15 Novembre 2016, 08.22
Fenomenologia della filosofia

Guerra e pace nel nichilismo del pensiero

di Dru

Diciamo più precisamente che si fanno le guerre perché (principio filosofico e logico) ogni cosa (mondo o essere) è se fatta

 
...allora ogni cosa (mondo o essere) è fatta se la volontà di fare vuole che qualcosa della cosa (mondo o essere) fatta è (cioè nuovamente fatta) dal suo non essere, infatti se la cosa (mondo o essere) fosse semplicemente e non fosse fatta, allora la guerra come dominio dell'essere (mondo o cosa) sarebbe insignificante: perché dominare l'indominabile, perché fare ciò (mondo, essere o cosa) che è (principio di necessità o identità) e che quindi non è possibile il farlo (mondo, essere o cosa)?

Un essere (mondo o cosa) che non è da fare non è mortale, cioè non è non essere (altro del mondo, altro dell'essere, altro della cosa).
Il dramma della volontà, la volontà che è sempre volontà di cambiare la cosa in altro, del suo volere, volere che è sempre voler cambiare poiché non voglio alcunché che non sia modificabile (non voglio avere il Sole), è che anche il non fare e il non volere è soggetto alla stessa matrice, alla morte dell'essere, cioè è far essere.
Diverso è concepire la verità dell'essere, pur essendo consapevoli che la volontà, come errore, non è cancellabile, cancellarla significherebbe nuovamente far essere (far mondo, far cosa).
 
Cosa è la crisi
 
La crisi è uno stato di irrequietezza dello stato.
E un certo stato di cose entra in crisi se quelle cose sono credute possibili di crisi e quindi di superamento e di adeguamento dello stato in cui sono (si, perché lo stato di adeguamento per lo stato è stato di superamento).

Ecco che tra noi e Il sole si instaura uno stato che non entra in crisi. Il sole non entra in crisi, almeno per i pochi anni di vita che ci restano da vivere.
Cercare motivi storici alla crisi attuale non ritorna né il vero senso della crisi nené i motivi che hanno portato a galla questo senso.
I motivi storici non possono dire nulla di più di quello che la storia dice della crisi e cioè che ogni periodo storico ha un inizio e una fine sicché la fine è l'entrata in crisi del periodo storico.

Qualcosa di più di questo lo può dire il significato di storico.
Per storico di qualcosa si intende il nascere, il crescere e il morire di quel qualcosa. Qualcosa di più ancora sul senso della crisi è il nascere e suo di significato.

Se qualcosa nasce allora qualcosa non può esser se stessa. In quanto per esser se stessa la cosa, ogni cosa, non può essere altro da sé, questa la sua vera identità.
La nascita (o chiamatela pure storia) prevede che la relazione di qualcosa a sé sia prodotta, perché nulla nasce se non dal nulla del proprio essere.
Allora, la relazione dell'essere a sé è creduta dalla storia come inesistente o esistente grazie ad una forza o capacità di coesione detta anche produzione, sicché all'essere la cosa è congiunta grazie ad altro e giunta da altro.
Questo stato di cose è il vero senso della crisi, in quanto se per essere ogni cosa deve sopportare la propria nullità e può essere solo "grazie" ad altro, questo è un essere ancorché impossibile, alquanto precario.
 
I fatti attuali 

Essi ci mostrano solo il volto della crisi ma non il suo senso.
Le forze globali che mostrano di aver forza là dove producono, sono forze in conflitto per sopravvivere, cioè morire, in quanto sopravvivere significa appunto superare, cioè adoperare la vita per vivere.
Ma che la storia possa vedere il suo di senso è impossibile, come per l'errore è impossibile scorgere l'errore.
 
Le soluzioni politiche dei giorni nostri e le soluzioni economiche, come le soluzioni religiose e anche scientifiche, mediche, psicologiche e filosofiche, hanno lo scopo preciso di non essere di fondamento per qualcosa, ché tanto dovrà passare (storicismo), perché tanto è stato fatto, in quanto ogni fondamento che non è fondamento, in quanto fatto da qualcosa che gli è fatto di fondamento, non è fondamento ma è fatto fondamento.
 
Il mito della democrazia, come il mito del capitalismo e di ogni forma di potenza, si fonda su questo presupposto, sul presupposto che mancano i fondamentali e mancando essi l'unica certezza è quella storica, diventando essa la fondamentale questione in discussione, questione che si regge sulla matrice della volontà di trasformare il mondo.
 
 


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