Avanti trattative e polemiche

Continua, su più fronti, la discussione attorno al progetto Tavina. Discute il Comune con la proprietà dello stabilimento per ottenere una contropartita adeguata; discute la minoranza consiliare, che dedica alla vicenda gran parte dell’ultimo numero del foglio informativo «Il Gasparo»; discute la piazza, perché l’operazione interessa due zone, l’attuale sito Tavina e l’area di Pratomaggiore, assolutamente strategiche per il futuro sviluppo di Salò e della zona di Villa-Cunettone.
L’iter dell’operazione, presentata in Consiglio il 19 novembre scorso, è ancora alle fasi preliminari. Il Comune intende ovviamente ricavare il maggior «utile» nella trattativa con il privato (ristrutturazione di teatro e altri immobili comunali, realizzazione di un albergo, strade e marciapiedi, ecc.).
«Attualmente - spiega il sindaco Giampiero Cipani - stiamo trattando con la proprietà, alla quale il Comune sottoporrà un atto unilaterale d’obbligo tramite il quale la Tavina, a fronte della possibilità di trasferire lo stabilimento nei pressi dell’area artigianale «Il Noce», si dovrà impegnare non solo a realizzare le opere richieste dal Comune, ma anche ad attuarle nei tempi e nei modi stabiliti dall’Amministrazione. Il restauro del teatro comunale e la realizzazione dell’albergo, ad esempio, saranno interventi prioritari e avranno tempistiche precise».
Secondo la Giunta Cipani in termini economici l’operazione porterà all’acquisizione di aree ed opere per un valore di oltre 15 milioni di euro. Ben diverso il parere della minoranza. Non si comprende, scrive il capogruppo Cinzia Goffi sul foglio informativo di Salò Insieme, «se quella che viene proposta dalla proprietà è un’operazione imprenditoriale seria che garantisca la presenza e l’attività futura dell’impresa sul nostro territorio, oppure se si tratta di una ghiotta operazione immobiliare».
Cinzia Goffi ricorda inoltre che «l’attuale stabilimento occupa un’area urbanistica strategica per la nostra città, un’area che per la vicinanza del lago e per la presenza delle fonti d’acqua è stata da tutti e da sempre (anche dagli strumenti urbanistici che si sono susseguiti) considerata, una volta trasferita l’area industriale, un polo in cui dovevano trovare collocazione strutture turistico-ricettive di qualità (basta pensare ai vari ragionamenti sul complesso termale) e strutture di interesse pubblico.
«Ora - prosegue l’esponente della minoranza consiliare - con il progetto presentato e fatto proprio dalla Giunta, questa immensa volumetria (120mila metri cubi) verrà occupata per l’84% da residenziale, in una città con una popolazione (10mila abitanti) stabile da anni, una città con un numero di seconde case o case vuote già troppo alto (23% nel 2001). Con una scelta di questo tenore si perde un’occasione per la città, compromettendo, dopo altre scelte urbanistiche sbagliate sotto gli occhi di tutti (ex campo Amadei, Piazzale Martiri) le potenzialità di sviluppo per Salò».
Non piace neppure l’area scelta per il nuovo stabilimento: «La fabbrica - continua Cinzia Goffi - viene trasferita in un contesto molto delicato dal punto di vista paesaggistico e geologico. Ancora una volta si considera Villa-Cunettone la periferia della città, senza pensare che è ormai una città nella città (2.000 residenti) senza un futuro urbanistico definito».

Simone Bottura dal Giornale di Brescia

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