22 Novembre 2016, 10.22
Gavardo
Storie di paese

«Vi racconto di come salvammo le campane dai tedeschi»

di Federica Ciampone

Alcuni gavardesi coraggiosi riuscirono, durante la Seconda guerra mondiale, a salvare le campane di Gavardo dalla distruzione. Una storia che parla di coraggio e di speranza


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La chiesa parrocchiale dei SS. Filippo e Giacomo si trova nella storica piazza De Medici, a Gavardo. Se si osservano le campane di questa chiesa da vicino – lo zoom di una buona macchina fotografica dovrebbe bastare, comunque – ci si accorge facilmente che sono molto sbeccate: un dettaglio a prima vista poco importante, ma che cela una storia a dir poco sorprendente. Ce l’ha raccontata Francesco Massolini, un anziano del paese, che durante la Seconda guerra mondiale ne è stato protagonista insieme ad alcuni amici.

“Durante la guerra, i tedeschi ammassavano tutto il metallo che riuscivano a trovare ai Tormini, che all’epoca erano un punto di scalo: il materiale veniva caricato sui vagoni del treno e inviato in Germania, dove sarebbe stato fuso per costruire munizioni. Anche le campane di Gavardo erano state portate all’ammassoâ€, ricorda Francesco, “e io e i miei amici volevamo salvarle a tutti i costi. Una notte partimmo da Gavardo con un carro trainato dai buoi – il mezzo di trasporto migliore che avessimo a disposizione – e ci mettemmo in viaggio verso l’ammasso di Tormini: arrivati lì – era quasi l’alba – riuscimmo a riprenderci le campane e a caricarle sul nostro carro senza che nessuno se ne accorgesseâ€.

“E le campane?â€, chiediamo noi. “Si sono sbeccate quella notte?â€

“Le campane sono tutt’ora sbeccate proprio perchè facemmo leva per poterle sollevare dai vagoni e trascinarle sul nostro carrettoâ€, ci spiega Francesco. “Sulla strada del ritorno, a Bostone, una camionetta dei tedeschi ci fermò. ‘Dove state portando quelle campane?’, ci chiesero. Con il cuore in gola mentimmo, gli rispondemmo che le stavamo portando all’ammasso. Per nostra fortuna, i soldati ci credettero e proseguirono per la loro strada. Non appena scomparvero dalla nostra vista noi tornammo indietro di qualche metro: entrammo nel portoncino di quello che oggi è il muro antistante il pronto soccorso; lì era già stata scavata una buca. Vi nascondemmo le campane fino alla fine della guerra, quando furono estratte e rimesse sul campanileâ€.

Quelle campane annerite dal tempo che i gavardesi vedono ogni giorno, insomma, sono le stesse che una notte di circa settant’anni fa furono salvate eroicamente da alcuni ragazzi coraggiosi. Dei giovani che non hanno esitato ad agire in prima persona per salvare il simbolo del loro paese, un pezzo di storia che altrimenti non ci sarebbe mai stato restituito.



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