Da Casto al Giappone, nel 1.500

Quell’interessante appuntamento culturale ci offre lo spunto per tratteggiare una delle figure più importanti, quella di Organtino Gnecchi Soldi, originario di Casto proprio come padre Carminati.

Organtino era nato nel Savallese nel 1532, da Iacopo Philippi de Gnechis de Belincinis e da Benedetta Soldo.

Della sua gioventù si conosce poco, tuttavia, era stato già ordinato sacerdote quando, nel dicembre 1556, entrò nella Compagnia di Gesù a Ferrara.
In questa città rimase a studiare finché all'inizio del 1559 fu trasferito a Frascati e quindi, nell'autunno 1560, a Roma, dove proseguì i suoi studi di filosofia e di teologia nel Collegio romano.

Negli anni 1565-66 fu superiore nel collegio di Loreto.
In questa città ricevette nell'ottobre 1566 la notizia della sua destinazione alle missioni in Asia. Partì da Genova l'8 dicembre 1566 e arrivò a Lisbona il 26 febbraio 1567, in tempo per imbarcarsi sulla "Anunciada", una delle navi della flotta diretta in India, che salpò il 17 marzo 1567.

Nel 1570 Gnecchi prese parte una riunione cui parteciparono i vari confratelli gesuiti, al termine della quale egli fu destinato in missione nel distretto giapponese di Miyako (Kyoto).
Da subito, fu coinvolto nei contrasti che dividevano la nobiltà feudale della regione - non pochi esponenti della quale si erano convertiti al cristianesimo - attirandosi l'ostilità dei bonzi buddisti e dei loro seguaci.

L'apostolato del missionario valsabbino fu coronato da successo, come conferma il numero crescente di conversioni, indotte soprattutto dal suo atteggiamento verso la popolazione e la cultura giapponese, non ostile, ma aperto, favorevole e improntato a una sconfinata ammirazione.
Tanto è vero che, in una sua lettera del 29 settembre 1577, indirizzata al generale dell’ordine, smentiva l'opinione, allora prevalente anche fra i missionari, che i Giapponesi fossero un popolo incivile, arrivando addirittura a scrivere che, eccezion fatta per la religione, gli occidentali erano "in gran misura" loro inferiori, e in un'altra lettera datata 15 ottobre senza anno ribadiva tale concetto affermando che: "comparati a loro siamo barbarissimi".

Gnecchi mantenne sempre il suo atteggiamento aperto e favorevole alla popolazione e alla cultura giapponesi, in contrasto con quello più chiuso e scostante di alti missionari.
Morì il 22 aprile 1609.

Sotto il nome storpiato di Urugan Bateren (padre Organtino), padre Gnecchi figura nei primi due capitoli del Kirishitan monogatari (Racconti cristiani), pubblicato probabilmente nel 1639 a Kyoto (ristampato a Tokyo nel 1907 e nel 1926).

Si tratta di un'opera a carattere anticristiano, in cui lo Gnecchi viene descritto come un essere bruttissimo, dal naso lunghissimo e rosso, gli occhi grandi e gialli, la testa piccola, le mani dotate di artigli, la statura gigantesca, la voce stridula come quella di una civetta: un vero mostro, un diavolo, come i primi occidentali apparvero ai Giapponesi.

Al di là di questa caricatura, occorre evidenziare che padre Organtino influenzò in modo profondo la cultura giapponese, tanto da entrare, come si è visto, in un’opera letteraria del paese del Sol Levante.
Non solo, ma ancora oggi la figura di Organtino è oggetto di studi, come dimostrano i pregevoli lavori di Padre Carminati.