Giocare a scacchi aiuta l'apprendimento scolastico?

Una ricerca condotta in Italia nell’anno scolastico 2010-11 che ha coinvolto 113 classi terze appartenenti a 30 scuole primarie distribuite in 16 province e 12 regioni ha confermato l’ipotesi che l’insegnamento degli scacchi ha effetti positivi sull’apprendimento della matematica e non ha escluso che gli scacchi possano generare effetti positivi anche su altre discipline. Il dato è confermato anche da ricerche più recenti che confrontano i dati delle prove Invalsi di chi ha frequentato corsi di scacchi con quelli che non hanno mai utilizzato questo gioco.

A livello internazionale questa evidenza è talmente nota da spingere il Parlamento Europeo a far impegnare i paesi membri a promuovere e incentivare lo studio degli scacchi in tutte le scuole:

“Il gioco degli scacchi è accessibile ai ragazzi di ogni gruppo sociale […] indipendentemente dall’età dei ragazzi, il gioco degli scacchi può migliorarne la concentrazione, la pazienza e la perseveranza e può svilupparne il senso di creatività, l’intuito e la memoria oltre alle capacità analitiche e decisionali. Gli scacchi sviluppano anche determinazione, motivazione e spirito sportivo” (Written Declaration 50/2011)

Esistono ormai programmi che vogliono ampliare l’uso degli scacchi favorendo la psicomotricità su scacchiere giganti o l’uso delle tecnologie digitali e che si rivolgono anche alla formazione dei docenti per la quale sono disponibili gli istruttori della federazione scacchistica italiana, realtà iscritta al CONI.
Non rimane che prendere coscienza dell’efficacia di questo nuovo strumento didattico e favorirne la diffusione.