18 Febbraio 2016, 06.45
Briciole di Cultura

Sussidiarietà secolare

di Alfredo Bonomi

La comunità montana di Valle Sabbia nel richiamo di una millenaria storia di vicinie e di comuni, fino al "nuovo centralismo" dei giorni nostri


È assodato che, a partire dai secoli XI e XII, erano già funzionanti nei borghi montani bresciani, e quindi anche in Valle Sabbia, le Vicinie, cioè le assemblee dei capifamiglia con almeno 25 anni di età, con il compito di regolare l’uso dei beni considerati di tutti, patrimonio delle singole comunità.

Questi erano i pascoli montani, i boschi, i mulini e tutte le strutture indispensabili per l’economia locale.
L’intento era quello che il patrimonio necessario per la vita dei montanari non fosse controllato da poche persone, e men che meno da un unico padrone.
La nascita della Vicinia è quindi assai antica ed ha preceduto quella del Comune, ente giuridico che per aver ragione di esistere ha richiesto tre requisiti: la popolazione, il territorio e gli statuti, dati dalle norme della “legge locale”, punto di riferimento per tutti.

Nel 1300 i Comuni i Valle Sabbia erano saldamente organizzati.
Anzi, già avvertirono la necessità di fondersi per avere più voce nel difendere le loro prerogative di fronte al “Potere centrale” di turno, individuato, proprio a metà di quel secolo, nella Signoria Viscontea di Milano e poi nella Serenissima Repubblica di Venezia.
Ma anche il potere del Comune di Brescia veniva percepito con sospetto.

Così nella seconda metà del 1300 era già chiaramente organizzata la “Universitas Comunis Perticae Vallis Sabij” che univa i dieci comuni del Pertiche, che avevano individuato la loro piccola “capitale amministrativa” in Forno d’Ono dove funzionava anche un tribunale per la “giustizia civile”.
A seguire vennero fissati in forma scritta gli statuti. La “Universitas” della Pertica li adottò nel 1382; il Comune di Volciano nel 1396; Bagolino nel 1473 volle rivedere gli statuti, già in uso da parecchi anni.

La “storia delle aggregazioni locali” camminò veloce, così come quella delle continue richieste di autonomie.
Nel 1388 la Valle Sabbia diventava una delle “Quadre” nelle quali i Visconti avevano diviso il territorio bresciano.
Sarà proprio questa a trasformarsi nella “Comunitas Vallis Sabij, una unità amministrativa che univa i Comuni di Pertica (Le Vrange, Hone, Presegno, Forno de Hone, Avenone, Prato, Luemo, Udine, Hono et Hano [Lavino e Navono], Odulo, Savallo (Alone, Comero, Osico, Mura, Posico, Malpaga, Auro, Casto, Ulsinego), Nozza, Barge, Presei, Agnosen, Bioni, Vestone, Lavinon, Anpho e Bagolino.

Come si vede il territorio è quello degli attuali comuni valligiani,
da Bagolino a Barghe, compresi i quattro della ”Conca d’Oro”, tutti in destra idraulica del fiume Chiese, mentre quelli in sinistra idraulica, da Vobarno a Capovalle, facevano parte della “Magnifica Patri”, raggruppati nella “Quadra di montagna”.

La “Comunitas” godeva di notevoli previlegi economici, “strappati” ai Visconti, ampliati da Pandolfo Molatesta nel 1406 e, a partire dal 1427 sino alla fine del 1500, consolidati da Venezia. La quale mise anche l’”imprimatur” agli statuti del 1573.
I Comuni eleggevano i rappresentanti (uno per ogni Comune ad eccezione di Bagolino che ne indicava due in considerazione della consistenza della sua popolazione e della vastità del territorio comunale).
Questi si riunivano nella sede della “Comunitas”, a Nozza, il giorno di Natale per eleggere il “Sindaco di Valle” e le altre cariche che avevano la durata di un anno.

Per tutto il periodo del dominio veneto i valligiani si riconobbero nella loro “Comunitas”, il piccolo parlamento nel quale venivano affrontati i problemi che riguardavano tutti ed elaborate strategie da adottare nel confronto con il “Potere centrale” per far valere le ragioni locali.
Nella sede della “Comunitas” si confrontarono le menti più fervide della Valle operando nell’interesse della popolazione.

Questo sino al 1797, quando i francesi, forti della loro Rivoluzione, abolirono tutti gli antichi organismi attivi sul territorio della Repubblica Veneta cancellando secoli di esperienze di “decentramento”, a vantaggio di una visione più centralista dell’amministrazione pubblica.
Terminava così un’esperienza di “amministrazione locale”, o meglio di “politica locale”, continuata per più di 400 anni.

Dal 1797 ad oggi si sono susseguiti anni non facili per l’idea comunitaria.
Per avere un quadro, anche se necessariamente sintetico, di questa nuova fase storica, può venire in aiuto lo specchietto riassuntivo che richiama le tappe più significative succedutosi sino ai nostri giorni.

Dal 1797 ad oggi: duecento anni non facili per l’idea comunitaria


•    Primi decenni del 1800
I nuovi governi di stampo centralistico, napoleonico prima ed austriaco poi, non concedono sostanzialmente nulla alle istanze locali, neppur un paravento di possibilità autodecisionale.
L’amministrazione austriaca mantiene qualche parvenza di decentramento, ma più in vista della esazione dei tributi che per altro. L’Austria salva l’istituzione “comune”, ma più come ente burocratico e di decisioni a carattere meramente locale, privo di valenza autonoma.
Si assiste ad un accentramento amministrativo forte nei “distretti”.
Il governo centrale spinse i comuni ad alienare molti beni delle antiche vicinie (pascoli, boschi), acquistati dai “notabili” dei paesi, e questo per finanziare opere pubbliche (acquedotti, strade, scuole…).

•    1913
Nasce l’associazione “pro Valle Sabbia e basse Giudicarie” col lo scopo di «portare un benefico influsso di rinnovamento civile, sociale ed artistico nella Valle».

•    1947
Nasce la “nuova pro valle” con sede a Sabbio Chiese, con lo scopo di affrontare i problemi ritenuti urgenti per la ripresa della vita valligiana, dopo i disastri della guerra ed in prospettiva di una società più democratica.

•    1956
L’attività della “pro valle” si esaurisce del 1956, dopo aver favorito azioni di vasto respiro (turismo, viabilità, agricoltura, artigianato) che sfociano nella nascita del “B.I.M del Chiese”. La legge istitutiva dei bacini imbriferi montani è il riferimento preciso per un programma d’interventi che vede uniti e dialetticamente raccordati i veri comuni.

•    1967
I valligiani, spontaneamente ed in forma autonoma, onde sottolineare i caratteri peculiari della “montanità”, concretizzano il loro impegno anche normativo con la costituzione della “comunità valsabbina”, anticipando la legge sulla montagna.

•    1969
L’approvazione dello statuto del “consiglio di vallesabbia” viene a fondere ed a valorizzare ulteriormente esperienze nuove e programmi.

•    1971
Con apposita legge si riconoscono le comunità montane. Per la Valle Sabbia è questo un periodo di grandi speranze, di vivace dibattito.
Prendono corpo strategie e disegni programmatici ed attenzione diffusa per la montagna, considerata nella sua reale valenza di “custode” di gran parte del territorio della nazione.
Lo statuto della comunità, approvato dopo largo confronto con l’apporto di molti suggerimenti, dimostra tutta la ricchezza di un fecondo dibattito carico di tante aspettative.

•    Negli anni ‘80
Le comunità montane vengono riconosciute “enti gestori delle nascenti U.S.S.L”.
È un passo importante che riesce a far comprendere che anche in campo sanitario per la montagna non possono valere le regole ed i “parametri” del resto del territorio.
L’intenso operare della comunità montana in questa nuova veste, a partire dal 1980 e per oltre un decennio, porta per la Valle qualche apprezzabile risultato.

•    1992
Il processo si interrompe bruscamente perché la legislazione priva le comunità montane della valenza sanitaria.

•    Dagli inizi degli anni ‘90
Lo scenario legislativo si anima nuovamente. Si affaccia una nuova fase che continua anche oggi.
La legge 142 del ’90 “ordinamento delle autonomie locali” stabilisce la natura, il ruolo e le funzioni delle comunità montane definite “enti locali”.

•    1993
La legge regionale n. 13 fissa un’altra tappa del percorso comunitario. La legge, mentre ricorda che la comunità montana ha autonomia statuaria, detta pure “le regole” per costruire i nuovi organismi con nuovi statuti.

•    1994
Nel novembre del 1994 l’assemblea della comunità montana di Valle Sabbia approva, con delibera plebiscitaria, il nuovo statuto, che è la “carta di riferimento” della vita comunitaria.

•    Negli ultimi anni
Negli ultimi anni l’operosità degli amministratori valligiani a livello comunitario, richiamando uno spirito collaudato da secoli, ha favorito decisioni lungimiranti in diversi campi, nonostante l’incombente “nuovo centralismo” che tende a mortificare abbondantemente le autonomie locali e che ricorda quello messo in atto dai francesi all’inizio del 1800.

Alfredo Bonomi



Commenti:
ID64382 - 18/02/2016 07:51:51 - (Brace) - Immenso

Un immenso grazie al Prof. Bonomi. Ho avuto il piacere di ascoltare questa trattazione in una serata presso la sala della comunità montana. E' affascinante conoscere tutto questo, dovrebbe essere insegnato anche nelel scuole per comprendere quello che siamo oggi da dove viene e molte altre implicazioni, nonchè il non commettere errori già fatti in passato.

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