28 Maggio 2015, 07.19
Quaderni di Cinema

Matteo Garrone e il suo Racconto dei Racconti

di Nicola 'nimi' Cargnoni

Ispirandosi a una raccolta di fiabe del XVII secolo, il regista romano si impegna in un lavoro che ha il merito della novità nel panorama cinematografico italiano


Utilizzare il termine “Fantasy” per classificare il nuovo film di Matteo Garrone potrebbe essere un’operazione rischiosa e fuorviante, non fosse altro che il film deriva da una raccolta di fiabe scritte tra il 1634 e il 1636 dallo scrittore Giambattista Basile, proveniente dall’ambiente barocco napoletano.
Inoltre occorre non dimenticare di riconoscere a Garrone il merito di essere tra i registi italiani che, negli ultimi anni, hanno saputo sperimentare e che si sono maggiormente messi in discussione.

L’autore del trittico «L’imbalsamatore», «Primo amore» e «Gomorra» era tornato nel 2012 con un altro film che a suo modo poteva essere considerato una fiaba: «Reality», la storia (apparentemente fuori tempo massimo) di un napoletano, padre di famiglia, disposto a fare carte false pur di partecipare al Grande Fratello. In quest’ottica non risulta affatto incoerente la scelta di realizzare un film in costume, affidandosi a un cast internazionale di star affermate.

Si parte dall’opera «Lo cunto de li cunti»
, da cui Garrone trae tre fiabe che fanno da spunto all’impianto filmico del suo lavoro: la storia di una regina che vuole a tutti i costi mettere al mondo un figlio; quella di due sorelle, decrepite e brutte, che cercano l’escamotage per approfittare del proprio re, un assatanato libidinoso; e la storia di un re vedovo, che indice un torneo, apparentemente impossibile da vincere, per cedere in sposa la figlia, nella speranza che questa non abbandoni mai le mura del castello.

Il filo conduttore di tutta la narrazione è l’egoismo, sentimento che spesso anima i legami amorosi e che soffoca i sentimenti di affetto.
Lo si evince dall’incantesimo grazie al quale la regina riesce a rimanere incinta, anche a costo di sacrificare la vita del marito; non di meno, l’egoismo anima il sovrano che non vorrebbe mai lasciare andare via la figlia, così come le due sorelle che si contendono i favori del re; senza mai tradire l’andamento episodico del film, che non si compone di tre momenti separati ma che, in fase di montaggio, ha preso forma grazie all’alternanza delle storie stesse.

Fare una sinossi di «Il Racconto dei Racconti»
significherebbe svelarne troppi aspetti, anche perché si tratta di un film strutturato su immagini forti, potenti, evocative, trattandosi anche di storie senza una trama vera e propria, ma che si legano tra loro, che si sfiorano e si citano, pur restando tre trame indipendenti l’una dall’altra nel loro evolversi, mantenendo in comune l’idea di “inseparabilità” che intercorre tra il figlio della regina e il suo gemello più povero (anch’egli effetto dell’incantesimo), così come tra le due sorelle e il sovrano e sua figlia; non di meno occorre sottolineare il ruolo che le donne giocano all’interno dell’intreccio, muovendone i fili e assumendo la posizione di protagoniste principali.

Mescolando le varie tinte a disposizione, Garrone disegna un affresco dentro al quale si mescolano più elementi: si va dal grottesco allo storico, passando per l’orrifico, il surreale, il fiabesco, il melodrammatico, la farsa e l’incanto. In un caleidoscopio di immagini e colori, calato in ambientazioni fortemente evocative, il film di Garrone riprende alcuni temi cari all’autore, tra cui le metamorfosi corporali («Primo amore» e «L’imbalsamatore» sono stati dei capolavori in questo senso) e lo strazio che l’inganno provoca nei rapporti tra protagonisti e comprimari (occorre citare «Reality»).

Le location utilizzate da Garrone sono molteplici, ma tutte rigorosamente in Italia.
Nonostante la produzione e il cast internazionali, il regista ha saputo sfruttare al meglio ciò che il nostro territorio offre.
Le riprese sono state effettuate utilizzando gole naturali, gravine e grotte in Toscana, Puglia e Sicilia; mentre per i castelli la scelta è caduta sul Castello di Sammezzano di Reggello, su Castel del Monte, su quello di Gioia del Colle, sul castello di Donnafugata in Sicilia e sul bellissimo castello di Roccascalegna in Abruzzo.

Una menzione di merito va ai costumi, oltre alla rielaborazione pressoché perfetta delle ambientazioni che mantengono in maniera fedele l’aspetto storico medievale, ma che si prestano ampiamente alle parentesi dove la realtà storica è fortemente contaminata dall’elemento fantasioso e surreale del Racconto.
È in questi casi che Garrone non manca di venir meno alla sua fama di “regista pittorico”, regalando allo spettatore veri e propri quadri dipinti con maestria, grazie anche alle interpretazioni di un cast che, tra gli altri, può annoverare i nomi di Salma Hayek, Vincent Cassel e Toby Jones.

L’alternanza degli episodi,
il loro incrociarsi e la circolarità della trama, però, rendono «Il Racconto dei Racconti » un film che, alla fine, lascia la sensazione di non essere del tutto risolto. Va detto che lo spessore raggiunto dalla struttura e dalle immagini permane notevole, ma all’uscita dalla sala resta quella sensazione di un’occasione mancata o, meglio, di un mancato capolavoro.

Ciò non toglie che l’ultimo film di Garrone abbia tutti i crismi per meritare di essere visto
, a dispetto di alcune critiche ingenerose che accusano «Il Racconto dei Racconti» di essere un’opera ruffiana e che punta al botteghino.
Niente di più falso, perché il film di Garrone è davvero lontano dal genere cine-comics, dalla fiaba Disney o da quel fantasy in stile «Signore degli anelli», che davvero punta più all’incasso che a lasciare un messaggio di fondo.

Non bisogna farsi ingannare dall’uso dei costumi o dal tono fiabesco, perché il «Racconto» si inserisce bene nel percorso autoriale di Garrone, toccando tematiche delicate, offrendo metafore più o meno interpretabili, lasciando molti spunti di riflessione, elaborando un’analisi sulla natura dell’amore e interrogandosi su cosa si chiede al cinema.
E Garrone, al cinema, chiede la possibilità di sperimentare, provare e, talvolta, anche spiazzare.
Riuscendoci.

Valutazione: ***½.

Nicola ‘nimi’ Cargnoni

In uscita giovedì 21 maggio
(da segnalare): Youth.
In uscita giovedì 28 maggio (da segnalare): Il regno dei sogni e della follia, Louisiana, The tribe.
Già nelle sale (da segnalare): Il Racconto dei Racconti, Calvario, Nomi e cognomi, Leviathan, Forza Maggiore, Child 44, Samba.

Per conoscere la programmazione della provincia:
1.    Andare su http://www.mymovies.it/cinema/brescia/
2.    Appare la lista dei film presenti in città e provincia.
3.    Per ogni film è segnalato il paese o il cinema in cui lo si può trovare.


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