Lago: i «numeri» e l'assenza della politica

Se ad un incontro fosse possibile dare un titolo “a posteriori”, quello che ha avuto luogo l’altra sera al Polivalente di Idro e che ha riguardato le vicende dell’Eridio sarebbe da definire “la serata nella quale i tecnici hanno dato i numeri”. In fondo era per questo che si erano riuniti, peccato che gran parte dei presenti abbiano capito tutti quanti che ogni esperto partisse da presupposti e dati in alcuni casi completamente diversi fra loro, per arrivare, ovvio, a prospettare soluzioni antitetiche. Non è stato un bello spettacolo, insomma: da una parte gli esperti della Regione Lombardia, con il direttore generale delle Reti e Servizi di pubblica utilità e Sviluppo sostenibile Raffaele Tiscar c’erano l’ing. Peri e il prof. Griffini oltre al dottor Mannucci dell’Arpa, chiamati dagli Amministratori dei Comuni rivieraschi a spiegare in pubblico come mai ogni proposta alternativa alla costruzione della “terza galleria” è stata sistematicamente accantonata. Dall’altra i tecnici che quelle proposte alternative le avevano studiate e messe su carta: l’asportazione più o meno in profondità della paleofrana per risolvere il problema alla radice; la “tombinatura” del Chiese alla sua uscita dal lago per poco più di un chilometro, in modo da rendere l’emissario indenne da ogni eventuale smottamento; il drenaggio con pozzi e poi anche con una sorta di cunicolo in grado di intercettare l’acqua che sarebbe la causa prima dello scivolamento a valle del terreno appesantito alla sinistra del fiume valsabbino. Pochi gli elementi che hanno trovato concordi ingegneri e geologi. Com’è che studiando i movimenti della paleofrana qualcuno scopre che si muove quando piove e qualcun altro invece afferma che si muove sempre allo stesso modo? Come mai secondo la Regione rischiano di precipitare 15 milioni di metri cubi di materiale e la Protezione civile dice invece 5 milioni? Nel primo caso la differenza sta nella bontà o meno di scegliere la strada del drenaggio, nel secondo la convenienza oppure no ad asportare quel materiale pericolante. Altro dubbio: con una nuova galleria di svaso del lago si potrà pure risolvere il problema della “piena millenaria” in modo che i responsabili di quell’eventuale scenario possano dormire sonni tranquilli, il pericolo paleofrana però è destinato a rimanere tale e quale, incombente anche sulla viabilità. Insomma, l’ipotesi della “terza galleria” sul lago continua a non piacere e lo dimostrano anche le 3mila e passa firme raccolte in meno di 20 giorni in calce alla petizione popolare degli Amici della Terra. Anche perchè appare sempre più chiara, una volta realizzata l’opera, l’intenzione della Regione a stabilire una regolazione del lago che parta dal deflusso minimo vitale (obbligo comunitario) per salire “in base alle necessità degli interessati” come ha affermato lo stesso Tiscar venerdì sera. Cosa che farebbe ripiombare l’Eridio nei suoi problemi ecologici di sempre. C’è uno spiraglio. Un tavolo tecnico al quale i tecnici potranno chiarirsi meglio sui numeri che hanno dato l’altra sera: “in modo paritetico” ha assicurato Tiscar. Questioni tecniche dunque. La politica, meno che i sindaci, sembra aver rinunciato definitivamente a fare delle scelte.

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