22 Ottobre 2017, 09.00
Anniversari

Caporetto, cent'anni dopo

di Giancarlo Marchesi

Da cent'anni la dolorosa disfatta di Caporetto continua a rappresentare la sconfitta militare più bruciante della nostra storia contemporanea.


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Il poderoso attacco sferrato dalle truppe austro-tedesche nella notte del 24 ottobre 1917, nella conca a ridosso di quel piccolo borgo friulano, annientò l’esercito italiano, che dopo i primi duri combattimenti sbandò e fu costretto alla dolorosa ritirata.

Era un esercito in cui nessuno voleva prendersi delle responsabilità, e in cui si aveva paura dell’iniziativa individuale, tanto che la notte del 24 ottobre 1917, con i telefoni interrotti dal bombardamento nemico, molti comandanti di artiglieria non osarono aprire il fuoco senza ordini. Un paese retto da una classe dirigente di parolai aveva prodotto generali capaci di emanare circolari in cui esortavano i soldati a battersi fino alla morte, credendo di aver risolto così tutti problemi.

Nei giorni successivi, le divisioni austro-tedesche avanzarono occupando oltre ventimila chilometri di territorio, senza incontrare una resistenza di modesta entità. Undicimila furono i soldati italiani uccisi, trecentomila quelli fatti prigionieri; e un numero ancora maggiore di civili fu costretto a fuggire dalle loro terre, occupate dalle forze nemiche.

La rotta segnò profondamente l'Italia dell'epoca e molte furono le domande che in quei giorni gli italiani si posero: Come era potuto accadere un così immane disastro? Quali sottovalutazioni e impreparazioni lo avevano reso possibile?

Il nuovo governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando, formatosi nei giorni successivi alla sconfitta, dovette istituire una Commissione d’inchiesta incaricata di valutare le responsabilità della disfatta.

Sui lavori di quella Commissione, ora lo storico Luca Falsini detta una nuova luce con il saggio "Processo a Caporetto. I documenti inediti della disfatta. Cadorna e Badoglio, gli alti comandi, gli ufficiali, i soldati".

I preziosi materiali di quella inchiesta, si arricchiscono a distanza di cento anni, finalmente, delle note e degli appunti personali dei componenti della Commissione e delle bozze preliminari di giudizi secretate e stralciate dalla relazione ufficiale.

L’autore di questo libro ha potuto per primo studiarli nella loro integrità, grazie al ritrovamento fortuito di una loro copia completa, custodita tra le carte personali del segretario estensore dei verbali della Commissione.

Da questa ricca documentazione, del tutto inedita, si possono trarre nuovi elementi di conoscenza sulle responsabilità degli uomini di governo e dei generali al comando: Cadorna, Capello, Badoglio e Cavaciocchi. Su Badoglio, in particolare, che subito dopo la disfatta era stato addirittura promosso a sottocapo di Stato Maggiore, emergono documenti che ne attestano le responsabilità.

Si tratta di colpe e incapacità
che la Commissione, nel corso dei lavori non aveva mancato di evidenziare, ma che per opportunità politica vennero poi taciute.

Attraverso una rigorosa e accurata ricostruzione dell’intero scenario militare e politico, il libro di Luca Falsini riafferma la centralità di Caporetto non solo nella storia della Grande Guerra, ma anche come fattore di accelerazione dei processi autoritari che avrebbero portato all’ascesa del regime fascista.



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