Rispondo all’articolo “Sull'etica, sua forma attuale e sua concretezza” comparso sul giornale il 4 agosto 2016 perché in esso vengo chiamato in causa
E diciamo che per i suoi due terzi è anche ben confezionato: sulla storia della filosofia di Severino, posso dire ben poco, in quanto si copia e incolla quanto Severino ha scritto, con l'appunto che "Studi di filosofia della prassi" non è un saggio solo nella sua parte finale, nelle appendici. Lo studio approfondito della prassi come elemento costituente della filosofia, dopo il monumentale " La Struttura Originaria" credo che sia nata in Severino come impellente necessità di comorendere i motivi che stanno alla base dell'errore, ma ancora egli inquinato da quello, ha certo significato molto nell'indirizzo della Necessità dell'essere, ma poi non era ancora sufficientemente chiaro il distacco da quel apparire ancora nichilistico. Ma venimo a me è al presupposto arrogantissimo atteggiamento che avrei acquisito dalla potenza che il pensiero severininano mi ha porto in mano.
Ma non è forse ciò che vedi quello che vorresti vedere di me e non ciò che ormai credo con te vado inutilmente scrivendo ciò che tento di scrivere da anni? Cioè dove vedi sto apologia della morte nei miei scritti? Dove vedi l'arrogante spada che inneggia alla morte di tutti i bambini come autentico significato della potenza? Io penso che la difesa impossibile che fai di alcuni aspetti solo astratti del significato di Violenza ti leghino ancora a preconcetti su di me. Fammi capire dove il qui sacerdote, che tu ameresti superare e a cui intenderesti consegnare la vera dottrina del sacerdozio, sbatlia nelle sue parole e ne discuteremo, ma fin tanto che fai delle tue ipotesi e parole mie tesi, allora sei nel pericoloso recinto nichilista da cui vorresti e in cui ameresti distinguerti.
Attendo replica
quel nemico da abbattere che invece se tu leggessi in profondità le seppur bellissime parole scritte di Severino, non ti fanno affatto diverso solo per il fatto che tu credi nella "volontà buona" contrapposta a questi sacerdozi e a a questi violenti assolutisti della "volontà cattiva"?
Ma per "esser davvero diverso", quindi non credere solamente nel "diverso" ( i famosi piani che dici di distinguere, ma che invece sono da te posti come l'astratto dell'astratto del concreto) devi comprendere che l'"esser diverso" porta in sé una profonda identità, quell'"esser" appunto. Si che questo tuo scritto è profondamente immerso nel nichilismo e in realtà non lo riconosce affatto, si lo copia da Severino, ma non lo capisce, e la spada, maneggiata con poca dovizia, solo per la parte del linguaggio, è espressa dichiaratamente nelle tue parole scritte, per chi lo sa intendere. L'umiltà non l'hai affatto seguita e compresa in Severino, ma non desisto dal credere che un giorno la potrai incontrare anche tu.
Che tu risponda ad un articolo solo perché sei chiamato in causa, non riduce la potenza del mio discorso e non ti fa bello, che con dovizia di retoica, che quella credi di satper usare, parlandoti schiettamente ti fa solo nudo. Che quando invece rispondi ad altri arricoli che non ti prendono in causa non rispondi? No, non vero! Che se non fossi stato peso in causa allora non avresti sceitto questo articolo contro di me? No! Non vero. La retorica, caro Leretico, è un riparo per deboli.
Scrivono il Sofista per mettere a nudo certi vizi del linguaggio.
Che mostrano inevitabilmente le debolezze umane.
"Se uccido e quando uccido non subisco alcuna punizione, ma anzi progredisco nella scala del popolo, perché non debbo uccidere?" questa una delle domande da scardote che provengono dal tuo articolo del 4 agosto scorso. Adesso leggendo quanto qui ho scritto forse potrai capire megglio quanto vado dicendoti da anni e che puntualmente rifiuti e non ascolti. Il mio è un invito a ragionare, a togliersi da quell'atteggiamento fideistico che ti porta a confondere la filosofia di Severino per apologia della violenza. A piegarla trasformandola in strumento per dominare in ogni dove e in ogni caso l'interlocutore. La filosofia di Severino la possono leggere anche altri, non esiste l'interpretazione autentica dei sacerdoti, altrimenti si trasforma in dogma. Proprio come la usi tu. Il mio articolo è una critica e un augurio. Ma prima di rispondere ti conviene leggerlo bene, altrimenti corri il rischio di contraddirti ulteriormente.
Pag. 124 - si dice che la guerra è l'oltrepassamento di ogni limite mediante i mezzi utili a distruggere il nemico. Ma nessuno (e tu Leretico) si preoccupa di definire il senso della parola "distruggere". Che cosa vuol dire "distruggere"? Se questa domanda rimane senza risposta, ogni discorso sulla guerra rimane alla superficie. Se si sa scendere nel sottosuolo, si percepisce che l'essenza del distruggere è identica all'essenza del costruire e del produrre. Cioè che l'essenza della guerra è identica a ciò che chiamiamo "pace".
O per caso voler confondere la guerra con la pace? Per te che sei poco avezzo al ragionamento severiniano si, ma non è così.
È lo stesso discorso che leggi qui sopra. Cioè, nell'essenza della evidente violenza, creduta come evidenza dal nichilista, non può accadere che la considerare come volontà buona la pace e volontà cattiva la guerra. Ma sia la volontà vuona che la volontà cattiva sono due astratti della stessa cosa, la vera violenza. Lo scrivo da 5 anni ma tu non vuoi ascoltarmi non perché non lo scriva, ma perché speri di negarmi. Ma per negarmi devi negar ciò che dico e scrivo, non ciò che vuoi tu che dica e che scriva.
Ma è anche possibile lasciarsi sfuggire il senso autentico [che i sacerdoti severiniani non capiscono e si lasciano sfuggire] dell'affermazione che il rifiuto di ogni verità assoluta, da parte della cultura moderna e contemporanea, determina lo svuotamento di senso delle categorie del "valore", del "diritto", della "giustizia", sì che l'unico senso possibile della parola "verità" rimane quello della capacità pratica di imporsi sulle forze contrastanti". Prova a pensare a quale sia il senso autentico che invece puntualmente ti perdi. Ma sappi che tale senso autentico non è assolutamente quello che cerchi di spacciare tu. Tu cadi palesemente nell'errore che qui Severino ti chiede di non fare. Ma tu in ogni articolo reiteri l'errore e anzi lo rinforzi. E lo fai anche quando mi chiedi se ho capito cosa vuol dire "distruggere".
Come quegli stupidi di sinistra che durante gli anni di Berlusconi virgolettavano due parole della sua potenza per deriderlo, retorica al dunque, cioè volontà di negazione, che in fondo nel nostro mondo nichilista funziona e quindi se funziona perché non farlo per far proseliti su La Repubblica o Tg3? Tu estrapolando quelle due righe non hai fatto altro che decidere, cioè uccidere le migliaia e migliaia di righe da me scritte, per pura volontà. E comunque io non nego affatto quello che lì ho acritto, certo quelle pochissime parole possono essere fraintese, come le pochissime parole riportate da A Cesare e a Dio.
Dove io medito continuamente e tu non solo saltuariamente ma faticosamente, retorica nuovamente, sarebbe come chiedere a Dio di fare Dio, cioè tu uomo che da Dio dici, fai Dio. Certo ti posso ascoltare e meditare su quanta presunzione possa avere un uomo che poggia tutta la sua speranza sulla retorica del discorso. Ben poca cosa caro Leretico. Chiedere a me di meditare su Severino non ti sembra un pochino troppo pretestuoso? Medita tu su quelle parole, le hai davvero intese? Cosa dice quel ragionamento? Lo svuotamento di senso delle categorie di valore è la morte epistemica, ma la morte epistemica non significa affatto il vero svuotamento delle vere categorie di valore, ma sempre un credere possibile tutto ciò.
Fai il cane. Così magari non prendi nuovamente le mie parole dal lato astratto di esse.
Mi vuoi insegnare la vera dottrina, mi sembri come quei presuntuosi che credono di farla ai preti perché di Dio e della sua parola ne sanno più loro di quelli, tranne il fatto reale poi di sbattere il muso contro qualcosa di davvero duro quando si incontrano preti. Aristotele in "Fisica" spiega bene questo fenomeno molto comune agli arroganti, dicendo che la negazione di una scienza non è possibile con la stessa scienza. Allora deciditi, o sei migliore di me in questa scienza, sei tu ad esser sacerdote, o lasciami far mio mestiere.
O sei contraddittorio, cioè retorico e basta.
La morte epistemica sopra scritta da me non significa affatto il suo annientamento, capito? Significa annientamento quando il pensiero astratto crede di poter porre come evidenza ciò che è il maggior pericolo dell'esistenza dell'essere, il suo maggior allontanamento possibile, il nascondimento che è da te e dal nichilista creduto come annientamento.
Questa la differenza non nichilista, questa l'umiltà come vera potenza, non preoccuparsi troppo della negazione, ma non che la non preoccupazione diventi il pretesto per assumere come supporto nichilista la posizione non nichilista, presupponendola a sé.
Il significato di quelle parole è l'indicazione che il rifiuto di una verità assoluta, se inteso come la intendi tu, non può che portare al concepire la verità come "capacità pratica di imporsi sulle forze contrastanti". Ma questo modo di intendere la verità a cui tu sei molto affezionato, non è autentico! Ma in tutti, ripeto tutti, i tuoi pezzi emerge solo e unicamente questo modo di intender la verità, che quindi è inautentica proprio come dice Severino. Ora, l'invito a meditare su Severino è molto importante, proprio perché ti spacci per filosofo e per Severiniano in toto. Ma la vera meditazione sui suoi libri non l'hai fatta. Puoi aver letto tutto, studiato tutto, ma non sembra tu sia arrivato al nocciolo, al cuore. Perché? Perché di Severino hai preso solo quello che ti andava a genio, ossia quello che confermava una tua idea del mondo. Questo modo di fare è molto umano, lo diceva
Non serve insultare. Scrivere che sono stupido, pretestuoso, arrogante non ti salva da quanto hai in questi anni scritto e riscritto. Tutto sta a lì dimostrare cosa io intendo e cio che qui ti ho mostrato. Sarebbe meglio che tu argomentassi piuttosto che insultarmi. Indugiare nella pratica dell'insulto non è ammirevole, né adeguato. Ma so che chi non ha argomenti reali passa subito a quanto è abituato a maneggiare con esperienza pur di averla vinta.
hai preso tu del mio discorso quello che ti importava di negare, come ridotto, e semplificato nel seno della tua volonta negantemi. Le parole appena da te scritte nel soloco del severinismo, non mi sorprendono affatto, invece secondo tua affermazione lo dovrebbero. Ma tu del discorso severiniano hai comoreso 10 sul 1000, dimensione semantica ridotta, che vorrebbe delle dieci cose interne a quel signficato, che sono fra le intese mie 500, pretendere di sorprendermi.
Dimmi delle altre 500 e io, siccome sono tuo amico, ti dirò mi hai sorpreso. Ma pretendere di insegnarmi cosa ho da tempo inteso uesta è etorica caro Leretico. La puoi far passare a qualcuno, ma il sorpreso debbo esser io, non qualcun altro che della semantica severiniana non ha inteso ancora 1. Hai capito?
Ad un certo punto della dialettica, anche perché chi insulta davvero sei anche tu, non serve altro. Tu vedi nel mio ragionare quel 5 di quel 500 e credi di potermi sostenere l'altro 5, io ti dico non mi sorprendi, ma mi credi si o no? Quindi, può anche darsi che il mio lessico e i miei scritti non siano oenetrati in te, lo concedo, ma dirmi che son sorpreso di ciò che non mi sorprende affatto, in quanto assolutamente l'elementare del discorso severiniano, scusami se insisto, ma ho il diritto cattedrale di imporlo.
Ma me lo dici come se dovessi insegnarmi qualcosa.
Non è con gli argomenti (fallacie) ad hominem, che usi a piene mani in ogni situazione, che sarai giudicato pertinente sugli argomenti che qui si trattano. Il tema non è il singolo estratto dal tuo articolo, io rispondo a tutto l'articolo, di cui quella è una parte significativa per capire il tuo confondere e il tuo errore. Inoltre sono abituato a leggere le tue decine e decine di post e anche stavolta stai annaspando cercando una rispsota che non trovi. Meni fendenti al buoio che però ti squalificano piuttosto che elevarti. Ti invito a essere dunque pertinente e cercare di rispondere, sempre se ce la fai, ai miei argomenti con veri argomenti. Lascia perdere altri mezzucci poco seri.
Ti ho detto Leretico, ad un certo punto della dialettica tutto cade nella volontà di potenza. Forse concettualmente ci siamo frequentati troppo, vediamo di separarci e ognuno per la propria strada. Tanto ho compreso che non c'é crescita in questa nostra dialettica. Un tempo futuro ci rifrequenteremo con altri abiti addosso, ok?
Quello che tu chiami retorica non lo è. Io sto affermando proprio che tu di Severino non hai capito l'essenziale. E affermo che questa tua incomprensione traspare chiaramente dai tuoi scritti. Lo affermo con cognizione di causa e l'ho voluto qui manifestare con il mio articolo contro i sacerdoti severiniani. Cioè contro quelli che dicono di averlo capito e inteso e invece lo storpiano per confermare una loro idea del mondo.
Di Severino non ho capito l'essenziale, ok?
Io eprimo doxa, opinioni. Le difendo e non offendo. Sono una persona libera e uso il cervello. Non mi piace ricevere insulti tipo sei stupido, arrogante o altro, gratuitamente. Ciò nonostante metto i miei argomenti sul tavolo e ho l'umiltà di ascoltare e leggere quello che gli altri hanno da dire. Ho imparato da Severino tutto questo. E tu?
:-)
Non ti preoccupare troppo di me, in quanto senza, sempre semanticamente inteso, non puoi far e esser nulla.
A me interessa la filosofia, non le opinioni, in ogni mio discutere ormai non può mancare.
, e qui lo scrivo sempre per quel tuo vizio di antropologizzare, semanticamente parlando non puoi far ed essere che nulla. Con stima per le tue ridotte opinioni e che non voglion esser vere.
Ma tu hai capito invece queste parole? Cioè dove vedi l'apologia della violenza,p; in quanto per te violenza, insisto, è la volontà cattiva (che tu interoreti per cattiva) contro quella buona (che tu vuoi per buona) allora astrai in quanto della violenza la volontà buona è un astratto, si che farla diventare una contrapposizione alla volontà cattiva è un isolare l'astratto, cioè far diventare concreto ciò che costituisce la violenza. Quindi la mia è superetica. Ma qui superetica è tutto quanto scrivo in quanto lo scrivo da anni, solo che tu estrapoli e trasformi in apologia ciò che invece è guarigione della malattia.
Tanto lo so che è inutile.
C'é volontà buona e c'é volontà cattiva, separando i due momenti della volontà, significa trasformare la violenza in evidenza. Significa che Maria Teresa di Calcutta è considerata dalla volontà di potenza qualcosa che non è, astratto dell'astratta violenza come volontà buona) cioè violenza buona, cioè produzione che invece è distruzione. Qui sono molto diretto, Severino non lo esplicherebbe in questi termini per educazione nei confronti dei deboli di cuore, ma Severino dice esattamente questo Leretico, ok? La sua filosofia dice esattamente questo, ok?
Maria Teresa di Calcutta minaccia la verità della violenza molto di più di Hitler, ok?
Perchë Hitler mostra evidentemente la volonta cattiva, o violenza cattiva, mentre la volontà buona, mentre quella violenza è mascherata e quindi produce il vero inganno su di essa.
Ciao
Io potrei mostrarti ogni verità, come faccio ogniqualvolta scrivo appunto qui post che tu leggi ma che non leggi mai veramente, ma in una cosa ti do ragione, quando hai sintetizzato veramente il nostro rapporto, quando ancora non comprendi, parlando istitntivamente dei miei scritti, chiamandoli un'infinità di cose che non dicono niente. Questo in fondo è quello che desideri dei miei scritti, ma questo fondo sono quello che tu vuoi dai miei scritti, per aver ragione di essi, come succede con un amante che la si vuole trasformata alle proprie voglie, quindi per opporti ad essi e volerli dominare, eeeeeh va beh me ne dovrò far una ragione, d'altronde non sono delicato nemmeno io con i tuoi, chiamandoli amabili poesie.
Dialogo sopraffino tra due menti non comuni
È ovvio che se impiego tempo e impegno per rispondere ai tuoi pezzi e alle tue risposte le considero importanti. Penso anche che la dialettica debba essere sempre sincera altrimenti non produce nulla. Se vedo dei difetti o degli errori li evidenzio, anche se questo potrebbe significare un atto di lesa maestà. Questo insegna la filosofia e questo io cerco di fare.
"Se uccido e quando uccido non subisco alcuna punizione, ma anzi progredisco nella scala del popolo, perché non debbo uccidere?"Ma tu hai capito invece queste parole?". Caro Dru io queste parole le ho capite benissimo ed è per questo che ho scritto l'articolo. Tu stesso hai scritto alla fine del tuo: "Questo non significa affatto che il discorso della superetica è inutile, ma è inutile per l'etica..." ossia che la superetica è utile in qualche modo per colui che ha la verità in mano, il Messner che per superare la montagna deve pur vederla. È utile al vedere insomma. Ecco qui l'errore che associa il tuo pezzo a tutti gli altri. La superetica è strumento, ma per far cosa? Per dire all'etica: tu non hai valore, ecco qui invece il valore della verità, la superetica! (Cosa da veri sacerdoti severiniani). Capisco che sia sottile e difficile capire, ma se ti sforzi puoi arrivarci.
Lo so bene che sei affascinato e interessato ai miei scritti, infatti, se leggi fino in fondo quanto scrivo, dico del tuo dire istintivo, infatti li leggi ma non li leggi, e non dico del tuo dire razionale che ti obbliga ad ascoltarmi. Ma l'istintivo e il razionale sono due modi dell'ascolto e solo isolandoli astrattamente li si può credere diversi. Se vedi dei difetti non basta per la ragione, bisogna ancora che li mostri. E mi dispiace io non ne vedo che non siano questioni banali e che non mi sorprendono ma anzi confermano quegli scritti del pensiero vero.
Le parole che concludono dicendo " per dire all'etica tu non hai valore" sono tue e solo tue, proprio perché sei ancora molto coinvolto direttamente dai tuoi di schemi mentali: infatti, io, da sacerdote quale per sminuirmi tu dici che sono, non posso come severiniano non sapere che lo svuotamento dei valori , come l'annichilimento degli essenti, non può essere o se è è volontà di distruzione, quindi dell'errore. Quindi non posso arrivare alle tue conclusioni se sono formalmente strutturato severinianamente.
Devo attenermi alle regole severiniane e una delle sostanziali regole del pensiero vero è quello di descrire il soggetti e il loro tramonto, ma che come tramonto non significa distruzione del loro essere, impossibile distruzione.
L'etica è una delle forme concrete della violenza che ancora oggi impedisce alla verità di emergere.
Parmenide riconosce la verità dell'essere e qualsiasi esso sia non può non essere, questa la verità suprema dell'essere, che si oppone al non essere, ma la verità è talmente illuminante che acceca Parmenide, infatti la casa non significa essere, e le stelle non significano essere. Ogni cosa che non è l'essere non c'é, è quindi illusione. Parmenide riconosce la verità dell'essere, che si oppone al non essere, ma si fa abbagliare da essa. Infatti la stessa illusione del mondo, del fenomenologico per lo stesso Parmenide non è nulla, è illusione, quindi c'è, infatti l'illusione non è niente e pur qualcosa. Qui c'è scritto tutta l'essenza della vrita dell'essere caro Leretico, non sono molte parole ma comprendo che sono quasi impossibili da comprendere.
Che poi si sviluppa tutto il pensiero severiniano, in queste poche righe c'é gia tutto, ma come sintesi vera, poi siccome la verità dell'essere originario è uno strutturarsi è nell'analisi (circa 50.000 pagine di concentrato e rigorismo concettuale) che lo fa.
L'errore non può non essere errore della verità, come tale è un essente con tutte le caratteristiche i valori e la dignità di ogni essente.
L'errore o l'etica, l'errore o l'etica è, eccome, come è quell'illusione del mondo espresso da Parmenide.
Non avrei mai potuto concludere come concludi tu, che se in qualche modo hai comoreso Parmenide, assolutamente ancora non hai comoreso Severino.
No,mormai son sicuro di no, in quanto resti chiuso nelle tue posizioni.
Io sono un esperto di Severino non un suo sacerdote e tu non sei uncesoerto di Severino, questa la verità.
Sei tu che sul fondamento delle mie parole deduci del tuo e fai così (mistifichi) diventare ciò che è solo tuo anche mio. E quindi permettimi se insisto a dirti di esser un loco più rigoroso con te stesso e le tue deduzioni errate.
Loco è poco.
È vero, la dialettica su Severino mi affascina e questo soprattutto grazie a te. Questo l'ho sempre ammesso anche pubblicamente e qui lo sottolineo nuovamente. In merito alle tue obiezioni, le ritengo non pertinenti perché non colgono il significato profondo di quello che vado scrivendo. Ogni volta che si scrive si vuole persuadere qualcuno dei propri argomenti. Severino stesso ammette il suo nichilismo quando ai suoi studenti dice che crede di insegnare loro qualcosa e loro credono di imparare. Se scrivi contro l'etica affermando che si può uccidere, nonostante gli argomenti severiniani, lo fai con un fine volontaristico anche se pensi illudendoti di parlare in nome della verità. È questo l'atteggiamento sacerdotale di cui parlo.
Non ammetti di essere nella volontà, dicendoti e dicendo agli altri invece di parlare e di scrivere in nome e per conto della verità. Proprio il contrario di quanto scrive e dice Severino. Ma anche contraddicendo il significato della parola filosofia. Così la tua esperienza, il tuo essere esperto di Severino, diventa sterile affermazione di una volontà che nasconde solo scopi di tutt'altro genere, che con la filosofia e soprattutto con quella di Severini non c'entrano nulla. Severino per te è un mezzo per dire e ottenere ben altro.
È una tua deduzione, che nulla ha a che fare con u miei scritti. Questa tua e le l'enfatizzazione degli elementi da me forniti nel "mio" logos è sorprendente e mi fa capire che non intendi davvero quegli elementi. Se l'etica è alleanza con la maggior potenza in quanto l'uomocriduce la verità ad un fatto allora uccidere, se è un fatto, è etica.
E le l'enfatizzazione è elementarizzazione
Premessa maggiorè: etica significa alleanza con la potenza maggiore premessa minre: potenza è ciò che realizza l'irrealizzato (il fatto) conclusione o determinazione: siccome realizzare l'irrealizzato è uccidere ( in quanto per logica ciò che è irrealizzato il realizzarlo lo uccide e sempre per logica il realizzato che ancora non è realizzato per realizzarlo bisogna ucciderlo, doppia morte) allora il fatto è etico o uccidere è etica.
I miei sono argomenti un poco più profondi che il volerli trasformare in scaramucce tra etica e poter uccidere, ci sono ragioni ben più profonde, che se non peschi non possso farci nulla.
Per adorarlo come fai tu, ma oer capirne le ragioni profonde.
Perché tu uomo mortale non sei imoedito da questo discorso a non commettere atto impuro, ma comunque sei avvertito che la oremessa minore, nel solco della verità dell'essere, è impossibile. Quindi fai il mortale ma sappi che il ruo lensare ad un lato positivo di questo fare è in realtà solo ed unicamente negativo.
Distruggi.
Le o sono più spesso p
Le tue e solo tue sciocche deduzioni?
In quanto è impossibile la premessa minore sul senso vero dell'essere che non può non essere , anche la relazione defli elementicdella premessa maffiore vengono ad essere surrettiziamente veri, cioè veri solo nella configurazione del mortale. Ma fin tanto che non si coglie l'errore non della coerenza, ma della verità della premessa minore (ecco qui l'immutabile verità che non permtte la verità del sillogismo) allora il sillogismo non solo è vero, ma è la verità della inseità della potenza.
Ma è negazione della verità e qui di non vero.
spiegata in logica e nessun testo di Severino riporta e riporterà queste parole e questo sillogismo, perché questa è vera comprensione severiniana non sacerdozio.
Che il sillogismo non regge sia na volontà. Ma sai perché lo credi? Perché non hai compreso l'immutabile verità della negazione della negazione della verità di quel sillogismo. E io non posso con nessuna parola impedirti di dubitare, se la tua intuizione della verità si ferma un pocomprima della mia nessuna mia parola potrà farti fare un solo passo in avanti.
Farlo.
Contro me stesso.
È la verità che toglie il dire. Certo che dire è volontà come negazione della verità, ma nel dire, in quanto appunto negazione della verità, ci sta la verità, anche se come voluta negata o negata, si che è autonegantesi. Che la negazione della verità sia contraddittoria non lo é perché contraddittoria, in quanto si chiede appunto, perché non debbo esser contraddittorio se lo voglio essere. La negazione della verità non può stare, cioè non può esser contraddittoria in quanto per esser negazione deve apparire in sé la verità dell'essere. Comprì?
Cioè l'essere incontraddittorio, che non è non essere, in quanto , altrimenti non potremmo dire perchè non essere contraddittori? Per dirlo, per esserlo, dobbiamo per forza, la vera forza, esser incontraddittori. Il vero immutabile.
A me piace la filosofia pura, non la poesia, ma non disprezzo i poeti, figuriamoci, anzi... Credo che con la vecchiaia, alla fatica razionale e logica della filosofia prenderà il posto la poesia. È un sentire. Però la poesia è un ritornar bambini e io considero che su un bilione di uomini uno ha negato veramente la poesia, cioè ha fatto filosofia, io mi sento un privilegiato a comprenderne il senso.
I tuoi numerosissimi commenti, che già di per sè significano ipertrofia e mancanza di sintesi, non sono pertinenti, ossia si allontano dal senso ultimo del mio articolo, ma raggiungono ciò nonostante un risultato: confermano che la mia critica è fondata. Ossia che quando scrivi pensi di avere in mano la verità è quindi, cosa ovvia per te, gli altri sono degli stupidi, quando va bene. Ma la verità non ha bisogno di intermediari e le tue reazioni non pertinenti denunciano l'incapacità di approfondire ciò che ritieni di aver invece compreso e dominato. Tutta la filosofia severiniana, i temi a cui accenni anche qui sopra mi sono chiarissimi e conosciuti. È proprio per questo che ho scritto il mio articolo, perché mi sono chiarissimi anche se tu vorresti far passare il contrario. Eviti di affrontare il vero cuore del mio scritto con una serie di argomenti che con esso non c'entrano. Ma negare in questo modo non
serve a nulla. Meglio sarebbe meditare.
Pofff, pofff, pofff, tu invece mostri di non possederla, vero? Un poco meno di ipocrisia e un poco più di impegno a concentrarti su quello che scrivo, senza cercar di trova per forza parole che non trovi per negarne l'importanza e può d'arsi che parleremo ancora di cose importanti insieme, altrimenti, già scritto sopra, pazienza. Se vuoi mostrare quello che nessuno qui ti nega continua, se intendi tirar fuori la questione del nichilismo individuale fai pure, ma io l'aritmetica di base l'ho imoarata all'asilo e ora non ho voglia di parlar della somma. Nei miei lunghi commeti c'é materia per la comorensione di quanto vorresti negare ma non trovi parole adatte per farlo, medita ragazzo, medita.
medita. Ma per riempir di contenuto le parole, prima bisogna studiare.
In quanto la vedo come arma potentissima della modernità, che si pascià di questa sintesi, o di chi è riflessivo e non parla, riconosco alla sintesi un aspetto davvero potente in chi ha l'analisi, come quei pittori astratti che per mostrar di saper disegnare confrontano i loro "orrendi quadri" con produzioni giovanili sublimi. Ma invocare la sintesi per moda, ma dir di esser pittori perché si è fatto qualche scarabocchio... Embeh lascio ai lettori l'ardua sentenza.
La Tecnica 2.1 A Leretico Dru risponde per determinare rigorosamente quanto afferma con le parole di Francesco Cardone tratte da una tesi su Emanuele Severino.
Severino arriva a 97 Tanti auguri a Severino Zola, di Odolo, che proprio oggi, venerdì 1 gennaio, compie 97 anni
Severino e i 102 Tanti auguri a Severino Zola, di Odolo, che oggi, 1 gennaio, festeggia il compleanno numero 102, per la prima volta quasi "in solitaria"
Severino: «Voglio tornare alla normalità» Fra i vaccinati al Palafiera di Gavardo anche l'odolese Severino Zona, alla sua 103^ primavera
I 104 di Severino -1 Severino Zola, artigiano ferraiolo odolese, ha visto la sua fucina storica diventare un museo del lavoro.
Dal Giornale di Brescia
Il coro di Puegnago del Garda ha vinto il secondo premio al Concorso Corale Nazionale
Questo mercoledì, 17 aprile, al Cinema di Vestone la commedia amara del regisa finlandese, chiusura di una quadrilogia iniziata nel lontano 1986
Inaugurata alla presenza delle autorità la mostra “L’età del Legno. 4000 anni fa al Lucone” presso il Museo archeologico della Valle Sabbia
Annalisa Durante, la torcia che diffonde luce dovunque sia raccontata la sua storia
La sezione valsabbina dei Testimoni di Geova è impegnata in un'importante campagna mediatica per combattere un fenomeno che coinvolge ormai circa 300 milioni di persone nel mondo
L'associazione culturale salodiana “Il Salòttino” inaugura la nuova stagione di mostre questo sabato, 13 aprile, alle 18 con un vernissage
Passa alla fase di “verifica sul campo” il comune valsabbino, che aveva avviato il percorso per ricevere il prestigioso riconoscimento nel 2024
Questo sabato, 13 aprile, l'Amministrazione comunale e l'Ateneo di Salò ricordano la strage di Piazza Loggia in occasione del 50° anniversario
Sarà inaugurata sabato presso il Museo Archeologico di Gavardo un’importante mostra sui ritrovamenti del sito palafitticolo del Lucone, fra i quali la porta in legno più antica d’Italia
Il direttore del Mavs Marco Baioni spiega il percorso che compiono i reperti, in particolari quelli in legno e in fibre vegetali, particolarmente deperibili, dal ritrovamento alla loro conservazione
ID67823 - 27/08/2016 12:25:18 - (Dru) - Beh, intanto applaudo allo sforzo
Senza aver letto che il titolo, in quanto voler negare la verità è verità, si che la sua costituzione è negazione della negazione,cioè è negazione della volontà negantesi, o autonegazione.. Poi leggo...