Nella notte di San Silvestro di cento anni fa un uomo vibrò una coltellata ad un compaesano a causa della gelosia: una discussione divenne dramma.
Fu un eccesso di gelosia. Una gelosia tremenda, evidentemente resa più accesa dal vino, dal clima di festa e di promiscuità .
«Capo d’anno tragico a Serle, un uomo accoltellato». Questo il titolo che il quotidiano «La provincia di Brescia» del 3 gennaio 1908 assegnò a una drammatica notizia giunta in redazione.
«L’altra sera verso le ore sette - scriveva il cronista - alla frazione Sorlandina di Serle un fatto sanguinoso gettò la costernazione in due famiglie, una delle quali deve piangere un morto, e l’altra si è vista coprire d’onta dall’atto malvagio commesso da uno dei suoi membri. Ecco come avvenne il fatto. In una stalla erano riunite diverse persone, tra le quali un certo Santo Benedetti e Zanetti Francesco, le quali conversavano tra loro; nella brigata che s’era unita per passare allegramente la sera di capodanno aveva regnato sempre la più schietta allegria, e la conversazione era stata sempre animata, interrotta tratto tratto da alcuni frizzi lanciati dai giovani e dalle gioconde risate delle donne, e nulla faceva supporre che un fatto tragico sarebbe avvenuto e avrebbe bruscamente e dolorosamente troncate le risa e le allegre chiacchiere.
Purtroppo, invece, ad un tratto, per un nonnulla, tra lo stupore generale, Benedetti si era avvicinato allo Zanetti e lo aveva schiaffeggiato; causa di ciò, il semplice fatto di avere lo Zanetti stesso domandato a certa Sarsoli Anna il nome di una bambina che essa teneva in braccio. Il Benedetti aveva risposto in modo brusco allo Zanetti che pensasse ad informarsi presso quelli della sua contrada, e lo aveva, come dicevamo, percosso.
Avvenne una collutazione durante la quale i presenti cercarono di interporsi per riappacificare i due rissanti, ma ad un tratto il Benedetti estrasse un coltello, e menò al suo avversario un terribile colpo al ventre, facendolo cadere morto al suolo.
Alle grida disperate delle donne accorsero numerosi vicini, i quali cercarono di portare inutilmente soccorso al ferito, mentre l’assassino si dileguava nel buio della notte. Vennero tosto avvertiti i carabinieri della stazione di Rezzato, i quali si recarono prontamente sul luogo e alla mattina telegrafarono la notizia alla nostra Procura del Re. Per Serle partiva subito il cancelliere istruttore capo dott. Mazzardi col cancelliere Bertacchini, per modo che non si conoscono ancora con precisione le cause del triste fatto». Nei giorni successivi venne eseguita l’autopsia. Il medico stabilì che la morte era stata provocata della recisione di un’arteria. Frattanto si facevano più chiari i contorni della vicenda. La reazione dell’assassino era stata provocata da motivi di gelosia. Benedetti, dopo l’omicidio, aveva vagato per le montagne.
Poi aveva deciso di costituirsi ed era stato portato in carcere che, a quei tempi, si trovava in Broletto.
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