Furti tra Valtenesi e Valsabbia, fermato il terzo

E tre. Terno secco sulla ruota di Milano: chiuso il cerchio delle indagini sulle tracce della banda di malavitosi albanesi, specializzati in furti in abitazioni, già decimata per due terzi dai carabinieri della Compagnia di Salò il 30 gennaio scorso. Gli stessi militari dell’Arma, al comando del capitano Pietro d’Imperio, hanno rintracciato e fermato ad Abbiategrasso, nel Milanese, il terzo uomo. Ovvero, il presunto «palo» riuscito a sfuggire alla cattura in Valsabbia.
L’uomo - M. L., 36 anni, in regola con il soggiorno e già noto alle forze dell’ordine - è stato bloccato l’altro giorno a conclusione di una serie di accertamenti investigativi effettuati anche sulla scorta delle chiamate rilevate sui telefoni cellulari dei complici.
È, dunque, partita dall’hinterland milanese la trasferta della «batteria» intercettata dai carabinieri durante la scorreria tra la Valtenesi ed alcune località valsabbine nel pomeriggio di quel mercoledì di fine gennaio. Il primo allarme alla centrale operativa della caserma di Campoverde era arrivato con una telefonata da Padenghe, dove un residente aveva notato una Volvo scura con tre uomini a bordo aggirarsi nei pressi della sua abitazione. I dati della targa avevano consentito di appurare che l’auto era stata rubata il 21 dicembre scorso a Desenzano. Ma, nel frattempo, l’operatore del 112 era stato bersagliato da altre chiamate in rapida successione. Prima da Soiano del Lago, poi da Puegnago. E in quest’ultimo caso il bottino dell’incursione era per nulla tranquillizzante: quattro fucili da caccia e relative munizioni.
Dieci le pattuglie sguinzagliate in quelle ore sul territorio alla ricerca della Volvo. Che era stata poi «inquadrata» nella zona di Nozza di Vestone, dove i due albanesi erano entrati in una casa per piazzare l’ennesimo furto. In quell’occasione il complice rimasto di vedetta era riuscito a fuggire. Non così i suoi compari, bloccati nella cucina dell’abitazione nel corso della «visita». Sull’auto i carabinieri avevano ritrovato tutta quanta la refurtiva. Fucili, cartucce, computer, monili, orologi e denaro. L’intero bottino del filotto di sette colpi messo rapidamente a segno quel solo pomeriggio. Tre dei quali a Vobarno, in via Campagnola e in Degagna.
I due arrestati - entrambi già fermati in precedenza per violazioni delle norme sull’immigrazione a Milano, Genova a Como - erano finiti in carcere. A seguire, qualche settimana dopo, è arrivato il turno del loro compagno di scorrerie.

e. g. dal Giornale di Brescia
 

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