22 Marzo 2008, 00.00
Valsabbia - C
La lettera

Genitori e figli

Si sta facendo sempre piů drammatico il tema del lavoro al femminile, soprattutto quello delle mamme. Donne che, dedicandosi al benessere della famiglia, non sanno piů se farlo lavorando oppure rimanendo accanto ai figli. Una mamma ci scrive.

Si sta facendo sempre piĂą drammatico il tema del lavoro al femminile, soprattutto quello delle mamme. Donne che, dedicandosi al benessere della famiglia, non sanno piĂą se farlo lavorando oppure rimanendo accanto ai figli. Una mamma ci scrive.

Buongiorno direttore,
seguo il suo lavoro da mesi e con accoramento pongo a lei e i suoi lettori valsabbini un tema che come mamma mi occupa la mente (e il cuore visto che di accoramento parlavo…).
Prendo spunto da una lettera che ho letto stamattina su “Il giornale di Brescia” 19/3/008 , giorno della festa del papà (?) dove leggo di anonima bambina dodicenne che si chiede in quale tempo possa avere la presenza dei suoi genitori impegnati entrambi in un lavoro presso un centro commerciale tutta la settimana ad orario pieno e pure la domenica per l’apertura dello stesso anche nel giorno festivo.
Mi sono commossa nella descrizione del tempo che sente perso ad aspettare il loro rientro, dice di non poter meglio fare i compiti senza il loro aiuto, ma ciò che ancora rimane nascosto è quella confidenza mancata in un’età così fragile tra l’esser bambina e saper di essere attesa nel mondo adulto.

I bambini non hanno chiesto di nascere, sopravviverĂ  anche questa meravigliosa fanciulla, spero che abbia cuore per sopportare anche la risposta del direttore che le suggerisce di studiare proprio e magari per un giorno chiudere il centro commerciale.
E’ una risposta rassicurante da dare ad una bambina che crede che i suoi genitori non facciano altro che per il suo bene? O forse dovremmo essere noi adulti a orientarci su quale tipo di bene chiedono i nostri figli? Anni di part-time hanno bruciato tutte le possibilità di aggiornamento e di rapporto con i miei colleghi di lavoro, mi sono sentita rovesciare addosso l’olio bollente della disistima ogni qualvolta ho dovuto giustificarmi per motivi di famiglia; alla fine estenuata ho scelto di rimanere a casa consapevole di non poter certo evitare inciampi di percorso ai miei figli adolescenti, impotente e senza riferimenti rispetto alla mia adolescenza, l’unica giustifica che mi posso dare è di essere qui ad aspettarli dopo le loro avventure e se vogliono possono parlarmi.

Non mi pare che il problema sia soltanto mio perché ho ascoltato altre mamme che con terrore la mattina dopo la notte insonne ad assistere uno o due figli influenzati con una percentuale di presenza fisica pari al meno zero si dibattono se telefonare e giustificarsi sul lavoro o presentarsi lo stesso dopo la tragica trafila di telefonate per vedere chi si accolla il figlio febbricitante.
Sempre meno le mamme possono contare sui genitori e men che meno trovare sostituti momentanei e tempestivi tra le 7.30 e le 8 del mattino.
Poi con lo scrupolo di capire se lavorare fa bene al figlio che invece chiede la tua presenza e non vuole altro che te, mamma, per superare la crisi.
Più che di strutture d’appoggio mancate, specialmente nelle realtà dei nostri paesini microscopici che si tirano la coperta troppo corta l’un con l’altro, io ne farei un problema di coscienza e responsabilità dei genitori, non c’è piu’ tempo per rimandare.
Certo che questo comporta rinunciare al parrucchiere, alle creme rigeneranti e ringiovanenti, al cinema, alla pizza in pizzeria, al centro benessere, al quel bel cappottino, alla vacanza di primavera (e forse anche quella estiva) e molto altro ancora.
Ringrazio dello spazio concessomi e auguro lunga vita al vostro giornale.

Una mamma valsabbina


Per completezza alleghiamo anche la lettera apparsa sul Giornale di Brescia, completa di risposta del Direttore.

ESPERIENZA FAMIGLIARE
Negozi aperti la domenica
Mi chiamo Camilla e ho dodici anni. Vorrei parlarvi di come passo le domeniche e come passerò Pasqua.
Oggi come molte domeniche ero a casa da sola e stamattina non sono potuta andare alla processione della Domenica delle Palme e neanche a Messa. Perché il mio papà e la mia mamma la domenica, come tutti i giorni della settimana, lavorano in un centro commerciale. Molte volte essendo impegnati non mi possono portare a danza. Avendo un negozio in un centro commerciale sono costretti ad aprire a seconda degli orari dell’ipermercato.
Essendo sola, con mio fratello, a volte non studio le materie più difficili perché nessuno mi può aiutare e io, o mi perdo via o smetto, e mi stravacco sul divano guardando la televisione fino al loro arrivo. Poi mangio, andiamo a dormire e il giorno dopo mi trovo impreparata per le interrogazioni prendendo brutti voti. Ma vi sembra giusta questa cosa di lavorare la domenica?
La domenica non è festa per tutti, visto che tutti i miei amici vanno all’Oratorio?

LETTERA FIRMATA

Cara Camilla, sono d’accordo con tutte le tue proteste. Però, forse, non darei la colpa al supermercato se ti «stravacchi» e non studi. Visto che a 12 anni sei così ben cosciente di ciò che è bene e ciò che è male, dai, fai un piccolo sforzo. Prendendo bei voti, un giorno potrai forse fare cose importanti e chissà, magari anche chiudere un supermercato la domenica.


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