07 Maggio 2015, 16.31
Preseglie Valsabbia
Personaggi

Renzo e il rame

di enneci

Come gli elefanti in Africa, così a Pregastine, ci sono mestieri antichi a rischio di estinzione..


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Come gli elefanti in Africa. Ci sono mestieri antichi a rischio di estinzione.
Questa è la storia, emblematica quanto comune a non molte altre sotto questi cieli, di un’arte del saper fare ormai rara. E di uno degli artigiani che la mantengono viva. Con passione autentica.

Il racconto parte da una semplice osservazione.
Basta pensare a quando si guarda una casa. Lo si fa distrattamente. Non ci si sofferma mai sui dettagli.
Forse, avessimo più tempo, basterebbe alzare gli occhi al… cielo. O magari un poco più in basso.
Potreste avere sorprese “artistiche” con un’occhiata ai tetti.

Così accade quando lo sguardo finisce sui lavori che sono frutto delle mani, appassionate quanto esperte, di Renzo Bonomi.
Che è lattoniere con bottega a Pregastine.
I suoi comignoli in rame vengono da lontano, combinato disposto di tradizione familiare e di vocazione per il Mestiere, con la “M” maiuscola. Quando la bottega del padre, lattoniere a sua volta, era un sorta di fantastico “parco giochi” in cui le mani davano forma alla materia.

Da qui la passione per il lavoro di una vita.
Che è quello di modellare il “suo” materiale” d’elezione con vena artistica. E’ il rame, definito oggi oro rosso per la quotazione sui mercati. Lui lo definisce “il più povero tra i metalli nobili”.

La scintilla scoccò quindici anni orsono per merito di una richiesta inconsueta.
La commissione giungeva dalla Parrocchia di Treviso Bresciano. Che richiedeva una cupola per il fonte battesimale. Il parroco del tempo ne parlò con un amico in comune e Renzo fu presto chiamato in causa. Per chi volesse vedere l’opera prima l’indirizzo è semplice: la chiesa di Treviso Bresciano.

Da una cupola ai lavori più elaborati il passo è breve.
Ma è altrettanto presente il bisogno di migliorare per poter dare fisicità a quello che “passa per la mente”. Nel corso degli anni la ricerca di un Maestro, sempre con la “M” maiuscola, da cui attingere a piene mani si è rivelata infruttuosa.
Fino a due anni fa quando Renzo ha scoperto, quasi per caso, la Scuola d’arti e mestieri “Francesco Ricchino” di Rovato. Dove dal 1876 vengono insegnate arti e mestieri che rischiano di non essere più .
Con modi e strumenti di un tempo, quando un pezzo di rame se veniva definito “battuto” era perché un artigiano lo aveva martellato fino ad ottenere la forma voluta.

L’incontro, in cui la sorte ha messo lo zampino, con un compagno di scuola delle Superiori ha così prodotto il risultato di far partire una nuova avventura.
Renzo e la Scuola di cui fa parte sono infatti impegnati nel restauro di una statua di rame cui la Storia non fa difetto.
Si tratta di un San Rocco a grandezza naturale, uscito dalla bottega di un artigiano del Seicento. Fra il 1605 e il 1628, dicono gli esperti.

Collocata sulla cupola del tempietto del Lazzaretto di Verona, che ospitò i malati dell’epidemia del 1630, portata tra l’altro da un soldato bresciano, Francesco Civolini.
Così, almeno, dicono le cronache del tempo.
Trasformato poi in deposito di esplosivi e distrutto quasi completamente da un’esplosione nel corso della seconda guerra mondiale, del Lazzaretto sono sopravvissuti pochi resti.

La statua del santo protettore degli appestati
è stata dimenticata per anni nell’impossibilità temporanea di provvedere al restauro.
Condizioni che si sono concretizzate invece negli ultimi tempi con l’inevitabile coinvolgimento della Scuola rovatese di arti e mestieri.

I lavori sono tuttora in corso d’opera, nella speranza di poter collocare la statua in un museo.
Questa la storia dell’artigiano, dell’arte e del rame. Parafrasando le parole di Renzo: la nobiltà nella “povertà”.




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