Annegato nella seriola a Prevalle, la testimonianza

Tragico infortunio ieri mattina a Prevalle dove un uomo di 57 anni, Abderrazzak Khadim, di origine marocchina e cittadino italiano da diversi anni, ha perso la vita annegando nella seriola che porta acqua alla centrale che il gruppo svizzero BKW possiede al civico 37 di via Dei Maressi.

Mancavano pochi minuti alle 11 e Khadim, tutti lo chiamavano col cognome perché veniva più facile, era impegnato a ripulire l’argine con un decespugliatore di quelli che si caricano a spalle.
Ad un certo punto gli è caduta la mascherina nella seriola e lui ha voluto a tutti i costi recuperarla, utilizzando il manico dell’attrezzo.
Una, due volte, sporgendosi sempre di più dal bordo del canale. Al terzo colpo l’equilibrio si è rotto e lui è caduto nell’acqua.

Un tuffo che gli è stato fatale.
«Glie l’avevo detto, di lasciar perdere, che era pericoloso – ha riferito Roberto, uno dei colleghi di lavoro, ancora sconvolto per l’accaduto -. Quando l’ho visto cadere ho provato ad afferrarlo, ma non ce l’ho fatta. Allora ho messo in acqua il mio decespugliatore perché ci si potesse appigliare, ma ormai era già verso il centro del canale e la corrente lo portava via.
L'ultima cosa che mi ricordo di lui il suo sguardo fisso mentre sprofondava nell'acqua. non lo dimenticherò mai.».

Richiamato dalle urla di Roberto è intervenuto un altro operaio che si è messo a correre sulla sponda e poi si è calato dall’argine provando ad afferrare Khadim, che non riusciva a nuotare: sprofondava e riemergeva, fino a quando le acque limacciose del Chiese l’hanno avvolto del tutto.

Inutile ogni altro tentativo di soccorso: sul posto sono intervenuti i volontari dell’ambulanza da Roè Volciano e la medicalizzata, coi vigili del fuoco, ma ormai non c’era più nulla da fare.
Il cadavere dello sfortunato operaio è stato recuperato un paio di chilometri più a valle, fermo contro la griglia dello scolmatore della centrale, che accetta solo acqua da buttare nella turbina.

Sarà compito dei carabinieri di Nuvolento, intervenuti sul posto con una pattuglia, ricostruire l’esatta dinamica di ciò che è successo ed accertare eventuali responsabilità. Straziante il riconoscimento sul posto da parte dei familiari.
La salma è stata poi ricomposta all’obitorio di Gavardo.

Khadim era persona assai nota a Vobarno, paese che l’aveva accolto più di 25 anni fa, ed era molto attivo nella locale associazione culturale islamica.
Parlava correttamente l’italiano e molti si rivolgevano a lui quando c’era qualche pratica da sbrigare col Comune.

La crisi gli aveva portato via il lavoro in fabbrica a Brescia e da qualche tempo si era adattato coi lavori socialmente utili e con la Onlus Sentieri e Verbena Solidali, per conto dalla quale stava operando ieri a Prevalle.
Lascia una moglie, che lavora nella Fondzione Irene Rubini Falck e due figli, maschio e femmina, di 13 e 16 anni.

Khadim fra qualche giorno avrebbe raggiunto in Marocco la madre che è gravemente ammalata. Lo farà chiuso in una bara.
Gli amici dell'Associaizone si stanno adoperando per espletare le relative pratiche: «Ci vorrà qualche giorno, c'è da andare all'ambasciata che nei giorni di festa è chiusa, pensiamo di riuscirci per sabato».
Intanto la salma rimarrà nell'obitorio dell'ospedale di Gavardo.

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