25 Aprile 2015, 17.47
Valsabbia
Briciole di Cultura

In memoria della maestrina di Presegno

di Alfredo Bonomi

Cara Santa, hai sempre privilegiato l’essenzialità dei sentimenti e dei fatti, lontana da ogni veste retorica, e per questo ho deciso di rivolgermi direttamente a te, senza enfasi, così, semplicemente come si parla ad una persona cara ed importante...


Oggi, 25 Aprile, a settant'anni dalla Liberazione, abbiamo deciso di pubblicare il commato a Santa Dusi, pronunciato da Alfredo Bonimi nella chiesa di San Paolo a Brescia lo scorso 24 gennaio.

Cara Santa,
hai sempre privilegiato l’essenzialità dei sentimenti e dei fatti, lontana da ogni veste retorica, e per questo ho deciso di rivolgermi direttamente a te, senza enfasi, così, semplicemente come si parla ad una persona cara ed importante.

Il labaro delle Fiamme Verdi, che ti è vicino, testimonia prima di tutto il tuo impegno speso a rischio della vita con limpidezza e tenacia per concorrere a costruire, dopo gli anni oscuri del fascismo, una società più giusta, dove il metro fondamentale per misurare il grado di civiltà fosse la libertà, amata, cercata e pazientemente coltivata.

È stato portato qui anche per rammentarti l’affetto di quei pochissimi ancora vivi delle Fiamme Verdi che hanno con te condiviso quel progetto vitale ed ideale che ha permesso, dopo l’immane disastro della guerra ed il soffocamento dei valori democratici, la nascita dello Stato Repubblicano ancorato alla Carta Costituzionale.
Questa è ancora l’indiscusso punto di riferimento per i molti che considerano quei valori, per i quali tu e gli altri partigiani avete lottato e sofferto, inalienabili.

Il labaro ci ricorda pure i moltissimi che, come te, hanno lasciato gli orizzonti di questa terra ed ora vivono nello spirito.

Idealmente sono tutti presenti in questa chiesa abbracciandoti ed accettandoti nella loro attuale dimensione.
A noi, che non abbiamo vissuto il periodo resistenziale, ricordano che vi siamo debitori della democrazia, un bene fondamentale che richiama tutta la sua consistenza quando è soffocato e che è spesso maltrattato quando se ne godono i suoi frutti.
Sei stata uno degli esempi più luminosi di quella Resistenza al femminile che è stata composta da tante perle umane che hanno brillato per la loro sfolgorante luce ideale.

Tu ci richiami le donne valsabbine e le molte altre dei diversi luoghi d’Italia, delle città, delle pianure, delle colline, delle valli e delle montagne, che hanno unito la poliedrica sensibilità femminile alla ferma determinazione all’azione.
Il rischio non ha fiaccato queste testimonianze, anzi le ha rese più coraggiose, più ferme nella determinazione di contribuire a mutare una situazione intollerabile.

In te l’amore per la libertà non è stato un motivo letterario, un po’ romantico, ma l’attitudine connaturale ad una visione della società dove dominano la dimensione democratica e l’uguaglianza dei cittadini.
La fierezza del tuo carattere, fatto di concretezza e di non molte parole, richiama quel paesaggio della Pertica, un po’ aspro ma di bellezza maestosa, che ti ha visto crescere.

Il piccolo borgo di Forno d’Ono lambito dai torrenti che, per secoli, hanno mosso i magli delle fucine creando un discreto benessere, lo sfondo della Corna Blacca, regina frastagliata ed elegante delle montagne valsabbine che ha ospitato i primi raduni dei Ribelli per amore, l’atavica attitudine di quelle popolazioni a regolarsi la vita delle comunità locali, la saggia semplicità dei tuoi genitori, hanno certamente influito sulla tua visione della vita fatta di decoro e di valori democratici.

Hai avvertito presto la discrepanza tra le esigenze vere delle persone e la volgarità antidemocratica di un regime.
Giovane maestra in quel lembo di paradiso ambientale, che è Presegno, sei venuta a contatto con quei giovani ribelli che dalle montagne progettavano la riscossa.
Hai intuito che la dignità delle persone andava riconquistata e che era giusto lottare per questo.
Hai incontrato Ennio, un giovane nel quale la bellezza fisica e la forza del carattere si abbracciavano per formare un personaggio affascinante.

Il Comandante Toni della Brigata Giacomo Perlasca, punto di sintesi organizzativa e strategica di un disegno fatto di sacrifici, di azioni e di dibattiti tesi all’unico fine di collaborare a creare una nuova Italia più giusta, ha poi condiviso con te la forza dell’amore sfociata nel matrimonio ed in una bella famiglia.

Il vostro matrimonio, celebrato il 21 gennaio del 1945 in modo furtivo nella chiesa di Presegno, con la danza del bianco della neve e dello sguardo della luna, richiama quello progettato da Renzo e Lucia di manzoniana memoria. Ha assunto l’alone di un’intensa poesia per dirci che gli affetti, nella loro intensità, si mostrano ancora più forti ed attraenti nei momenti difficili.

E non può essere che così perché la forza dell’amore supera ogni difficoltà ed ogni accidente della vita. E certamente c’è una regia d’amore nel fatto che hai chiuso gli occhi alla vita proprio nell’anniversario del tuo matrimonio.
Manzoni descrive l’intenso e tenero amore di due giovani angustiati dalla protervia dei potenti; tu e Toni avete rafforzato le idealità dei combattenti per la libertà con la forza del vostro amore.

È pensando alla poeticità della tua vita e di quella di Ennio che mi risulta facile continuare questo colloquio.
La Resistenza ti ha segnato la vita e ti ha molto arricchita nello spirito e, per questo, sino ad oggi, hai potuto valutare meglio gli avvenimenti con occhio vigile ed attento.
Arrestata, portata all’albergo Milano di Idro e poi nelle carceri di Brescia, minacciata, percossa violentemente a più riprese, non hai parlato preservando molti dal rischio della cattura.
Hai mostrato tutto il tuo carattere, robusto come le nostre montagne, e una forza ancora più grande, quella di credere in valori per te fondamentali.

Quando, liberata, sei tornata a Forno d’Ono il parroco ha fatto suonare le campane come si fa per le feste grandi. Questo a significare il vero sentire delle piccole comunità della montagna di fronte alle tristi vicende di quel periodo.
So che tu non ami le troppe parole; permettimi però di dirti che il tuo concreto agire, mosso da valori resistenziali contro la violenza e la mancanza di rispetto della dignità della persona, è stato un luminoso esempio che si è affiancato alla testimonianza ed alla grandezza di tante donne bresciane resistenti, non adeguatamente ricordate dalla storia, che sono state un anello fondamentale silenzioso ed operoso della Resistenza.

Dopo la guerra, con l’Italia Repubblicana, hai proseguito il tuo percorso umano, qualche volta interrogandoti per renderti conto se i valori, per i quali avevi sofferto, fossero veramente attuati e rispettati ed hai incontrato qualche boccone amaro.
Non ti sei persa d’animo.

Insieme al tuo Toni, hai intensificato la presenza nelle scuole. Avete raccontato la vostra esperienza resistenziale. Posso assicurarti, per essere stato spesso presente, che lo avete fatto con fascino, coinvolgendo intensamente gli studenti.
Hai parlato a molte scolaresche e ripetutamente all’Istituto Giacomo Perlasca di Idro, senza enfasi, sottolineando che la tua azione era mossa unicamente da quell’amore per la libertà, che è il motore più forte dell’animo, e dalla visione democratica della società.
Cara Santa, un dato è certo: ci lasci un insegnamento ed un dono prezioso che rimarranno nel cuore di tanti.

Ecco, sono poche parole, per dirti che il tuo commiato fisico non ci priva della tua presenza spirituale e per esprimerti quell’affetto intenso che si riserva alle persone che hanno speso bene la loro vita lasciando un segno agli altri.
È questo segno di luce civile e spirituale, che ci rimane lasciando questa chiesa, e che illuminerà a lungo i tuoi cari perché avvertiranno il calore dell’amore della mamma e della nonna, unitamente a quello delle idee che hai donato loro.

Brescia, 24 Gennaio 2015
Chiesa di S. Polo
Alfredo Bonomi



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