In cosa credono i giovani di oggi?

In cosa credono i giovani di oggi? Qual è la loro esperienza religiosa e perché si allontanano o avvicinano ai riti della religione tradizionale e ai luoghi (es. parrocchie e oratori) dove questa assume una connotazione istituzionale o comunitaria? E ancora, quanto è corretto parlare di generazione “post-cristiana”?

Alcuni spunti per approfondire tali questioni sono offerti da un progetto di ricerca-azione avviato dal Servizio di pastorale giovanile del lago di Garda tra il 2014-15 e ancora in corso.
La ricerca ha interessato un campione rappresentativo di oltre 900 intervistati tra i 13  e i 28 anni del Vicariato Foraneo Lago Bresciano della Diocesi di Verona che comprende 24 parrocchie collocate tra il basso lago (Sirmione d/G, Desenzano d/G Lonato d/G) e la Valtenesi.

Tra le molte aree esplorate dall’indagine, la parte relativa alla religiosità conferma, anche per questo territorio, il consolidamento di un trend (ormai piuttosto chiaro) segnato da una messa in discussione, da parte dei più giovani della propria appartenenza alla religione cattolica.
Circa il 50% dei giovani gardesani si dice cattolico. Circa il 25% è ateo o agnostico, e circa il 25% si dichiara cristiano senza altra specificazione oppure credente in un’entità trascendente.

Quella giovanile appare una religiosità in movimento nella quale sono presenti orientamenti che, anche in base all’età e alle situazioni della vita, si allontanano o si riavvicinano al solco della tradizione.
Molto diffusi sono anche gli atteggiamenti a-religiosi e manifestamente anti-religiosi. In ogni caso anche i giovani che si dichiarano cattolici si sentono perennemente “alla ricerca” e sono poco disponibili a seguire acriticamente le credenze e gli stili di comportamento ricevuti attraverso la socializzazione religiosa.

Ad un’analisi più approfondita emerge che per i giovani il credere o il non credere è sempre più una questione privata relativa solo al proprio Io senza riconoscere legittimi “mediatori” tra sé e la dimensione trascendente.
Collegato a questo vi è una riduzione della partecipazione ai momenti ecclesiali di carattere comunitario e ai riti. A conferma di ciò abbiamo i dati generali sulla caduta del numero di praticanti la liturgia domenicale.

Questa religiosità “senza religione”, liquida e informe, è comunque portatrice di domande profonde e forse di un disagio latente dovuto allo smarrimento alimentato nei giovani da una società postmoderna che non offre punti di riferimento ed è sempre più segnata da un senso di precarietà e da incertezze che non aiutano a sviluppare una visione della vita ampia, condivisa e stabile.