... Quelle, per intenderci, di razza tuetonica.
Il titolare era Giorgio “Splendor” Tacconi, gran fiuto per gli affari e ottimo affabulatore, che da quarant’anni ormai conduceva la sua azienda, sempre più accresciutasi nel tempo sino a dar lavoro a quindici dipendenti.
Il piccolo imprenditore Gedeone Fulgenzi, forse consapevole di aver fatto il passo un po’ più lungo della gamba quando, in occasione di un suo viaggio in Baviera, acquistò una di quelle ammiraglie capaci di percorrere trecentomila chilometri senza fare una piega, al primo tagliando del suo automezzo prese la decisione, con un po’ di batticuore, di affidarsi alla pregiatissima officina, consapevole che il conto sarebbe stato salatissimo. Ma non aveva scelta.
Si presentò all’ufficio ricezioni un venerdì mattina. Adocchiato il nuovo cliente, fu lo stesso titolare che lo accolse con mille salamelecchi perché ci teneva a fare bella figura:
“Ah, sa signore che clientela ci fregiamo di avere?”, affermò con entusiasmo dopo essersi presentato, e snocciolò dei nomi che fecero fischiare le orecchie al suo interlocutore.
“Allora anch’io sono importante!”, rifletté, convincendosi alla fine di aver fatto la scelta giusta.
“
…solo il tagliando signore, o deve segnalarmi altro?”.
Era una sciocchezza, però, quando la velocità era limitata e il motore girava a bassa potenza, proprio dalla carrozzeria, sotto il volante, proveniva uno strano scricchiolio; insomma, un cigolio che s’interrompeva soltanto nel momento in cui appoggiava una mano e assestava un colpetto.
Poi, quando i giri aumentavano e il motore sprigionava tutta la sua potenza, i cigolii cessavano.
Una quisquilia, e aveva quasi provato vergogna a parlarne, ma il titolare aveva insistito, perciò…
“Non si preoccupi, signore, ci pensiamo noi a silenziarlo. In queste vetture tutto deve filare liscio, con perfezione assoluta! Allora: olio, liquidi, filtri, ispezioni, controlli e silenziatura del cigolio; bene, prima di sera può passare a ritirarla”, e si salutarono.
Prima delle sei di sera si fece accompagnare alla “boutique”, si presentò alla “reception” e chiese il conto.
La solerte impiegata si alzò dalla scrivania con movimenti sinuosi e aggraziati, prese da uno scaffale la cartellina, estrasse la fattura e sorridendo affabilmente, gliela consegnò.
L’impresario abbozzò un sorriso, accecato dall’avvenenza della splendida ragazza, ma quando il suo sguardo si posò sul riquadro in basso a destra del documento, che conteneva il totale generale del servizio, trasecolò e si chiese se per caso non avessero sbagliato soggetto:
Totale Fattura € 3.780,00 .
Osservò l’intestazione, in alto; no, non c’erano errori, la fattura era intestata proprio a lui, allora cominciò a scorrere le singole voci, che erano una miriade:
Olio Motore: € 150,00
Olio Freni: € 80,00
Liquido refrigerante: € 40,00
Manutenzione e ricarica climatizzatore: € 130,00
Filtro Olio: € 50,00
Filtro Aria: € 40,00
Filtro Carburante: € 90,00
Controlli e ispezioni generali: €100,00
Supervisione al sistema frenante e serie airbag: € 400,00
Supervisione a valvole e spinterogeno: € 400,00
Silenziatura cigolio carrozzeria cruscotto volante: € 2.300,00
“Scusi, mi può chiamare il titolare?”, borbottò incredulo l’imprenditore alla gentile signorina che evidentemente era abituata a simili scene, perché si avviò senza fiatare e ritornò accompagnata dal signor Giorgio “Splendor” Tacconi, il quale lo accolse con un sorriso che nelle intenzioni voleva essere accattivante:
“Oh il nostro signor Fulgenzi… dica, dica pure”.
“Le ultime tre voci, le ultime tre voci, ma cosa diavolo sono?”.
“Oh, signor Gedeone, si riferiscono alla nostra peculiarità fondamentale: la prerogativa della nostra azienda è il benessere totale dell’autovettura, che non si limita alla semplice sostituzione di liquidi o parti esauste o difettose, perciò ci avvaliamo delle prestazioni del nostro consulente, l’ex pilota di Formula Uno, Bruno Giacomelli, la cui gigantografia avrà potuto notare appiccicata alle pareti dell’officina, il quale trascorre nel nostro laboratorio due ore ogni settimana, e questo venerdì pomeriggio si è occupato esclusivamente della sua autovettura. I conti sono presto fatti: l’ex pilota “viaggia” a quattrocento euro l’ora, perciò…
Per quanto riguarda la silenziatura del cigolio, abbiamo utilizzato pelle di renna dell’Alaska, però albina, rarissima, come potrà immaginare; se vai in Africa, un albino lo avvisti immediatamente, ma in Alaska! Costa un occhio della testa, e per eliminare il cigolio abbiamo dovuto smontare il cruscotto e isolarlo perfettamente, applicando all’intera superficie mezzo metro quadrato di pelle, ottimo silenziatore naturale, come certamente lei ben saprà”.
L’imprenditore incassò con eleganza:
“Non ho con me l’intera somma, a che ora chiudete?”.
“Oh, noi siamo qui fino alle diciannove e trenta, faccia con comodo”, gli rispose il titolare.
“Prime delle sette sarò di ritorno” concluse, e fu di parola, perché dopo tre quarti d’ora si ripresentò in officina con un pacco:
“Accomodiamoci nel mio ufficio”, lo invitò il proprietario.
Gedeone Fulgenzi aprì il pacco: la prima cosa che estrasse fu un pezzo di legno dal diametro di tre o quattro centimetri e lungo poco più di una spanna.
“
Si tratta – esordì -
della parte finale della stampella che Enrico Toti lanciò in direzione del nemico austro-ungarico durante la prima guerra mondiale, prima del colpo mortale che lo trafisse, attraversandogli la fronte: valore € 500,00”.
Poi scartò un altro involucro che conteneva una piccola scatola, lo aprì e mostrò il contenuto:
“Kleenex utilizzato dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama in occasione della sua ultima visita a Roma, recuperato dalla donna delle pulizie dopo che il Presidente si era soffiato il naso: valore € 280. E infine – proseguì –
ecco il vero gioiello!”.
Con estrema cautela estrasse l’ultima scatola, alzò lentamente il coperchio e posò sul tavolo un pezzo di ferro appuntito, lungo una ventina di centimetri, con la parte superiore un po’ più spessa; con voce tremolante esclamò, emozionato:
“
Il quarto chiodo della croce di Cristo! Valore € 3.000,00”.
“
Primo chiodo per una mano – pensò il meccanico –
secondo chiodo per l’altra mano, terzo chiodo per i due piedi, ma dai…”.
“
Ma quale quarto chiodo?” sbottò allora, risentito.
“
Sì, il quarto chiodo, ritrovato accanto ai Manoscritti biblici di Qumran, verso la metà del secolo scorso vicino a Gerico, nella depressione del Mar Morto. In quel tempo i chiodi per l’impiccagione erano venduti in ‘parure’ di quattro pezzi, uno era sempre di scorta, e questo è l’esemplare avanzato!”
Poi cavò dalla tasca una banconota da cinquecento euro che gli mise sotto il naso, guardandolo fisso negli occhi:
“
Ecco qua, totale € 3.780,00 . Allora, va bene così?”, pur consapevole di regalargli ancora duecento euro come minimo.
Giorgio “Splendor” Tacconì incassò, pure lui, con estrema eleganza e sospirò:
“
D’accordo, le farò recapitare la nota di accredito…”, si fece portare la fattura dall’impiegata, che in quest’occasione era meno sensuale del solito, la riconsegnò al cliente dopo averla timbrata con la dicitura ‘PAGATO’e per rimarcare la sua supposta superiorità, aggiunse:
“Andiamo, le offro un aperitivo al bar qui vicino”.
“Amilcare, due prosecchini”.
L’attempato barista, proprietario del locale, li servì accompagnandoli con un vassoio sul quale erano appoggiate due tartine: una ricoperta di una salsa bianca e qualcosa di arancio-rosa, presumibilmente salmone, e l’altra con delle piccolissime sfere di colore nero (forse caviale?).
Bevvero, mangiarono i tramezzini, poco più che passabili, e si alzarono per andarsene.
“Quant’è?”, chiese il meccanico.
“Trenta euro”, rispose il barista, e per evitare le eventuali rimostranze, proseguì:
“
Sapete, utilizzo soltanto salmone Balik Classic di primissima qualità e pregiatissimo caviale prodotto dallo Storione Beluga del Mar Caspio…” mentre, in realtà, Amilcare aveva acquistato al vicino discount, proprio quel mattino, un pacco di salmone da diciotto euro al chilogrammo e un vasetto di uova di lompo a cinque euro.
“Splendor”, dopo aver infilato la mano nella tasca della giacca, rovistò tra gli innumerevoli bigliettini che a tempo perso compilava personalmente, badando bene, però, di cambiare ogni volta lo stile di scrittura:
“
Oh, eccolo – esclamò mostrandolo al barista, dopo averlo dispiegato –
‘Cristina Plevani’, l’autografo della vincitrice del ‘Grande Fratello’, prima edizione. Me l’ha fatto quando ha portato la macchina nella mia officina. Vale 20 euro!”, e poi aggiunse una banconota da dieci euro:
“
Va bene Amilcare?”.
Anche l’anziano barman incassò con grande classe, perfetto e consumato attore, protagonista insieme agli altri personaggi di un teatrino senza fine:
“
Va bene, Splendor, va bene …”, e salutò il titolare dell’omonima autofficina il quale, insieme al suo cliente, si alzò per uscire, mentre gli sussurrava a bassa voce:
“Eh, siamo due brave persone noi, no?”.
“Si, si – gli rispose Gedeone Fulgenzi, congedandosi –
siamo proprio due brave persone, noi…”.