22 Febbraio 2008, 00.00
Vobarno
L’artista e la memoria

Intervista con il musicista Massimo Zamboni

di Alfredo Cadenelli

Le giornate della memoria e del ricordo: momenti di riflessione sul nostro recente passato. Di questo si parla in questa anteprima dell'intervista a Massimo Zamboni, che sarà proposta in forma integrale nel prossimo numero del Graffio.

Si sono celebrate nelle scorse settimane le giornate dedicate alla memoria e al ricordo (istituzionalmente i due termini non sono sinonimi, anzi…), occasioni per riflettere su quanto per noi uomini del nostro tempo sia importante conoscere e fare tesoro delle esperienze di chi ci ha preceduto, affinché mai più si ripetano atti di inumana barbarie quali l’Olocausto e l’eccidio delle foibe.

Abbiamo parlato di questo tema con Massimo Zamboni, scrittore e musicista (chitarrista dei CCCP prima e dei CSI poi, e che ora ha intrapreso una nuova strada da solista) dopo la presentazione a Brescia del suo spettacolo “Cronache dalle macerieâ€, al Nuovo Cinema Eden di via Nino Bixio.

A. All’inizio del tuo reading dici (cito testualmente): “Piante e animali sono condannati alla vita. L’uomo è condannato alla storia, e trascina gli altri sistemi con sé, in un mondo politico.
Ma c’è una cosa che abbiamo dovuto apprendere: la storia, non solo non è maestra della vita; non è neanche bidella.†Una provocazione, un monito… che altro?

Z. Un monito no, perché sarebbe una forma di espressione troppo arrogante il pensare di ammonire gli altri.
È un’affermazione frutto della mia personale esperienza, visto che vivo molto a contatto con animali e piante e mi capita spesso di pensare a quali siano differenze tra noi e loro: noi viviamo nella storia, loro vivono nella vita e sono trascinati nella storia a causa nostra… credo che ne farebbero volentieri a meno!
Mi piacerebbe sapere qual è stato il momento in cui l’uomo è uscito dalla vita per entrare nella storia; c’è stato un attimo in cui ha preso questa decisione…non so se corrisponde necessariamente a quando ha peso un utensile in mano, o un’arma, o a che cosa…
In questo c’è una grossa differenza tra gli esseri umani e gli altri esseri animati: qualcosa lega noi alla storia. È, per certi versi, una condanna, ma anche la nostra salvezza.
Gli animali hanno in condanna di essere legati alla vita, il loro sentire si limita a bisogni primari, nutrirsi e riprodursi essenzialmente; una condanna ma anche una fortuna, entrambi termini ambivalenti.

A. Rispetti agli altri esseri viventi, l’uomo è in grado di assimilare, ricordare e fare memoria, attraverso anche la scrittura e il racconto, comunicando ai suoi simili la propria personale esperienza. Quanto ciò rende l’uomo un essere privilegiato, che non vive solo della propria memoria ma anche di una memoria collettiva?

Z. Come dicevo prima, c’è in ciò un’ambivalenza, un privilegio e una condanna insieme: bisogna ricordarsi sempre che esiste questa duplice chiave di lettura, non possiamo essere appagati in questo nostro privilegio. Noi possiamo godere dell’aiuto degli altri, possiamo fare nostra la loro conoscenza, attraverso la testimonianza diretta o anche in altri modi, leggendo libri o vedendo film, ad esempio.
Di questo gli animali non possono godere. Allo stesso tempo sentiamo pesantemente questo fardello.
È difficile capire questa memoria che andiamo a celebrare, in questa giornata del 27 gennaio, in particolare…
Tante volte la memoria è trattata come fosse un utensile, è celebrata perché serva al presente: quindi, in un certo senso, la memoria deve andare a legittimare il presente.
Tante guerre sono cominciate in nome della memoria, e non dell’oblìo.
In Jugoslavia la divisione si mantiene grazie alla memoria, la guerra è probabilmente scoppiata grazie a un rispolvero molto preciso, molto cinico ma molto determinato, di memoria, la memoria è stata indirizzata, e nessuno ne sentiva il bisogno.
Gli jugoslavi che conoscevo io vent’anni fa erano jugoslavi come noi siamo italiani, non avevo la minima idea neanche di che religione fossero; alcuni erano praticanti, altri meno, nessuno di loro parlava e pensava in termini di etnìa.
Poi qualcuno ha pensato che era il caso di rispolverare la memoria, per scopi suoi naturalmente.
Quindi, sono sempre parole che bisogna usare con estrema cautela, credo.

Massimo, dopo la fine dell’esperienza CCCP-CSI e la conseguente decisione di “mettersi in proprioâ€, ha scritto alcuni libri (In Mongolia in Retromarcia, Emilia Parabolica e Il Mio Primo Dopoguerra), ha partecipato alla realizzazione di vari film e documentari e ha pubblicato tre album: “Sorella Sconfittaâ€, la colonna sonora del film “L’Orizzonte degli Eventi†di Daniele Vicari e “L’Aperturaâ€, realizzato insieme alla cantante Nada.

Per marzo è in programma l’uscita del suo prossimo lavoro, “L’Inerme è l’Imbattibileâ€, un cofanetto contenente un libro, un cd e un dvd del regista Stefano Savona, dal titolo “Il Tuffo della Rondineâ€, che racconta del ritorno di Massimo a Mostar, in Bosnia, dieci anni dopo un primo viaggio a ridosso della guerra compiuto assieme al gruppo dei CSI.

“Tornare per sentire raccontare da alcune persone incontrate allora come sia maturata la loro vita, determinata dall’impossibilità, per scelta o per costrizione, di poter imbracciare le armi al tempo del conflitto; dalla frattura tra i richiami delle appartenenze e l’unicità di ogni singolo uomo. Tornare con occhi di padre, e non con occhi di figlio, per indagare le ragioni e la forza dell’inermità.â€

Proprio l’inermità, letteralmente la condizione di chi non ha armi, dell’indifeso, di chi decide più o meno liberamente di non imbracciare uno strumento di morte, è il fulcro della riflessione contenuta nel lavoro dell’artista emiliano.
Nella presentazione del progetto si legge: “Risolutamente negli inermi assoluti, nei bambini, vedo con chiarezza i depositari di quell’incalpestabile memoria che contiene passato e futuro. Loro - quei bambini, letteralmente, che ci hanno messo al mondo - aiuteranno noi a comprendere, e saranno a loro volta aiutati da figli loroâ€.

L’intervista integrale a Massimo Zamboni verrà pubblicata sul prossimo numero del periodico “Il Graffioâ€, in uscita ad aprile e interamente dedicato al tema della memoria.

Chi fosse interessato ad avere ulteriori informazioni sulla carriera e sui lavori di Massimo, può consultare i siti www.massimozamboni.it, www.inerme.it e www.myspace.com/massimozamboni.
Le fotografie che corredano l’articolo sono di Chico De Luigi.



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