'onda emotiva del caso limite e che toccano temi sensibili sul piano etico, come quella sul biotestamento, abbiano poi realisticamente avuto l'effetto di creare semplicemente un nuovo costume sociale che, secondo me, ha creato problemi a tutti, per cui risulta utopico, se non ingenuo, pensare che la legge sulle DAT verrà applicata in futuro solo ai casi limite. Nient'altro. P.S. non è bello ragionare con chi si nasconde dietro ad uno pseudonimo...

ID74662 - 01/01/2018 23:33:36 - (Tc) - Luca Poli

non sara' bello ragionare con chi si nasconde dietro un nick name,ma non significa che dietro tale pseudonimo,non ci si possa comunque ragionare...questo giornale ha questa possibilita'...chi vuol usufruirne credo sia libero di farlo,non vedo dove sia il problema...chi no,metta pure le proprie generalita',non ravvedo sto grane tragedia...

ID74666 - 02/01/2018 08:38:44 - (LucaPoli) -

Prima del P.S., dove non parlo di "tragedia" e che era assolutamente secondario, c'era la mia risposta: l'ha letta? Ho la netta impressione che stiamo perdendo tempo, buona giornata.

ID74667 - 02/01/2018 10:34:43 - (Leretico) - L'utopia e l'ingenuità

Caro signor Poli, sul tema dello pseudonimo posso replicare come tante altre volte ho fatto: contano le idee o conta la persona che le esprime? Secondo me sono le idee da discutere non le persone. Poiché questo concetto è di difficile comprensione ai più, ne uso uno con profitto, direi. Se però ci tiene a conoscere chi io sia, può rivolgersi al direttore e gli darò il permesso di comunicarle la mia identità. Ho una rubrica su questo giornale e tutti più o meno mi conoscono. A parte questo dettaglio, vorrei rispondere alla sua replica: se lei vuole criticare il costume sociale che da una nuova norma deriva, allora dovrebbe sapere che ogni nuova norma produce questo effetto, non solo quelle che riguardano un ambito etico.

ID74668 - 02/01/2018 10:35:24 - (Leretico) - continua

Ci sono sempre quelli, una volta approvata una legge, che cercano di eluderla. Questa tuttavia non mi sembra una buona ragione per non approvare tale legge, qualsiasi legge insomma. Se dovessimo seguire il suo ragionamento non si potrebbe approvare nessuna norma, visto che “fatta la legge, trovato l’inganno”. E’ codesto l’annoso problema della norma e della sua interpretazione. Lei però nella sua replica aggiunge anche qualcos’altro. Lei afferma: “risulta utopico, se non ingenuo, pensare che la legge sulle DAT verrà applicata in futuro solo ai casi limite”.

ID74669 - 02/01/2018 10:36:25 - (Leretico) - continua

Non so da dove le viene questa certezza e sicuramente manifesta la sua sfiducia sia negli uomini che nello Stato. Legittimo sicuramente, ma illogico perché, riprendendo il precedente concetto, se la legge prescrive un limite, qualora lo si valicasse o in qualche modo lo si eludesse si violerebbe la norma contenuta nella suddetta legge. Insomma il suo ragionamento, secondo me, rappresenta una critica alla caduta di una barriera in ambito etico, ma contemporaneamente dimentica dall’altro lato le sofferenze e i drammi che tale barriera ha generato. E posso immaginare l’origine della sua resistenza. A me non rimane che osservare come proprio quelli che credono di salvare l’uomo difendendo un principio, non vedono quanto dolore e violenza si nasconda dietro quella difesa. E più si manifesta l’intransigenza di tale posizione, più è palese questa violenza.

ID74671 - 02/01/2018 14:04:13 - (LucaPoli) -

Con una persona che ha già deciso cosa io pensi("Sicuramente manifesta la sua sfiducia sia negli uomini che nello Stato","E posso immaginare l’origine della sua resistenza", "quelli che credono di salvare l’uomo difendendo un principio, non vedono quanto dolore e violenza si nasconda dietro quella difesa. E più si manifesta l’intransigenza di tale posizione, più è palese questa violenza") mi rifiuto di proseguire il confronto. Io ho esposto dei FATTI e altro non volevo fare, se questi fattio non le vanno bene affar suo. Buona giornata.

ID74674 - 02/01/2018 16:44:04 - (Leretico) - I fatti e le opinioni

Signor Poli, se potessi decidere cosa pensano gli altri sarei sovrumano e purtroppo o per fortuna non lo sono. Quello che lei pensa lo ha scritto proprio lei. Io le ho semplicemente fatto notare ciò che per me è illogico. Mi tocca inoltre dissentire anche sulla sua affermazione in cui presume di aver esposto FATTI. Lei ha esposto opinioni su fatti senza nessuna argomentazione a supporto. Se confonde i fatti con le opinioni penso che avrà delle difficoltà non solo con me.

ID74675 - 02/01/2018 16:58:35 - (LucaPoli) -

Le leggi che ho citato e le derive che ne sono conseguite sono FATTI che volevano dimostrare quanto, per analogia, fosse iluusorio pensare che la legge sulle DAT si sarebbe poi applicata solo ai casi limite e che non avrebbe aperto all'eutanasia indiscriminata. Il resto della mia lettera era solo per chiarire questo concetto, si poteva anche omettere, non mi interessa più di tanto. Su questo resto non ho nessuna intenzione di discutere con lei e le ho già spiegato il perchè. Nient'altro, null'altro. "Se confonde i fatti con le opinioni penso che avrà delle difficoltà non solo con me": lei proprio non riesce a rispondere senza bollare chi ha finito la pazienza di ascoltarlala. Mi lasci in pace!

ID74676 - 02/01/2018 18:28:08 - (Dru) -

E se vi dicessi che oggi i fatti sono opinioni? Vi riconcigliereste? Cercate entrambi di aver ragione, ma sapete cosa sia?

ID74679 - 03/01/2018 00:23:01 - (Leretico) - I fatti e le opinioni

Le leggi sono fatti mentre le sue considerazioni sugli effetti di tali leggi sono opinioni. Tanto che molte persone pensano che gli effetti delle leggi da lei citate sono contrari a quelli da lei indicati. Le sue analogie, poiché sono analogie, sono la prova provata che non parla di fatti ma di derivazioni, inferenze, in questi caso indebite perché basate sul false premesse. Non è corretto infatti inferire che così come il divorzio ha distrutto la famiglia (premessa falsa perché la legge sul divorzio è uno strumento, non una causa), allo stesso modo la legge sul fine vita non sarà utilizzato solo nei casi limite. Da premessa falsa conclusione falsa. E, infine, non ho bollato nessuno. Non sono un inquisitore, semmai una vittima di inquisizione.

ID74685 - 03/01/2018 11:58:59 - (Dru) -

che le leggi siano fatti è una tua opinione.

ID74686 - 03/01/2018 11:59:26 - (Dru) -

se hai in mente cosa siano i fatti.

ID74694 - 03/01/2018 19:56:00 - (Dru) - Beh, vedo che non arriva risposta...

Allora, oggi la potenza suprema è la scienza, ad essa diamo lo scetro della verità e questo lo consideriamo un fatto. Chiunque sano di mente non va in chiesa per curare la propria vita, in qualunque caso, ma si rivolge alla scienza se non vuole essere deriso. Eppure il fatto dei fatti, la scienza, si fonda sull'opinione, o possibile. Figuriamoci se le leggi democratiche le possiamo considerare fatti. Non lo è nemmeno e per statuto la scienza dura.

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