I molti volti della questione «casa»

Secondo l’Istat il 73,4% delle famiglie residenti in Italia è proprietaria dell’abitazione in cui vive, il dato, in lieve crescita negli ultimi anni, distingue la situazione del nostro Paese da quelli di molti altri stati europei. Se nell’UE-28 (con marcate differenze tra gli Stati membri) meno di 7 persone su 10 dispone di un’abitazione di proprietà (Eurostat, 2015), in tutte le ripartizioni territoriali italiane, la quota di famiglie che vive in abitazioni di proprietà è superiore al 70% con un picco del 76,7% nel Nord-est. Il 16,6% delle famiglie proprietarie paga un mutuo, valore stabile negli ultimi anni. Tra le famiglie che vivono in affitto (il 16,7% nel 2013), il 74,3% vive in alloggi di proprietà di privati, mentre nel 19% dei casi le abitazioni sono di proprietà di enti pubblici.

Questi dati dimostrano come in Italia, forse più che altrove, la casa non solo venga considerata un bene rifugio ma il suo godimento a titolo di proprietà è uno dei requisiti di maggior peso per inquadrare lo status socio-economico di un individuo e di una famiglia.  

Tuttavia, all’interno di questo quadro, non mancano le contraddizioni. Anzitutto perché, negli ultimi anni, il possesso della casa non è più un fattore protettivo come in passato. Inoltre la richiesta di un’abitazione, da parte di chi non ne possiede una, si è fatta più intesa e in molti contesti il problema abitativo si è aggravato come dimostra il costante aumento del numero degli sfratti (n. 1943 nel 2015 tra Brescia e provincia).

Tutto ciò, paradossalmente, proprio in un periodo nel quale si è registrato un incremento (sproporzionato) di edifici ad uso residenziale realizzati ex-novo e l’aumento di unità abitative vuote, inutilizzate o sotto utilizzate. L’incontro tra domanda sociale di abitazioni e l’offerta del mercato, quindi, non è mai completa. Esiste una quota di richieste che per il loro carattere particolare (es. bassa disponibilità economica, situazioni di povertà, vulnerabilità sociale, forme di disagio) non vengono soddisfatte dal mercato libero.

Queste criticità trovano solo una parziale attenuazione mediante le iniziative di alcuni settori della società civile auto-organizzata (es. Fondazioni, Associazioni) e per questo richiedono un rilancio delle politiche sociali pubbliche sulla casa. Il ritorno di una pianificazione pubblica sembra essere oggi un’esigenza per garantire, secondo principi di equità e solidarietà, una situazione abitativa stabile e dignitosa a chi dispone di minore capitale economico e sociale ben sapendo che questo è uno passo importante per poter avviare processi di integrazione e di contrasto al disagio sociale.