14 Luglio 2016, 11.06
Accadde oggi

14 luglio, dalla Bastiglia alla libertà

di Jessica Freddi

Una data storica della Rivoluzione francese, divenuto un giorno simbolico per la Francia ma non solo, che ci richiama a quei valori che sono divenuti patrimonio di democrazia: “liberté, égalité, fraternité”


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1789, un anno facile da ricordare.
Francia, il Paese più popoloso d’Europa, un Paese in crisi, il cattivo raccolto, il malcontento generale, la borghesia e i ceti sociali più poveri esclusi da un potere completamente avulso dai bisogni popolari.

Martedì 5 maggio, gli Stati Generali furono convocati a Versailles per cercare di sanare la crisi in cui versava il Paese: se il dibattito politico risultava asettico nelle stanze di corte, nei salotti borghesi e nelle piazze gli animi si scaldarono a tal punto che Luigi XVI dovette schierare alcuni soldati intorno a Versailles e alla città.

Il re e la nobiltà non percepirono a sufficienza la scontentezza dei sudditi e attuarono alcune sostituzioni nelle cariche dello Stato, proprio per evitare di avere individui di idee filo-popolari in seno.

Domenica 12 luglio il popolo parigino venne a conoscenza della destituzione di Necker, il ministro che stava cominciando a portare davanti alla monarchia e agli aristocratici le idee del popolo.

La manifestazione di protesta si trasformò presto in qualcosa di più, un evento che ha cambiato il mondo occidentale e che ha finalmente portato alla luce gli ideali dell’illuminismo e la centralità dell’individuo, dell’uomo e dei suoi diritti.

Alcuni soldati dell’esercito di Luigi XVI ricevettero l’ordine di caricare la folla e il dissenso popolare aumentò a dismisura: il giorno dopo gli ingressi alla città di Parigi furono incendiati e le manifestazioni si fecero sempre più violente, con saccheggi alle provviste di cibo.

Nel frattempo gli elettori della capitale si riunirono al Municipio di Parigi per organizzare una milizia cittadina composta da borghesi a garanzia dell’ordine e  della difesa dei diritti costituzionali.

La milizia aveva bisogno di armi: martedì 14 luglio gli insorti attaccarono prima l’Hôtel des Invalides, alla ricerca di fucili e cannoni, e poi la fortezza della Bastiglia, per appropriarsi della polvere da sparo.

La Bastiglia era una piccola fortezza fatta costruire da Carlo V nel 1365: mai utilizzata come mezzo di difesa, fu adibita a prigione, in cui venivano rinchiusi alcuni personaggi in base a un ordine del re, personalità che andavano tenuti nascosti con discrezione, senza processo pubblico, per evitare di creare disonore e scandalo nel clero e nella nobiltà.

Il simbolo del potere monarchico e dispotico, che costava alle casse dello Stato e quindi al popolo fondi spropositati, tanto che proprio Necker aveva pensato durante il suo ministero non solo alla chiusura ma anche alla demolizione della fortezza, per tagliare gli sprechi.
Proprio fuori dalle mura della Bastiglia arrivò il popolo: le trattative tra i soldati veterani a presidio della fortezza e gli insorti si protrassero a lungo, fino a quando, sotto la pressione della folla, furono tagliate le catene del ponte levatoio, aprendo la via al popolo.

All’interno un violento combattimento, fino alla resa delle guardie, che inviarono dall’alto delle torri le loro condizioni di resa ai cittadini insorti: dopo aver rifiutato le condizioni, il popolo invase tutta la fortezza, uccidendo le guardie e portando i sopravvissuti come prigionieri in città.

La caduta della Bastiglia e il martirio dei parigini uccisi durante il combattimento, sacrificatisi per la libertà, diventò un evento simbolico, il trionfo del popolo contro il potere del re.

Il giorno dopo, mercoledì 15 luglio, fu creata la Guardia Nazionale, che avrebbe avuto il compito di reprimere ogni tentativo anti rivoluzionario, e molte città cominciarono a creare nuove municipalità borghesi, mentre molti esponenti della nobiltà cominciarono a lasciare il Paese.
Sebbene il 16 luglio il re, sempre più spaventato dalle notizie di rivolta, riassunse Necker come Ministro delle Finanze, la rivoluzione e le manifestazioni non si placarono: l’atteggiamento di Luigi XVI, che scrisse sul suo diario “rien”, niente di rilevante da annotare, il giorno della presa della Bastiglia, è davvero una chiara dimostrazione di quanto la nobiltà e la monarchia, lo Stato, conducessero una vita lontana dalla politica e dalla quotidianità del proprio Paese.

Oggi ciò che fisicamente resta della Bastiglia è solo la piazza, Place de la Bastille, una delle più famose di Parigi: la fortezza fu demolita da Palloy, imprenditore edile che, dopo aver ricevuto l’appalto per la distruzione dell’edificio, non si preoccupò solo di smantellarlo ma anche di rivenderne i pezzi come “souvenir della Rivoluzione”.

E anche se la Bastiglia non c’è più, ogni anno il 14 luglio Parigi e la Francia ricordano la presa della Bastiglia con una festa nazionale, emblema della libertà, dell’indipendenza e della sovranità popolare, ideali che vennero racchiusi nella Costituzione francese del 1791 e che oggi sono presidio di ogni fondamentale diritto dell’uomo.

Alla Rivoluzione francese dobbiamo infatti la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, testo che contiene un solenne elenco dei diritti fondamentali dell’individuo e del cittadino, che ha fatto da base giuridica a molti testi adottati in seguito, in primis alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata ben 159 anni dopo ma con le stesse intenzioni.

Oggi in Francia è festa:
parate militari, musica sugli Champs-Elysées, fuochi d’artificio circonderanno la Torre Eiffel.

"Le rivoluzioni che, sino a noi, avevano cambiato la faccia degli imperi non avevano avuto per oggetto che un cambiamento di dinastia o il passaggio del potere da un uomo solo a più persone. La Rivoluzione francese è la prima che sia stata fondata sulla teoria dei diritti dell’umanità e sui principi della giustizia”, Robespierre.



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