I mercati valsabbini
di Giancarlo Marchesi
Storicamente i mercati hanno avuto un’importanza decisiva nella vita economica della nostra montagna
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I raduni d’affari che periodicamente si svolgevano nei maggiori centri delle valli Canonica, Trompia e Sabbia hanno fornito un serio impulso all’apertura del sistema economico delle terre alte bresciane al mondo esterno, alle correnti di traffico di ampio raggio, alla rete dell’economia monetaria. La possibilità di effettuare scambi commercialmente vantaggiosi, attirava nelle nostre aspre vallate un elevato numero di persone e di mercanzie provenienti, in particolare, dal Trentino, dal Mantovano e dall’area veneta.
In età moderna l’economia della montagna bresciana era formata da tante piccole e piccolissime realtà artigianali che provvedevano alla realizzazione di beni, non solo per una clientela del luogo, della quale era facile conoscere i gusti e determinare i fabbisogni, ma producevano soprattutto per soddisfare le commesse di commercianti all’ingrosso, provenienti da altre regioni della Penisola. Questi grossi mercanti, che potevano contare su un attivo e intenso traffico commerciale, frequentavano con assiduità gli appuntamenti mercantili di Nozza, Pisogne e Tavernole, dove batteva il «cuore» economico della montana bresciana. La produzione dei nostri artigiani doveva quindi tenere conto, nello stesso tempo, dei gusti e delle esigenze di più aree e di una vasta clientela, per potersi assicurare nuovi e più importanti ordinativi.
Tuttavia non si può nascondere che i mercati valsabbini non erano da paragonare a quelli dei maggiori centri del Veronese o del Piacentino, ma è indubbio che gli appuntamenti commerciali sabbini svolsero assai bene l'importante funzione di supporto e di stimolo all'attività manifatturiera locale. I centri più attivi della rete mercantile valligiana furono borghi di modesta entità demografica, poiché l’importanza di un mercato era indipendente da quella del luogo in cui era stato fondato. In particolare, le località di Pregatine e Nozza erano i punti dove periodicamente si riunivano clienti e mercanti venuti da lontano. In questi nuclei, elementi di natura geografica avevano creato le condizioni favorevoli per un incontro di correnti diverse di traffico: si trattava di località che registravano una bassa densità di popolazione locale, ma erano poste in prossimità di importanti nodi stradali, che determinarono la fortuna di tali piazze mercantili.
A Pregastine, per esempio, confluivano le strade che giungevano da Bione e Sabbio Chiese, e quella che, proveniente dal passo di S. Eusebio, collegava la Valle Sabbia alla città di Brescia. In questa località, il mercato aveva una frequenza mensile e durava due giorni. Vi si commerciavano prodotti caseari, manufatti dell'artigianato locale, in particolare badili, zappe e panni di lana grossa.
Il mercato che si svolgeva a Nozza, grazie al percorso che lo collegava ai comuni del Savallese, era in rapporto con la rete mercantile triumplina costituita dalle piazze di Bovegno, Gardone e Tavernole. Ma anche la zona della Riviera gardesana vantava stretti legami commerciali con il mercato di Nozza, come, del resto, il grosso borgo di Gavardo e i comuni montani della Pertica. Di più. Sempre da Nozza aveva inizio il passaggio che conduceva al territorio di Trento, ai centri commerciali di Storo e di Pieve di Bono, nella zona delle basse Giudicarie. In aggiunta tradizionale al traffico delle produzioni agricole di montagna (formaggio, castagne) e dei manufatti in ferro (vanghe, zappe, badili) la caratteristica principale di questa piazza fu lo scambio del bestiame fra i monti e la pianura: al periodico appuntamento di Nozza i commercianti trentini trovavano sbocchi permanenti per le pregiate vacche della Val Rendena, che da Nozza venivano avviate verso numerose realtà agricole della ricca Pianura padana. Da Nozza i mercati atesini importavano il grano, gli oggetti di uso domestico e soprattutto gli attrezzi agricoli.
Senza dubbio i mercati valsabbini effettuarono i loro scambi più intensi con l'area trentina, in quanto gli operatori economici delle valli Giudicarie reputavano più conveniente il commercio con la provincia bresciana che con l’area di Trento. Fino alla prima guerra mondiale, i passaggi di merce erano certamente favoriti anche dalla pratica del contrabbando, con la quale si cercava di raggiungere i mercati di smercio eludendo il vicino confine del Caffaro. Le autorità di Trento e del Bresciano, consapevoli di ciò, emanarono in diversi periodi provvedimenti che assicuravano esenzioni alle merci in entrata ed uscita dalle valli dirette alle numerose fiere sia bresciane che tridentine.
Secondo Ugo Vaglia, che realizzò un approfondito studio sui mercati della valle Sabbia, molti furono i gruppi familiari di mercanti che da più parti presero residenza nei centri commerciali valligiani. Lo storico ricorda, ad esempio, la famiglia Grandini, che da Roncone si trasferì a Nozza nel 1575; i Calzoni, cha nel 1601 si portarono da Salò a Vestone; i Betta giunti dal Cavalese a Nozza nel 1673; la famiglia Facchinetti, che passò da Lodrino a Vestone.
A testimonianza della fortuna che in passato arrise al mercato di Nozza, nella chiesetta di S. Stefano, in località Rocca, si trovava un affresco del 1492 che, con immagini vivaci, raffigurava il tradizionale appuntamento commerciale. Purtroppo tale opera, che ci parlava del commercio di un tempo, è andata irrimediabilmente perduta con i restauri del 1931.
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