La zona artigianale non decolla

A Casto e frazioni, è pronta la zona artigianale della Bignottina che porterà via i «füsinet» dal centro abitato, dando ai cittadini più vivibilità e alle aziende maggior spazio per crescere. Ma la crisi frena le ricollocazioni.

Le cinque aziende di Briale, Comero e Famea che vorrebbero uscire dal centro abitato per avere maggior spazio e respiro sia per sé che per i cittadini, si occupano soprattutto di casalinghi e maniglie, due settori in grossa difficoltà a causa dell’aggressione da parte della Cina in particolare.

Per questo, pur con un’area ormai completata ed urbanizzata dove rimane solo da realizzare il puro capannone, le aziende si sono prese un momento di pausa e di riflessione, in attesa che la situazione economica del settore possa migliorare.

Nubi quindi, se non nere, di certo grigie sull’economia castense, da quasi 40 anni all’apice dei valori produttivi non solo provinciali ma anche nazionali nel comparto della lavorazione dei metalli.

La zona artigianale della Bignottina, un Pil da circa 50.000 metri quadrati complessivi di area di proprietà comunale, per 22.100 metri di capannoni, divisi in 5 lotti, ormai pronta e con le valigie in mano, non riesce quindi a partire, e per ora i 5 «füsinet», per un totale di un centinaio di addetti, restano ancora nel centro delle frazioni alte, anche se il loro sogno è spostarsi in periferia, ad un paio di kilometri di distanza dalle case.

Casto mantiene ancora un rapporto residenti-lavoratori molto elevato, ma rallenta. E tanta manodopera, prima raccolta a Casto e nei paesi vicini, oggi arriva soprattutto dall’Africa e dai paesi dell’Est.

Sono ancora circa un centinaio le aziende che, su un territorio di 21 km. quadrati, producono. «Ma - spiega il vicesindaco Francesco Franzoni - ultimamente si fatica a crescere».
Il triplice obiettivo che il Comune si era posto (l’uscita delle aziende dall’abitato delle frazioni alte per renderle più vivibili, il maggior spazio a disposizione delle aziende per crescere, i benefici economici per il Comune) per ora resta al palo, pur con un occhio non del tutto negativo rivolto al futuro.

Anche la fase successiva, quella del recupero dei centri storici, a quel punto liberi da aziende, già prevista, non può attuarsi più di tanto:«Casto è si realtà dall’alto valore imprenditoriale, ma - conclude Franzoni - avverte segnali di crisi economica.

Massimo Pasinetti
da Bresciaoggi

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